Superbonus, niente proroghe per il 110%
Il Ministro Giorgetti ha chiarito che non arriveranno altre proroghe per le detrazioni fiscali del 110% che termineranno il 31 dicembre 2023
"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate". È una delle frasi più celebri della Divina Commedia, presente all'interno del terzo canto quando Dante e Virgilio giungono alla porta dell'Inferno e incontrano gli ignavi. Una frase che avremmo dovuto trovare tra le note dell'art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) e che avrebbe evitato a molti di ritrovarsi nel bel mezzo di quella tempesta perfetta dal nome "superbonus".
Superbonus 110% a fine corsa
Dopo settimane di notizie, dichiarazioni ed interpelli, alla fine la decisione del Governo sul futuro delle detrazioni fiscali del 110% dovrebbe essere arrivata. Lo ha confermato il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che in risposta ad una interrogazione presentata dai deputati del M5S, ha affermato "Non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute".
Nessuna proroga è in previsione, almeno per il rappresentante del Governo, che ha anche sottolineato il margine di incertezza degli studi sugli effetti del superbonus arrivati da istituzioni, associazioni e centri di ricerca.
Incertezza di analisi che però non assume alcuna significatività quando di superbonus se ne deve parlare in senso positivo, mentre acquista peso nel momento in cui si rilasciano dichiarazioni di questo tipo:
- "Il superbonus ha effetti negativi sui conti dello Stato e ingessa la politica economica";
- "Il superbonus è costato 2000 euro a ogni italiano";
- "Un tragedia contabile che pesa sulle spalle di tutti gli italiani".
- "Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato".
Dall'incertezza attribuita ad analisi che hanno evidenziato gli effetti benefici del superbonus, si è passati senza alcuna soluzione di continuità ad utilizzare parole come "disastro", "tragedia" e "truffa" che starebbero alla base della decisione di chiudere il 110% il 31 dicembre 2023.
Dopo questa data, il superbonus non potrà più essere utilizzato sulle unifamiliari, ma solo su condomini ed edifici composti da 2 a 4 u.i. posseduti da uno o più persone fisiche. A partire dall'1 gennaio 2024 l'aliquota diminuirà al 70% per tutto il 2024 e al 65% per tutto il 2025.
Le 2 problematiche da risolvere
Ma, mentre il dibattito si continua a concentrare sugli effetti di questa misura fiscale, sembrano sfuggire le due grandi problematiche da risolvere:
- il blocco della cessione del credito;
- la sospensione dei molti cantieri in corso (effetto principale del blocco della cessione).
Senza una soluzione al blocco della cessione non c'è dubbio che i cantieri sospesi non saranno mai terminati. E senza un fine lavori è chiaro che a cascata arriveranno altre problematiche connesse:
- ad eventuali SAL già ceduti che perderanno il diritto alla detrazione (un problema su cui in pochi si sono interrogati);
- al fallimento delle imprese che (forse anche impropriamente) hanno basato la loro attività sulle opzioni alternative;
- alle abitazioni che resteranno work in progress.
Problematiche che Governo e Parlamento farebbero bene a comprendere per trovare immediate soluzioni. Riportiamo di seguito l'intervento completo del Ministro Giorgetti durante il Question Time alla Camera.
Le dichiarazioni del Ministro Giorgetti
"In primo luogo, in relazione alle premesse formulate dagli interroganti in merito all'impatto macroeconomico positivo dell'agevolazione in esame, occorre precisare che se anche diverse istituzioni associazioni e centri di ricerca hanno rilevato il carattere espansivo del superbonus e delle altre misure di incentivazione edilizia, gli stessi studi hanno sottolineato come le valutazioni di impatto di tali misure siano soggette a un ampio margine di incertezza.
Ciò è confermato dalla significativa variabilità dei risultati prodotti. Inoltre non si può tralasciare che il contributo alla crescita deve essere necessariamente analizzato alla luce dei costi per il loro finanziamento. Come ogni politica pubblica essa deve essere cioè sottoposta a una rigorosa analisi costi benefici. Come specificato tra gli altri da Banca d'Italia l'effetto espansivo verosimilmente non è stato tale da rendere lo strumento a impatto nullo per il conto economico delle amministrazioni pubbliche. A questo bisogna aggiungere che i maggiori investimenti per abitazioni hanno nella migliore dell'ipotesi sostituito e nella peggiore spiazzato alcune delle spese che si sarebbero comunque realizzate anche in assenza del superbonus tramite l'aumento dei prezzi nel settore.
In sintesi, se da una parte la stima dell'impatto macroeconomico del superbonus 110% è incerta, dall'altra parte la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e dovrà darsene conto anche nella prossima nota di aggiornamento al DEF.
Valga un dato per tutti, misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3% del patrimonio immobiliare esistente, prime e seconde case al mare e ai monti di ricchi e di poveri e anche sei castelli.
Con riferimento invece ai quesiti posti dagli interroganti, proprio per questo motivo non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute come rilevato dagli stessi. Il mercato di acquisto dei crediti è ripartito grazie anche all'impegno del Governo e alle certificazioni della natura di tali crediti e proprio per questo sono lo studio dell'esecutivo strumenti attraverso i quali consentire la verifica della bontà di quelli ancora in possesso dei cittadini e imprese e sorti nel periodo antecedente l'introduzione dei vincoli di appropriatezza tale circostanza dovrebbe contribuire a rimuovere gli ostacoli frapposti alla loro cessione".