Decreto Cessioni: una nuova vittima dopo il Superbonus
L'ex ministro Stefano Patuanelli sul blocco delle opzioni previste dall'art. 121 del Decreto Rilancio: ucciso anche il mercato dei crediti fiscali
Una vera e propria carneficina, quella a cui si sta assistendo in questi mesi, prima con le numerose modifiche normative al Superbonus 110% che hanno ridotto e compresso la misura, adesso con l’eliminazione del mercato dei crediti fiscali.
Decreto Cessioni: tutte le conseguenze sul mercato dei crediti
A dare questa definizione è il senatore Stefano Patuanelli in un lungo post, sottolineando le pesanti ripercussioni che il tessuto economico subirà e di cui il Governo non sembra rendersi pienamente conto.
Spiega Patuanelli che lo stop operato con il D.L. n. 11/2023, il governo ha assestato di fatto un colpo mortale a tutti i bonus edilizi, incentivando molto meno famiglie e condomini ad effettuare interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio e di efficientamento energetico. Il che si tradurrà in meno lavori, meno occupazione e meno cantieri, senza per altro contare i crediti ancora oggi incagliati, mettendo a rischio oltre 100mila posti di lavoro.
Difficile comprendere le motivazioni alla base della scelta dell’esecutivo: c’è chi parla di pressioni da parte dell’Europa stessa, con il timore che la circolazione di crediti possa trasformarsi in una vera e propria moneta fiscale, soprattutto pensando all’avviso di Eurostat sulla possibile pagabilità dei crediti. Qualora i crediti venissero classificati come pagabili, si genererebbe infatti un disavanzo di bilancio notevole.
Superbonus: troppe colpe ingiuste
Secondo Patuanelli, è necessario provvedere senza gettare tutto alle ortiche e senza creare falsi miti: “Il Superbonus è stato contestato per la spesa eccessiva, 110 miliardi, più di quanto stanziato a copertura. Parlare di coperture è distorsivo. Qualsiasi misura che non ha plafond è basata su ipotesi di spesa, che evidentemente erano sottostimate”.
È necessario però avere anche uno sguardo d'insieme, non considerando solo quanto si è speso, ma anche l'impatto economico che quella spesa ha avuto: per esempio quanto Pil ha prodotto, quanta occupazione ha creato, quanta cassa integrazione ha fatto risparmiare, quanto gettito per l'erario ha garantito etc.
Sul punto l'ex ministro cita i numerosi report e studi a dimostrazione dell’impatto moltiplicatore più alto della spesa effettuata. “I dati Istat mostrano che l'edilizia ha fornito i numeri di crescita straordinari di cui Draghi e altri si sono vantati. Non si può approcciare la questione in un'ottica solo ragionieristica”.
Superbonus assolto anche sul fronte delle frodi fiscali, perché la certificazione delle spese è sempre stata richiesta, dimenticando che molte delle truffe sono nate in seno al Bonus Facciate, privo di massimali di spesa e di qualunque paletto.
E ancora, il problema dell’aliquota: Patuanelli spiega che il Superbonus è nato come acceleratore per l'economia in una difficilissima fase storica, un intervento rapido che adesso va strutturato e non rimosso. Una misura indispensabile e che l’Europa stessa aveva plaudito già all’erogazione della prima tranche di pagamenti del PNRR per l'Italia, ancor di più adesso che con la Direttiva Green verrà imposta una profonda riqualificazione degli immobili.
Infine, un riferimento alle contraddizioni del Governo sull’imposizione di un tetto di reddito della misura: secondo Patuanelli essa dovrebbe democraticamente essere concessa a tutti, proprio per incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio; qualora questo non sia possibile, trova assurdo che venga bloccato proprio il meccanismo della cedibilità, che di fatto è l’unico in grado di rendere accessibile le agevolazioni anche a chi ha minore disponibilità economica.