Superbonus, caro materiali e nuovo Codice Appalti: le valutazioni ANCE sul Decreto Asset
Proposte e critiche mosse dall'Associazione nell'ambito dei lavori per la conversione in legge del D.L. n. 104/2023
Proseguono i lavori per la conversione in legge del D.L. n. 104/2023 (c.d. “Decreto Asset”), recante "Disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici", sul quale è stata audita l’ANCE, che ha evidenziato tre tematiche di grande importanza per il settore delle costruzioni:
- il Superbonus, attualmente al centro del dibattito politico ed economico sulla prossima Manovra di finanza pubblica, e sul quale il Ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti ha appena stroncato ogni possibile proroga;
- il caro materiali nei lavori pubblici, sul quale si evidenza la necessità di rinnovare, anche nel 2024, le misure straordinarie già adottate negli anni 2022 e 2023 (DL “Aiuti” 50/2022) per evitare il blocco dei cantieri;
- la bonifica dei siti contaminati e le autorizzazioni per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
Decreto Asset: le valutazioni dell'ANCE su Superbonus e caro materiali
Queste le norme analizzate e sulle quali l’Associazione ha espresso le proprie valutazioni, positive o negative:
- Art. 16 - Disposizioni urgenti in materia di concessioni autostradali;
- Art. 18 - Misure urgenti per la realizzazione degli interventi PNRR di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
- Art. 19 - Interventi per la messa in sicurezza i tratti stradali, ponti e viadotti di competenza degli enti locali;
- Art. 21 - Interventi per le attività degli enti locali in crisi finanziaria
- Art. 22 - Conferimento di funzioni in materia di bonifiche e di rifiuti;
- Art. 24 - Proroga Superbonus;
- Art. 25 - Crediti fiscali non utilizzati - Comunicazione all’Agenzia delle Entrate
Proroga Superbonus e crediti incagliati
Scendendo nel dettaglio, mentre viene accolta in maniera parzialmente postiva la proroga del termine fino a fine 2023 per gli interventi già avviati sulle unifamiliari, considerate le difficoltà relative all’ultimazione degli interventi, causate da diversi fattori, tra cui l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei carburanti, tuttavia secondo ANCE sarebbe opportuno prorogare il Superbonus sino al 30 giugno 2024, per i Condomini, relativamente ad interventi già avviati al 17 febbraio 2023 per i quali continuano ad essere ammesse le opzioni per la cessione del credito o sconto in fattura, a condizione che, al 31 dicembre 2023, sia realizzato almeno il 30% dell’intervento complessivo. “In attesa di una revisione complessiva del sistema dei bonus, infatti, nell’immediato, visti i ritardi accumulati su moltissimi lavori a causa della mancata soluzione al problema dei crediti incagliati, è assolutamente necessario offrire una proroga al completamento dei cantieri in corso riguardanti interventi su interi Condomini.”
Proroga che, come abbiamo recentemente appreso con la risposta del Ministro Giorgetti durante il question time alla Camera, difficilmente verrà concessa.
Parzialmente negativa la valutazione sui crediti fiscali non utilizzati: se è chiara la finalità del Legislatore, che con l’obbligo di comunicazione dei crediti non utilizzati punta a monitorare l’ammontare dei crediti d’imposta effettivamente non compensati nel periodo di riferimento, dall’altra parte si contestamo:
- il ristretto arco temporale di invio della comunicazione
- l’imposizione di una sanzione quando si tratta di un obbligo introdotto per esigenze di monitoraggio dell’Amministrazione finanziaria;
- la mancanza di una casistica sulle motivazioni epr il mancato utilizzo
Fondamentale poi, ribadisce ANCE, la ricerca di soluzioni efficaci al blocco della cessione del credito che sta determinando forti criticità su moltissime famiglie proprietarie delle abitazioni oggetto di riqualificazione. Secondo le stime dell’Ance, si tratta di 320.000 nuclei familiari per un totale di 752.000 persone.
A fronte di 30 miliardi di crediti fiscali incagliati, è infatti possibile stimare un numero di interventi in difficoltà per via del blocco delle cessioni pari a quasi 95 mila, tenendo in considerazione il fatto che i condomini stanno aumentando la loro incidenza sul complesso degli interventi. Indispensabile quindi la riapertura rapida per l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato.
Il caro materiali e la revisione del nuovo Codice dei Contratti
Altro tema rilevante, il caro materiali nei lavori pubblici, che continua a rappresentare un ostacolo per la tempestiva realizzazione dei cantieri in Italia, e rispetto al quale l’Ance evidenzia la necessità di rinnovare nel 2024 le misure straordinarie già adottate per il caro materiali negli anni 2022 e 2023 (D.L. n. 50/2022, c.d. "Decreto Aiuti") per evitare il blocco dei cantieri.
Sottolinea ANCE che il decreto prevede un intervento straordinario per consentire l’aggiornamento dei quadri economico finanziari soltanto di tre opere ferroviarie, finanziate anche con fondi PNRR, affidate a contraente generale e in corso di realizzazione alla data del 1° giugno 2021. Secondo l'associazione, la norma appare eccessivamente generica e sarebbe opportuno prevedere analoghe misure anche per le ulteriori opere pubbliche in corso di esecuzione, a prescindere dal fatto che siano state affidate al contraente generale, prorogando ulteriormente il meccanismo revisionale di cui all’articolo 26 del DL n. 50/2022 fino al 2024.
Non solo: la conversione in legge del decreto, infine, potrebbe essere l’occasione per intervenire su alcune problematiche di diritto transitorio, connesse all’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti ed emerse nei primi mesi di vigenza tra cui:
- disposizioni transitorie relative al direttore tecnico;
- disposizioni transitorie relative al regime di responsabilità solidale nei RTI;
- disposizioni transitorie relative allo scorporo delle categorie.
Conferimento di funzioni in materia di bonifiche e di rifiuti
Infine, valutazione positiva sulla delega delle funzioni amministrative in materia ambientale, sorta all’indomani della sentenza n. 160/2023 della Corte costituzionale di fine luglio, che rischiava di compromettere fortemente i processi di risanamento dei suoli e di rigenerazione urbana nonché, inevitabilmente, quelli sulle opere del PNRR. L’art. 22 del D.L. prevede infatti espressamente la possibilità per le Regioni di delegare agli enti locali le funzioni amministrative in materia di bonifica dei siti contaminati e di autorizzazione per le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti.
Come auspicato dall’Ance, il decreto tiene conto anche delle buone prassi che si sono consolidate a livello regionale in questi anni, facendo salve le disposizioni vigenti e aventi ad oggetto proprio il trasferimento ad altri enti delle predette funzioni amministrative.
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