Ristrutturazione edilizia: la progettazione assistita dai bonus
Scelte progettuali e analisi delle agevolazioni fiscali spettanti devono essere portate avanti di pari passo per ottimizzare i vantaggi
Certamente, il titolo del presente articolo è provocatorio. La progettazione, infatti, di qualunque genere essa sia, deve sempre mettere al primo posto le esigenze dell’uomo e il rispetto dei requisiti prestazionali che devono possedere gli edifici, nonché delle normative.
Tuttavia, il discorso può diventare più sottile e quando le scelte sono frutto di “richieste” espresse dal mercato, merita qualche riflessione.
Capita infatti, con sempre maggiore frequenza, che di fronte a interventi di recupero edilizio, venga chiesto al professionista di effettuare scelte progettuali che tengano conto, oltre che di esigenze geometriche e funzionali (numero di stanze, superfici, aperture, etc.), anche delle agevolazioni fiscali disponibili.
Un modus operandi inverso rispetto a quello canonico adottato fino a poco tempo fa che, partendo da un budget messo a disposizione dal committente, prevedeva in primis la redazione dei grafici di progetto e poi “la conta” dei bonus edilizi eventualmente applicabili al caso.
Il quesito seguente ne è la dimostrazione.
Il quesito
Ho acquistato un edificio unifamiliare che richiede lavori di ristrutturazione generalizzati, che vorremmo effettuare tenendo conto che un domani l’immobile potrebbe utilizzato anche da mio figlio. Non ho quindi le idee chiare sul da farsi sotto il profilo progettuale, né ho esigenze particolari. Pertanto, trattandosi di una seconda casa, vorrei effettuare interventi che, il più possibile, possano fruire degli incentivi fiscali attualmente disponibili, per contenere i costi. Il mio tecnico mi ha riferito che non ho diritto al Superbonus, avendo un reddito superiore a 15.000 euro, e ha quindi prospettato l’ipotesi di eseguire una “normale” ristrutturazione accedendo al bonus ristrutturazioni 50% e all’ecobonus ordinario. Ha precisato, inoltre, che l’effettivo vantaggio fiscale potrà essere quantificato solo dopo aver terminato la progettazione e dopo aver eseguito il relativo computo metrico. Ammetto di non essere “del mestiere”, ma il fatto di fare prima il progetto e poi sapere, a sorpresa, quali saranno i lavori agevolati mi mette un po' in difficoltà… Mi chiedo, pertanto, se non sia possibile un procedimento inverso, ovvero una progettazione mirata che tenga conto fin dall’inizio dei bonus fiscali.
La risposta dell’esperto
Come detto, la progettazione deve esser fatta sempre nel rispetto delle norme e mettendo al primo posto le esigenze del singolo e della collettività, sia funzionalmente sia dal punto di vista della sicurezza. Tuttavia, è più che legittimo che il proprietario si interroghi, affiancato dal proprio tecnico di fiducia, sulla possibilità di “sfruttare” al massimo i bonus fiscali messi a disposizione dallo Stato per abbattere l’esborso monetario o, comunque, per rientrare almeno in parte della spesa sostenuta tramite le detrazioni fiscali.
Il quesito non lo specifica in modo chiaro, ma si intuisce che il tema è il seguente: perché accontentarsi del bonus ristrutturazioni 50% offerto dal Tuir (DPR 917/1986, art. 16-bis) e dell’ecobonus ordinario (DL 63/2013, art. 14) se esistono anche altri bonus, dalle aliquote magari più vantaggiose?
La risposta al quesito è senz’altro affermativa, in quanto è ben possibile procedere ad una progettazione che tenga conto, tra “i bisogni” espressi dal cliente, anche di quello di limitare i costi tramite i bonus, senza rinunciare alla qualità dell’intervento e indirizzando nei limiti del possibile le scelte progettuali in tal senso.
I bonus applicabili nel caso di una villetta in ristrutturazione
Il processo di progettazione, inteso in senso stretto, dipende da una serie di fattori che, almeno in prima battuta, non possono essere condizionati da aspetti di natura economica.
Sono però molto ampi gli spazi nei quali il progettista può muoversi per venire incontro alle necessità del cliente che chiede l’ottimizzazione del processo.
Partiamo dal fatto che i bonus spettanti, nel caso di un edificio unifamiliare che non accede al Superbonus, sono molteplici. Oltre al bonus ristrutturazioni e all’ecobonus, al verificarsi delle rispettive condizioni normative richieste, spettano anche:
- Il sismabonus (DL 63/2013, art. 16, co. da 1-quater a 1-sexies)
- Il bonus barriere architettoniche (DL 34/2020, art. 119-ter)
- Il bonus verde (L. 205/2017, art. 1, co. da 12 a 15)
- Il bonus mobili (DL 63/2013, art. 16, co. 2).
In primis il bonus barriere architettoniche
È chiaro che sarebbe necessario valutare le caratteristiche dell’edificio ma, in termini generali, si può affermare che laddove la progettazione sia in fase embrionale o debba ancora essere avviata, gli interventi ai quali occorre dare la priorità, se si vogliono massimizzare i benefici derivanti dalle agevolazioni fiscali, oltre che per ragioni etiche, sono sicuramente quelli volti all’eliminazione delle barriere architettoniche. Il bonus barriere architettoniche è infatti l’unico che consente ancora di ricorrere allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti per fruirne anche nei casi in cui, come quello oggetto del quesito, il titolo edilizio risulti presentato successivamente all’entrata in vigore del DL 11/2023 (testo normativo che ha appunto vietato tali modalità di fruizione per la generalità dei bonus edilizi, facendo però espressamente salvo il bonus barriere).
Sarà quindi necessario orientare fin da subito la progettazione in tal senso, eseguendo un rilievo attento dello stato di fatto per documentare l’esistenza di barriere architettoniche (il decreto prevede che debbano essere preesistenti all’intervento) e andando a effettuare scelte tecniche che risultino rispettose del DM 236/89.
Difficile descrivere quello che a tutti gli effetti appare come un vero e proprio approccio progettuale innovativo, ma già con un punto di partenza di questo tipo, buona parte delle scelte, ad esempio per quanto riguarda la distribuzione degli spazi interni, le larghezze delle porte e dei corridoi, è già tracciata, grazie anche agli effetti “a cascata” di questo bonus. Infatti, è cosa nota che vale per tale bonus il principio assorbente, secondo il quale una serie di opere sottostanti all’intervento agevolato vengono inglobate dallo stesso, usufruendo del plafond agevolativo messo a disposizione, che pur essendo piuttosto generoso può non bastare ad assorbire tutti i costi correlati alla rimozione delle barriere, come il ripristino delle finiture.
Poi gli altri bonus
Ma la progettazione è fatta anche di scelte più fini.
Così, fermo restando la priorità che, nel caso del recupero, è giusto dare al bonus barriere architettoniche, nell’ottica di ottimizzare i costi, il progettista (con l’aiuto di un commercialista) dovrà anche chiedersi quale sia la capienza fiscale del proprietario che li sostiene, ovvero quanto ampio sia il debito d’imposta che ha nei confronti dello Stato e che può compensare con le detrazioni edilizie.
Ragionare su una progettazione “bonus assistita”, infatti, ha senso solo entro i limiti di tale capienza, non oltre.
Ammettiamo quindi che il proprietario, nel caso specifico, possieda una buona capienza fiscale e che il bonus barriere non basti ad esaurirla. In tal caso, se, ad esempio, si avesse l’accortezza di rifare i tramezzi con pannelli di cartongesso e di usare pavimentazioni più leggere, il tecnico potrebbe imbastire una pratica strutturale che, insieme ad altri interventi, potrebbe giustificare l’accesso al Sismabonus. Ecco che così si spalancheranno le porte di un nuovo plafond, precisamente pari a ulteriori 96.000 euro, detraibili al 70 o all’80% a seconda del miglioramento sismico ottenuto.
La coesistenza dunque dei plafond di spesa collegati ai bonus (nell’esempio bonus barriere e sismabonus), permette così di ottimizzare le economie realizzative.
Anche le sistemazioni esterne
L’approccio progettuale appena descritto è certamente innovativo e ha altresì il pregio di poter ricomprendere una serie di interventi anche molto diversi da quelli esemplificativi fin qui illustrati. I casi, infatti, potrebbero essere numerosi ed estendersi finanche ai lavori di sistemazione esterna o all’acquisto del mobilio.
Tuttavia, i vantaggi che un tale metodo comporta sono effettivamente e pienamente raggiungibili solo se portato avanti da soggetti con competenze “stratificate”, che possiedano cioè un’approfondita conoscenza non solo degli aspetti propriamente progettuali, ma anche di quelli fiscali, che necessariamente si devono intrecciare ai primi con cautela e cognizione di causa.
A cura di Cristian Angeli
ingegnere esperto di detrazioni fiscali applicate all’edilizia
www.cristianangeli.it