Dissesto idrogeologico: taglio ai fondi PNRR?
Il parere del CNI: servono 26 miliardi per mettere in sicurezza il territorio, in caso di tagli è necessario trovare nuovi finanziamenti con celerità
Ne abbiamo parlato già nei giorni scorsi e, come tutto lasciava supporre, la proposta di revisione di diversi obiettivi del PNRR sta portando ad altrettanto numerose perplessità tra professionisti e categorie di settore. Tra quelle particolarmente discusse, lo stralcio dei fondi destinati al dissesto idrogeologico: 1,287 miliardi sul totale dei 15 che verranno tagliati.
Dissesto idrogeologico: critiche alla revisione obiettivi PNRR
Come si legge nella bozza , in relazione all’Investimento M2C4 – Sub-investimento 2.1°: Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico, "si propone il definanziamento in ragione della loro natura di “progetti in essere”. Infatti, si tratta di interventi precedenti all’entrata in vigore del nuovo impianto normativo e pianificatorio introdotto dall’attuazione della Riforma M2C4 2.1 “Semplificazione e accelerazione delle procedure per l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico” e dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. In tale quadro sono in corso approfondimenti istruttori finalizzati a destinare le risorse liberate da tale misura a favore di un nuovo investimento per sostenere la ricostruzione dei territori dell’Emilia Romagna colpiti dai recenti eventi alluvionali”.
Sulla questione è intervenuto, tra gli altri, il CNI, che attraverso le parole del presidente Angelo Domenico Perrini, invita alla ricerca di nuovi finanziamenti con celerità, "sia per garantire l’esecuzione delle opere finalizzate alla protezione del territorio, ma trattandosi di opere sia in fase di programmazione e progettazione che in fase di realizzazione, l’eliminazione, porterà criticità nella gestione contabilità ed amministrativa dei Comuni e degli Enti che avevano già impegnato le somme”.
Dissesto idrogeologico: necessari 26 miliardi per la sicurezza del territorio
Secondo i dati emersi dalla scheda tecnica sul dissesto idrogeologico elaborata dal Centro Studi CNI nei mesi scorsi, negli ultimi 20 anni la spesa per interventi è stata pari a 6,6 miliardi di euro, per un totale di 6.063 interventi e un valore medio di poco superiore a 300 milioni di euro.
Per innalzare in modo “efficace” il livello di sicurezza contro i rischi sempre più imminenti, servirebbero ancora 8.000 opere di prevenzione per una spesa poco inferiore a 27 miliardi di euro, come si evidenzia dal valore delle richieste provenienti dagli Enti Locali registrati sulla piattaforma RENDIS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo). Come sottolinea il CNI, sono cifre che non devono sorprendere, considerando che 6,8 milioni di abitanti (circa il 15% della popolazione italiana) risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio. 15% del totale (2,1 milioni) anche gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio.
Necessità a cui fa fronte parzialmente il Piano Nazionale per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico (ProteggItalia) varato nel 2019, che prevede fino al 2030 stanziamenti per 14,3 miliardi di euro, di cui una parte destinati a opere emergenziali connesse ad eventi calamitosi, interventi di messa in sicurezza dei territori ed infrastrutture, interventi per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico.
All’appello ne mancano quindi 12 e di questi, probabilmente uno andrà nuovamente reperito proprio a causa del possibile definanziamento che si profila all’orizzonte con la revisione del PNRR e del PNC.