Riforma Codice dei contratti, Architetti: non si assicura la qualità delle opere
Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori la versione definitiva del nuovo Codice dei contratti non assicura la qualità delle opere
“Il nuovo Codice dei contratti non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Sottovalutando il concorso di progettazione e compiendo, in questo modo, un passo indietro rispetto alla normativa precedente, si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Le criticità, sollevate dal mondo delle professioni tecniche, riguardo a pianificazione, programmazione e progettazione ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Europa. Rispetto, poi, al suo impianto generale stride la mancata coerenza tra i principi espressi nella prima parte del Codice - sicuramente condivisibili - ed i contenuti degli articoli successivi”.
Riforma Codice dei contratti: il commento del CNAPPC
Queste le parole di Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), dopo l'approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministrin. 26 del 28 marzo 2023 della riforma del Codice dei contratti pubblici.
Duro il commento relativo all'utilizzo indiscriminato dell'appalto integrato. Il riferimento è all'art. 44 del nuovo Codice dei contratti che liberalizza l'utilizzo dell'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione dei lavori che viene inibito unicamente per gli appalti di opere di manutenzione ordinaria. In tutti gli altri casi, la stazione appaltante potrà stabilire che il contratto abbia per oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato.
Ricordiamo che sul punto, tra gli emendamenti che erano stati presentati dalla Rete delle Professioni Tecniche (all'interno della quale c'è il CNAPPC) era stata chiesta una modifica in modo da definire i casi in cui è possibile il ricorso all’appalto integrato, introducendo una soglia di importo opere come minima per il ricorso a tale strumento. I professionisti avevano, quindi, ribadito un concetto che ripetono da anni: "non è possibile procedere con l’appalto integrato per opere di manutenzione indipendentemente dal loro valore".
“Forte elemento di criticità - afferma Miceli - è rappresentato dalla possibilità di un utilizzo estensivo dell’appalto integrato, il cui ricorso andrebbe indicato esclusivamente per progetti in cui sia prevalente l’aspetto tecnologico dove, sul fronte dell’innovazione, il contributo dell’impresa può essere utile, altrimenti, sacrificando la progettazione, si sacrifica la qualità dell’opera. Eppure bastava far riferimento alle passate esperienze per verificare come l’appalto integrato abbia prodotto, nella gran parte dei casi, enormi contenziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti”.
Mancato ascolto dei professionisti
“È chiaro - conclude il Presidente degli Architetti PPC - che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle Opere pubbliche: purtroppo, non sarà così”.