Indagine Cresme sul Superbonus 110%: quota maggiore rientrata al Fisco
Federcepicostruzioni evidenzia i numeri del Rapporto Cresme che sfata il falso mito delle imprese che si sono arricchite
Nel corso degli ultimi 3 anni e mezzo parecchi studi hanno dimostrato la validità economica e occupazionale delle detrazioni fiscali del 110% messe a punto dall'art. 119 Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
Superbonus 110%: gli studi a supporto
Tra questi ricordiamo quelli messi a punto da Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI, Federcepicostruzioni, Cresme e Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Recentemente il Cresme ha aggiornato le sue analisi, evidenziando come al 30 settembre 2023 dei 97 miliardi di euro di investimenti ammessi in detrazione il 34% è ritornato allo Stato tra IVA, Ires, Irpef lavoratori, contributi previdenziali e assicurativi.
Un dato che smentirebbe in modo inequivocabile i detrattori del superbonus che focalizzano le loro critiche esclusivamente sui dati economici, definendo questa misura un "disastro". Secondo il Cresme:
- le aziende hanno beneficiato per il 21,8%
- il settore servizi con il 26%, diviso tra progettazione e consulenze di varia natura, tra cui sono incluse anche le banche e gli intermediari finanziari;
- il 12% circa all’industria manufatturiera che ha fornito i materiali.
Il commento di Federcepicostruzioni
"Qualche riserva sui dati Cresme - commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi - non in linea con i nostri studi, la percentuale indicata relativa ai costi di monetizzazione praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari che stando alle nostre rilevazioni incide dal 25 al 30%: siamo fuori da ogni logica e da ogni regola di mercato. Ancora una volta l’elaborazione dei dati macroeconomici sfata il mito che a beneficiare del Superbonus 110% siano state soltanto le imprese di costruzioni”.
"Auspichiamo ora un sollecito intervento affinché si conceda una proroga di almeno sei mesi - conclude il presidente Lombardi - che consenta il prosieguo e il completamento dei lavori già iniziati. Il termine di fine anno è assolutamente improponibile e, se non dovesse intervenire sollecitamente una proroga, le conseguenze potrebbero essere molto pesanti non solo per le imprese e le famiglie che hanno beneficiato del Superbonus ma anche per tutto il sistema economico”.