Servizi di ingegneria e architettura: calo preoccupante delle gare
La conferma dal report di OICE. Il presidente Giorgio Lupoi chiede una revisione del nuovo Codice dei Contratti, soprattutto per gli appalti sotto soglia
Ammonta al 25% il calo previsto per il 2023 del volume delle gare pubbliche per l'affidamento di servizi di ingegneria e architettura, a conferma di un preoccupante trend in discesa iniziato con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti (d.Lgs. n. 36/2023).
Servizi di ingegneria e architettura: in diminuzione il volume delle gare
A dare l’allarme è il presidente dell’OICE, Giorgio Lupoi, a commento dei dati di ottobre diffusi dall’Osservatorio. Nei primi dieci mesi del 2023, si osserva, rispetto al 2022, una riduzione del 18% che però, proiettata solo sui mesi a partire da luglio ad oggi, arriva fino al 72%.
Il risultato è un calo nel volume degli affidamenti di servizi tecnici e dire che potrebbe passare da 4,4 miliardi a 3,3 miliardi, più di un miliardo in meno.
Secondo l’OICE pesa quello che l’Associazione ha definito come “effetto boomerang” dovuto all’entrata in vigore della nuova disciplina, che però non si era registrato con questa intensità nel caso del d.Lgs. n. 50/2016 quando, dopo solo un mese di stop, la domanda ha immediatamente ripreso sugli stessi livelli già a partire dal secondo mese. In questo caso, il d.Lgs. n. 36/2023 sta incidendo in modo molto più intenso sulla domanda di servizi.
Il problema dei microaffidamenti
Una delle cause di questa diminuzione e più volte sottolineata dall’Associazione sarebbe il massiccio ricorso ai micro affidamenti, emerso anche grazie agli open data Anac: sta quindi diventando evidente come le stazioni appaltanti stiano frazionando molti affidamenti sopra soglia UE.
Oltre alla domanda, a calare è anche la concorrenza, in evidente contrasto con i principi generali dello stesso codice che mirano a favorire le PMI e l’apertura al mercato. “Occorre intervenire al più presto per non penalizzare le strutture di minori dimensioni, ma ormai anche quelle di media dimensione, che non sono in grado di qualificarsi per le gare di maggiore importo. Urge intervenire sul codice”, conclude Lupoi.