Crediti edilizi incagliati: aziende in crisi di liquidità
Il grido d’allarme di Anima Confindustria, Angaisa e Federcostruzioni: necessario sbloccare i crediti e dare continuità ai bonus fiscali
Nonostante la buona volontà di alcune amministrazioni regionali nel disporre provvedimenti a favore di imprese e contribuenti per lo sblocco dei c.d. “crediti incagliati”, la situazione derivante dal blocco del meccanismo di cessione operato dal D.L. n. 11/2023 sta mettendo in ginocchio l’intero settore dell'edilizia.
Crediti incagliati: situazione drammatica per le imprese
Un nuovo grido di aiuto arriva dalla filiera dell’impiantisca, con un numero crescente di imprese che stanno registrando un crollo dei fatturati e che, avvicinandosi al corto circuito economico-finanziario, si trovano a rischio chiusura. A spiegarlo sono i rappresentanti delle associazioni di Anima Confindustria, Angaisa e Federcostruzioni: se nel 2022 le filiere sono cresciute in maniera significativa rispetto agli anni precedenti, quest’anno il mercato ha fatto registrare una brusca inversione di tendenza. Basti pensare che solo caldaie e pompe di calore, secondo i dati dell’Ufficio Statistica di Anima, potrebbero perdere circa mezzo miliardo di euro di fatturato rispetto all’anno precedente.
«In un momento storico che vede l’industria fiaccata da crisi delle materie prime, rialzo dei tassi e non ultimo dagli effetti dei conflitti internazionali, il problema dei crediti incagliati mette duramente a rischio l’intera filiera dell’impiantistica edilizia, proprio quando nel comparto iniziavano a vedersi timidi segnali di crescita», spiegano i presidenti di Anima, Angaisa e Federcostruzioni – Marco Nocivelli, Maurizio Lo Re e Paola Marone.
Secondo la stima di Federcostruzioni elaborata sui dati Cresme, i circa 30 miliardi di crediti incagliati corrispondono a più di 51mila imprese esposte al fallimento; ancora maggiore il numero di occupati a esse collegati, e quindi di famiglie di lavoratori il cui sostentamento è a rischio, stimabile in circa 150mila famiglie.
Le perplessità sul ddl di Bilancio
Si fa sempre più concreto quindi il rischio di una pressoché generalizzata crisi di liquidità, per cui genera stupore il possibile aumento, dall’8 all’11%, della ritenuta sui bonifici parlanti effettuati alle imprese del comparto, necessari per poter fruire delle detrazioni legate ai bonus edilizi. “Questo significa togliere ulteriore ossigeno alle imprese già in sofferenza, mentre sarebbe necessario andare nella direzione opposta, riducendo, se non eliminando, l’attuale ritenuta".
Senza dimenticare come i meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura, molto utilizzati nell’ambito dell’impiantistica e in generale da tutta l’edilizia, abbiano reso possibile gli interventi di riqualificazione ed efficientamento del patrimonio immobiliare. Proprio per questo si apprezzano le mosse, ad esempio delle amministrazioni regionali, per proporre soluzioni concrete in difesa delle imprese, ma si continua a sottolineare la necessità di agire tempestivamente a livello nazionale, perché il settore sta vivendo una crisi che rischia di lasciare a casa migliaia di lavoratori.
La proroga per il termine lavori Superbonus
E ancora, sull’imminente scadenza al 31 dicembre 2023 per la conclusione degli interventi sui condomini eseguiti con il Superbonus, le associazioni ribadiscono la necessità di una proroga “tale da permettere una conclusione ordinata alla misura, che eviti la perdita improvvisa di centinaia di migliaia di posti di lavoro, l’insorgere di un enorme contenzioso tra condomìni e imprese e scongiuri la corsa forsennata già in atto per finire i lavori, con conseguente rischio sia per la sicurezza dei lavoratori coinvolti sia per la qualità degli interventi eseguiti".