Superbonus e bonus edilizi: prospettive evolutive per raggiungere gli obiettivi UE
In audizione in VIII Commissione alla Camera i rappresentanti di OICE hanno evidenziato pregi e difetti dei bonus edilizi per raggiungere gli obiettivi UE
Benché di superbonus si senta parlare sempre meno e, complice il blocco della cessione del credito, in pochi potranno ancora utilizzare la detrazione prevista all'art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), in Parlamento continuano le audizioni nell'ambito delle indagini conoscitive sugli effetti economici e sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia.
L'indagine in VIII Commissione alla Camera
Lo scorso 17 maggio sono stati ascoltati in VIII Commissione alla Camera i rappresentanti di OICE, il Presidente Giorgio Lupoi e il Direttore Generale Andrea Mascolini che hanno evidenziato pregi e difetti della misura fiscale messa a punto con il Decreto Rilancio ma anche le prospettive evolutive di questo bonus alla luce degli obblighi europei che dovranno vederci impegnati nella scelta e perseguimento di una strategia nazionale.
Prendendo in considerazione i numeri, OICE ha rilevato che grazie ai bonus edilizi ed in particolare al binomio superbonus-cessione del credito si è registrato un incremento del Pil sia nel 2021 che nel 2022. Secondo ISTAT il valore aggiunto delle costruzioni nei due anni è stato rispettivamente del +20,7% e +10,2%.
Numeri che hanno avuto un effetto trainante sugli associati OICE (società di ingegneria e architettura) che nel 2021 hanno registrato un aumento del fatturato del 25,7%. Gli associati che più di tutti sono riusciti a trarre maggiori benefici da questi bonus sono stati quelli di piccole e medie dimensioni che si sono immediatamente attivati per rispondere alla domanda crescente da parte del mercato.
Superbonus: luci e ombre
OICE ha anche sottolineato i problemi derivanti dal blocco delle cessioni dei crediti edilizi che, riprendendo un analisi di ANCE, avrebbe avuto un pesante impatto sulle imprese con uno stock di crediti incagliati pari a 19 miliardi di euro, 32.000 imprese fallite e 170.000 disoccupati in più nel settore delle costruzioni, che raddoppiano se si considera l'indotto.
D'altronde è stato stimato (fonte Rete delle Professioni Tecniche) che grazie agli interventi di superbonus il risparmio energetico conseguito negli edifici residenziali ha generato 11.694 GWh/anno che, convertiti in metri cubi di gas, equivalgono ad oltre un miliardo di msc di gas risparmiato.
Pur con tutte le difficoltà che stanno mettendo in ginocchio professionisti, società e imprese, dunque, secondo OICE il superbonus ha contribuito a portare avanti la linea di miglioramento dell’efficienza delle abitazioni, anche in termini di sostenibilità ambientale, ed è per questo che vorrebbe si riuscisse a trovare il modo per superare le difficoltà attuali.
Nel corso dell'audizione, il Presidente Lupoi rimarcando la necessità di mettere a sistema e maturare l'esperienza fatta con il superbonus, ha parlato degli obiettivi dell'Unione europea, evidenziando come questi vadano calati all'interno del nostro Paese che si caratterizza in modo leggermente diverso dal resto dell'Europa.
Il Presidente OICE, oltre ai pregi del superbonus, ha anche evidenziato alcune criticità "Chiaramente ha avuto anche delle situazioni meno positive, probabilmente abbiamo speso un po' troppo rispetto al necessario, perché i costi sia per dovuti sia all'impostazione del bonus – sia che prevedeva parcelle piene e prevedeva prezzari pieni –, sia al fatto perché questa introduzione del bonus ha causato un incremento del costo delle materie prime, perché non l'abbiamo attuata ragionando su quali sarebbero stati gli effetti sui prodotti e sui materiali. Quindi abbiamo avuto un effetto duplice negativo da un punto di vista dei costi. Ma non c'è dubbio che ha messo in moto un intero sistema, che dobbiamo cercare di mantenere in moto e mantenerlo vivo, perché è l'unico sistema che ci permette di raggiungere quegli obiettivi".
Risparmio energetico e rischio sismico: gli obiettivi UER
Relativamente alla Direttiva Case Green, OICE ha evidenziato gli obiettivi tra cui:
- incrementare l'efficienza energetica;
- promuovere l'uso di energie rinnovabili;
- ridurre l'inquinamento;
- migliorare la conservazione e il recupero delle risorse naturali;
- promuovere la circolarità dell'economia.
Lo schema di direttiva prevede anche:
- l'introduzione di un sistema di tassazione ambientale per ridurre l'impatto ambientale delle attività economiche e l'eliminazione progressiva delle sovvenzioni per le attività che contribuiscono al cambiamento climatico;
- l'obbligo per tutti gli Stati membri dell'UE di elaborare piani nazionali per il clima per il 2030 e per il 2040, al fine di identificare le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE.
Obiettivi sui quali l’Italia ha tempo fino al 2025 per chiedere deroghe e/o modifiche.
L'attuale versione della direttiva prevede per il settore residenziale che tutti gli edifici con classi energetiche “G” e “F” siano trasformati in “E” entro il 2030 e “D” entro il 2033. Obblighi da cui sono esclusi gli immobili storici, seconde case (con utilizzo inferiore a 4 mesi l’anno), edifici di culto e stabilimenti ad uso non continuativo (es.: stabilimenti balneari). È concessa altresì la possibilità, ad ogni Stato, di prevedere ulteriori deroghe per un massimo del 22% fino al 2037.
Alla luce dei dati resi pubblici da Istat ed Enea sul patrimonio immobiliare italiano, si stimano circa 7,0 mln. di immobili che urgentemente vanno riqualificati energeticamente, su un totale di circa 12,5 Mln.
Alla luce di questi dati e considerato che con il Superbonus:
- sono stati trattati meno di 0,5 milioni di edifici in tre anni;
- sono stati spesi circa 85 miliardi di euro;
- è stata impegnata buona parte della capacità produttiva del settore delle costruzioni;
e prendendo in esame le caratteristiche intrinseche del patrimonio immobiliare italiano, per OICE è difficile immaginare che:
- una qualsiasi altra misura possa fare largamente meglio in termini di risultati, considerato che per corrispondere agli indirizzi dell’Europa, dovremmo riqualificare circa 500.000 edifici all’anno, fino al 2033;
- il costo economico di un così rilevante piano sia sostenibile per lo Stato e/o per i cittadini proprietari (che, vale la pena ricordare, posseggono circa il 70% delle residenze nazionali);
- si proceda alla riqualificazione energetica degli edifici non considerando l’esigenza stretta della riqualificazione sismica (negli ultimi 50 anni, l’Italia ha speso in media non meno di 3 Mld. l’anno per le riparazioni dei danni da eventi sismici), che diversamente verrebbe sostanzialmente impedita per i prossimi decenni.
Le stime di OICE
In base alle stime condotte da OICE elaborando alcuni dei dati acquisiti con gli attuali incentivi, per un edificio tipo costruito negli anni ’80 e ubicato a circa 400 metri sul livello del mare, nell’ipotesi di 5 piani fuori terra, con appartamenti della superficie media di circa 105 mq, il passaggio da una attuale classe G alla classe D porta ad un costo minimo medio di circa 40.000 euro ad appartamento con intervento sull’involucro esterno (pareti, copertura e solaio sottostante al primo piano riscaldato).
Con un intervento più organico (infissi, caldaie e impianto fotovoltaico condominiale) se ne dovrebbero aggiungere altri 15.000/20.000 circa per appartamento. Gli importi riportati comprendono ovviamente lavori, spese tecniche ed iva al 10%. Sarebbe altresì auspicabile che unitamente all'aspetto energetico si tenesse conto anche della pari necessità di riqualificare sismicamente il patrimonio edilizio italiano. La spesa stimabile per interventi di miglioramento sismico non invasivi (rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate) per la medesima tipologia di edifici, in zona sismica 1 e 2, è oggi stimabile pari a circa 55.000 euro per appartamento.
Alla luce di questi numeri è evidente che obiettivi e tempistiche previste in sede europea possono essere definiti “poco verosimili”. Secondo OICE, un approccio più lineare o quanto meno equilibrato e calibrato sulla realtà del nostro Paese dovrebbe tenere in considerazione l’opportunità di valutare attentamente i seguenti profili:
- proporre in sede europea rilevanti deroghe temporali e di obiettivi intermedi;
- mettere a punto, in ambito nazionale, una misura tecnico economica che contempli la partecipazione dello Stato e dei cittadini proprietari (un’ipotesi potrebbe essere quella di stabilire un intervento economico da parte del proprietario, proporzionale al proprio reddito);
- individuare un arco temporale di attuazione non inferiore ai 25/30 anni.
In allegato la memoria depositata in audizione da OICE.
Documenti Allegati
Memoria OICE