Appalto integrato: troppe criticità nel nuovo Codice dei Contratti
Il commento del CNI sul rapporto annuale ANAC al Parlamento: presenti ancora troppe anomalie e violazioni da parte di imprese e stazioni appaltanti
A due mesi dalla presentazione della relazione annuale di ANAC al Parlamento sull’attività di vigilanza svolta in tema di lavori pubblici, torna alla ribalta una questione spinosa e che in tanti ritengono ancora irrisolta: il frequente ricorso all'appalto integrato da parte delle Stazioni appaltanti e la liberalizzazione dell'istituto, favorita dal nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
Appalto integrato e nuovo Codice dei Contratti: i rilievi del CNI
Punti già messi in evidenza dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e sui quali il CNI è tornato a parlare, evidenziando in primis l'aumento indiscriminato dei costi dovuto alle modifiche dei progetti posti a base di gara: in molti casi risulta approvato e realizzato un progetto diverso da quello originario, con tutto quello che ne consegue in termini di violazione del principio di concorrenza. E, sottolinea il CNI, spesso gran parte dei problemi sono appunto connessi all’appalto integrato, ossia all’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e della realizzazione dei lavori, "che il nuovo Codice ha oltremodo liberalizzato, superando la limitazione della previgente normativa e della stessa Legge Delega".
Non sorprendono quindi i rilievi dell’Anac, che offrono uno spunto per ribadire la posizione del CNI, fermamente contraria al ricorso massiccio all’appalto integrato. “Questo nuovo Consiglio Nazionale, sin dal momento del suo insediamento, va ripetendo in ogni occasione pubblica che il ricorso frequente all’appalto integrato sta ostacolando pesantemente la corretta esecuzione delle opere pubbliche", spiega Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI.
Secondo Perrini, sono diversi i fattori che hanno portato a questa situazione: in primo luogo, la tendenza delle stazioni appaltanti a mandare in gara progettazioni che non sono adeguatamente approfondite, riponendo eccessiva fiducia nel successivo intervento delle imprese; in seconda battuta il mancato rispetto, da parte delle imprese, dei tempi garantiti in fase di gara per la progettazione esecutiva. Questo perché nel corso della propria attività professionale, i progettisti indicati sono rallentati dalle indagini di mercato delle imprese, che mirano a ottenere il massimo profitto da ciascuna lavorazione.
Revisione delle nuove norme
Per il CNI non c’è dubbio alcuno: il nuovo Codice necessita di correttivi mirati, “con il superamento della previsione restrittiva dei requisiti professionali dei progettisti (art. 100) e dell’eccessivo ricorso all’affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione (art. 44)”, conclude Perrini.