Codice dei contratti 2023, pareri discordanti dai professionisti
La Rete delle Professioni Tecniche accoglie positivamente il D.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei contratti pubblici) ma rileva alcune criticità da risolvere
Quando nel lontano 2013 fu fondata la "Rete delle Professioni Tecniche", pur storcendo un po' il naso, fui uno dei primi a riconoscerne la sua "possibile" utilità. Trovavo interessante l'idea di creare un soggetto che potesse racchiudere tutte le professioni tecniche che, unite, avrebbero potuto incidere sull'attività normativa del Paese.
Purtroppo, però, tra il dire e il fare c'è in mezzo quella strana voglia di protagonismo e personalismo che da sempre incide sulla necessità di trovare un punto di incontro. La tendenza a piantare la classica "bandierina" è forse una delle motivazioni che hanno condotto le professioni dell'area tecnica a frastagliarsi e ridursi sempre più ai margini (non lo dico io, se guardiamo in che modo incidono sulle decisioni di chi governa il Paese dovrebbe essere palese a tutti). Tra le altre cose, e questo è sempre bene ricordarlo, gli Ordini professionali e i Consigli Nazionali non sono associazioni ma emanazione del Ministero della Giustizia, non hanno alcun potere di rappresentanza e i professionisti sono obbligati ad iscriversi per esercitare la professione. Conseguentemente, la Rete delle Professioni Tecniche, che è un'associazione creata tra i vari Consigli Nazionali, non può considerarsi rappresentativa dei professionisti italiani ma, al più, dei soli Presidenti che ne fanno parte. Aspetto di non poco conto che:
- da una parte ha condotto la politica ad ascoltare sempre più spesso (forse volutamente) questi soggetti, sapendo che in realtà non hanno alcuna "potenza di fuoco" data dai veri numeri (che hanno le associazioni con iscrizione volontaria);
- dall'altra ha anestetizzato la voglia di vero associazionismo dei professionisti, sempre più propensi a lanciare anatemi della serie "l'Ordine cosa sta facendo?" ("niente, visto che non è il suo compito!" rispondo sempre io).
Codice dei contratti 2023, il commento della Rete delle Professioni Tecniche
Fatta questa dovuta premessa, ricevo l'ultimo comunicato stampa della Rete delle Professioni Tecniche (stranamente inviato dall'Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale dei Geometri e non da quello degli Ingegneri come sempre accaduto) sul nuovo Codice dei contratti pubblici di cui al D.Lgs. n. 36/2023.
Dopo aver letto i comunicati stampa:
- del Consiglio Nazionale degli Ingegneri nel quale il Presidente Perrini affermava "In merito al nuovo Codice dei Contratti e alla versione licenziata dal Governo non possiamo che esternare la nostra delusione, dal momento che le raccomandazioni espresse dai due rami del Parlamento a quanto pare non sono state recepite, se non misura assolutamente minimale”;
- del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC il cui il Presidente Miceli commentava "È chiaro che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle Opere pubbliche: purtroppo, non sarà così";
mi sarei aspettato una dura presa di posizione anche da parte della Rete delle Professioni Tecniche ma, stranamente, così non è stato.
Codice dei contratti 2023: passo avanti nella giusta direzione?
Nella prima parte del comunicato la Rete delle Professioni Tecniche parla di un Codice che rappresenterebbe "un passo avanti nella giusta direzione, quella di semplificare e ridurre il carico burocratico che da sempre grava su professionisti ed imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, e che si traduce in un elevato costo per la collettività e tempi lunghi. Bene che il testo adottato dal Governo presenti già gli allegati che ne completano il quadro normativo, che l’applicazione sia differita in modo da rendere possibile il completamento delle procedure in corso e la maggiore conoscenza delle novità introdotte, e che si acceleri il processo di digitalizzazione delle procedure".
Un virgolettato attribuito alla "valutazione della Rete delle Professioni Tecniche" rileva "Registriamo favorevolmente l’accoglimento, da parte del Governo, di alcune richieste avanzate dai professionisti dell’area tecnica nelle fasi di interlocuzione con il Ministero e nelle audizioni parlamentari che si sono svolte. Sono importanti, in particolare, Il riferimento all'equo compenso, che a breve sarà legge, che risolverebbe il tema della prestazione gratuita, così come l’eliminazione del progetto esecutivo in sede di gara per l'appalto integrato e la liberalizzazione degli appalti sotto soglia, e l’introduzione dei requisiti di compatibilità geologica e geomorfologica dell’opera”.
Il Decreto Parametri
Relativamente al ritorno del Decreto Parametri per il calcolo dell'importo da porre a base di gara per i servizi di architettura e di ingegneria, la RPT afferma "Utili, poi, sono la previsione di parametri obbligatori per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura e la determinazione del compenso per il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica, così come la riduzione a due dei livelli di progettazione, e la necessità di qualificare, come avviene per i professionisti, le stazioni appaltanti sul piano dell'organizzazione da possedere soprattutto per eventuali attività di progettazione".
Finalmente, nell'ultima parte del comunicato si parla di "alcune criticità" anche se poi si continua "ma ci aspettiamo che ora altri passi avanti vengano fatti, in particolare chiarendo bene le esigenze tecniche tese a giustificare il ricorso all’appalto integrato, ampliando i casi per il concorso di progettazione in due fasi, consentendo sempre ai professionisti di intervenire nella progettazione e direzione dei lavori, utilizzando al meglio i tecnici della pubblica amministrazione nelle attività di programmazione e controllo, e comunque necessariamente iscritti all’Albo professionale, e chiarendo che le prestazioni professionali e intellettuali, come è sempre stato, non sono subappaltabili”.
Se conclude parlando di "Aggiustamenti limitati, ma importanti, che vanno nella direzione di una maggior tutela della pubblica amministrazione" e che "La Rete è, come sempre, disponibile al dialogo con le istituzioni e quindi ritiene utile continuare il confronto su questi temi".
Insomma su questi presupposti credo che le professioni tecniche farebbero volentieri a meno di pagare una quota di iscrizione all'Ordine, parte della quale viene girata ai Consigli Nazionali anche per finanziare un soggetto (la RPT) completamente "scollato" dagli iscritti (i Consigli Nazionali stessi) che dovrebbe rappresentare.