Case Green: Direttiva UE al rush finale
Iniziato il "Trilogo", che porterà all'approvazione definitiva del testo revisionato della EPBD. Le nuove classi energetiche per nuovi e vecchi edifici saranno confermate o no?
È entrata nel vivo la fase finale della revisione della Energy Performance of Buildings Directive – EPBD, la c.d. “Direttiva Green”, che stabilisce le nuove indicazioni per gli stati membri UE sugli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e per le nuove costruzioni.
Direttiva Green: revisione finale della EPBD
Con l’avvio del “trilogo”, ovvero del negoziato interistituzionale tra Consiglio Ue e Parlamento europeo, mediato dalla Commissione europea, si procederà infatti alla redazione della versione definitiva della Direttiva, che dovrà poi essere approvata nuovamente dal Pralamento in Plenaria. Una volta in vigore, gli Stati membri dovranno attenersi alle indicazioni contenute nel documento.
Direttiva Green: le classi energetiche degli edifici
Ricordiamo che attualmente la Direttiva approvata a marzo dal Parlamento europeo prevede:
- per gli edifici residenziali:
- il raggiungimento della classe energetica "E" entro il 2030;
- il raggiungimento della classe energetica "D" entro il 2033.
- per gli edifici non residenziali e pubblici:
- il raggiungimento della classe energetica "E" entro il 2027;
- il raggiungimento della classe energetica "D" entro il 2030
- per gli edifici di nuova costruzione:
- quelli pubblici dovranno essere ZEB (a zero emissioni) dal 2026
- per gli altri edifici, l'obbligo scatterà dal 2028;
- installazione di impianti solari fotovoltaici:
- su tutti i nuovi edifici entro il 2028;
- su tutti gli altri edifici entro il 2032.
Edifici esclusi dalla EPBD
Rimangono esclusi dagli obblighi previsti dalla EPBD le seguenti tipologie di edifici:
- edifici vincolati e protetti;
- edifici storici;
- edifici temporanei;
- chiese;
- abitazioni indipendenti con superficie inferiore ai 50 metri quadri.
- case vacanza, ovvero seconde case utilizzate per meno di 4 mesi all'anno.
Inoltre, sempre nell'ottica di favorire la maggiore efficienza energetica possibile, già da gennaio 2024 non saranno incentivabili l'acquisto e l'installazione di caldaie a combustibili fossili. Non solo: i nuovi edifici e le grandi ristrutturazioni non potranno prevedere impianti alimentati da fonti fossili, eccetto per sistemi ibridi e a idrogeno.
Direttiva Green: critiche e pareri favorevoli
La EPBD nella sua attuale formulazione non piace al MASE, che già a marzo aveva promesso che avrebbe dato battaglia nel Trilogo: il ministro Gilberto Pichetto aveva infatti sottolineato la peculiarità del patrimonio edilizio italiano, tale da non rendere sostenibile la realizzazione di molti degli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi di prestazione energetica.
Ma Pichetto non è l’unico a non avere apprezzato il testo del documento, definito da molti come una “patrimoniale mascherata” che costringerà i cittadini a costosi interventi di riqualificazione energetica. Di fatto, attualmente non sono previste sanzioni dirette, ma si tratta solo di indicazioni agli Stati membri che, sulla base di esse, dovranno formulare delle norme specifiche.
“Il costo della riduzione delle emissioni non può essere scaricato solo e unicamente sui cittadini europei e italiani in particolare: deve prevalere un approccio graduale alla riqualificazione degli immobili”. Lo sostiene Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e componente VIII Commissione ambiente, che aggiunge: “L’Europa può fissare una cornice e un obiettivo comune, i singoli paesi europei, stanti le proprie differenze e specificità, devono poi fare gli aggiustamenti e le migliorie, nella massima libertà. Per riqualificare tutto il patrimonio immobiliare, e quello italiano ne ha bisogno, serve un piano di lungo periodo, così da non alterare il mercato e così da non polverizzare i risparmi degli italiani, con incentivi e sostegni e ovviamente con regole chiare e stabili”.
Dall’altra parte invece, c’è chi vede la EPBD come la giusta occasione per parlare di nuovo di Superbonus, trovando il giusto equilibrio tra incentivi fiscali e sostenibilità economica degli interventi, in una prospettiva a lungo termine. Del resto, nella stessa Direttiva si specifica che i piani nazionali di ristrutturazione dovrebbero includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti, premiando le ristrutturazioni profonde, soprattutto quelle degli edifici con le prestazioni peggiori, mettendo a disposizione delle famiglie vulnerabili sovvenzioni e sussidi mirati.