Decreto Cessioni: uno shock per l'edilizia, i meccanismi vanno rivisti ma non eliminati
Il commento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: incentivi hanno sostenuto l'economia e sono necessari per la transizione ecologica
Le conseguenze del Decreto Cessioni rischiano di essere gravi, con uno shock di notevoli proporzioni per il settore dell’edilizia, ambito in cui il meccanismo della cessione del credito d’imposta è stato fortemente utilizzato negli ultimi due anni e mezzo, nonostante tutte le difficoltà del caso derivanti da conti nui cambi normativi. Non ultimo quello appena approvato, che sancisce lo stop all'utilizzo delle opzioni previste dall'art. 121 del Decreto Rilancio in luogo delle detrazioni fiscali, ovvero lo sconto in fattura e la cessione del credito.
Decreto Cessioni, il CNI: uno shock per il settore dell'edilizia
In tal senso, esprime molto più che preoccupazione il comunicato del Consiglio Nazionale degli Ingegneri a commento delle disposizioni del D.L. n. 11/2023, tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati.
Come spiega il presidente del CNI, Angelo Domenico Perrini, “la bolla rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine a d uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid”.
E se da una parte le ragioni e le preoccupazioni del Governo vanno ascoltate e condivise, secondo Perrini andrebbero ulteriormente motivate e corroborate con dati più analitici per consentire a tutti di trovare una ragionevole soluzione al problema. Sul punto, il presidente di CNI ricorda come i bonus hanno generato una giacenza di crediti fiscali di 110 miliardi di euro legati ad attività edili e che mai il Governo ha indicato con chiarezza la stima del gettito fiscale derivante almeno dalle centinaia di migliaia di cantieri che in questi due anni hanno lavorato con i Superbonus, salvo riportare alcuni dati di difficile interpretazione nei documenti tecnici di accompagnamento alla Nadef 2022.
“I 110 miliardi di euro sono una cifra molto consistente in termini di disavanzo. È però, veramente difficile non pensare che almeno una parte di questa spesa non sia stata compensata dal gettito fiscale derivante dalle opere realizzate. Nel 2021 e nel 2022 l’incremento del gettito fiscale è stato di poco superiore al 10%. Nel periodo pre-Covid l’incremento delle entrate fiscali si attestava all’1,7%. Qualcosa negli ultimi due anni sarà successo ed un certo contributo all’incremento delle entrate tributarie sarà stato dato anche dai consistenti livelli di spesa per la ristrutturazione profonda degli edifici”.
Non solo: per Perrini è altrettanto difficile non ritenere che i 62,4 miliardi di euro investiti, tra agosto 2020 e dicembre 2022, per il solo Superbonus 110%, pur con tutti i limiti e le criticità del caso, non abbiano generato effetti espansivi sull’economia nazionale sia in termini di incremento della produzione che in termini occupazionali. Per altro, le operazioni sospette sui Superbonus sono risultate estremamente ridotte: “Pur riaffermando che le violazioni di legge e i reati fiscali devono essere stroncati sul nascere e devono essere prevenuti, un sistema come quello dei bonus edilizi non può essere smontato sulla base di sospetti”.
Perrini (CNI): rivedere i meccanismi dei bonus fiscali ma non eliminarli
La cesura netta posta dal D.L. n. 11/2023 serve solo a creare ulteriore confusione, secondo Perrini, che rilancia con una riflessione: “Sui bonus per l’edilizia serve capacità di visione ed un piano organico e dettagliato anche in previsione degli obblighi che scatteranno con la Direttiva EPDB sull’efficientamento energetico degli edifici. Il Governo blocca repentinamente il meccanismo della cessione del credito d’imposta e dello sconto in fattura perché le giacenze dei crediti in edilizia ha generato un disavanzo ritenuto incontrollabile. La preoccupazione è condivisibile ma la strada per non fare scoppiare una bolla non è quella di guardare solo alle spese dello Stato ma di guardare anche ai ricavi ed agli effetti espansivi generati dal gettito fiscale e dagli incrementi di produzione”.
E ricordando la necessità di una riforma radicale del sistema dei bonus, fa un appello alla ragionevolezza di tutti, Istituzioni e operatori, per trovare una soluzione che porti gradualmente ad una rimodulazione dei meccanismi (fiscali e non) che sostengano un piano di ristrutturazione profonda degli edifici. Conclude Perrini: “Ricordiamo che i meccanismi azzerati ora dal Governo, a breve dovranno comunque essere riattivati per fare fronte agli obblighi che verranno imposti dalla Direttiva EPDB. Si tratta peraltro di soluzioni che il Governo da solo, senza confrontarsi con le strutture di rappresentanza di coloro che nei cantieri hanno lavorato, non è in grado di attivare.”