Bonus 75% barriere architettoniche: giù le mani da questa detrazione fiscale
Si prevedono modifiche al bonus previsto per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Ma dov'è il confronto con i tecnici?
Un vecchio adagio risuona oggi come un monito nefasto: “È come sparare sulla Croce Rossa!”. Non ce ne voglia la prestigiosa associazione, ma l’accostamento al bonus per l’eliminazione delle barriere architettoniche è calzante in questi giorni dove si ventilano voci di modifiche repentine, senza neanche un costruttivo confronto preventivo con gli operatori del settore, che rischia di mandare nuovamente nel baratro migliaia di imprese con l’ennesimo (ingiustificato) Decreto d’urgenza che in realtà non ha neanche la giustificazione costituzionale per definirsi tale.
Bonus 75% per rimediare agli e(o)rrori del Superbonus
Il “Bonus 75%” ha saputo tramutarsi in un rilancio competitivo per tante piccole e medie imprese che erano state travolte dall’onda d’urto del 110%, soprattutto nel settore dei serramenti (oltre che degli ascensori, dei montacarichi e delle ristrutturazioni dei bagni) che è stato quello che più ha subito negli ultimi anni le continue variazioni normative, con commesse prima concordate e poi frettolosamente escluse da moltissimi general contractor che hanno preferito portare a termine il solo “compitino” dei lavori “trainanti” sui quali probabilmente a volte avevano più margine o più velocità di conclusione, vedendosi inoltre chiudere d’improvviso anche lo sconto in fattura sul 50% il 16 febbraio di quest’anno.
Ciò ha generato già una forte incertezza e contrazione del settore, con conseguente perdita di posti di lavoro, ricorso a cassa integrazione di dipendenti e posatori, se non anche licenziamenti.
Il settore dei serramenti
Nel settore dei serramenti, pur avendo questi regole ben certe già dal 1989 ma purtroppo poco applicate e verificate in 34 anni a regime, il bonus 75% ha rappresentato un’occasione per affiancare al miglioramento energetico degli edifici anche una sostenibilità ed eticità nel renderli idonei e fruibili sia per il presente che per il futuro a tutte quelle persone che si trovino in situazione di disabilità, ma non solo visto che una porta o un gradino a volte rappresentano un ostacolo anche solo per un passeggino di un neonato.
E si badi bene che i dati aggiornati ad inizio 2023 parlano di circa 13 milioni di persone in situazione di disabilità di cui circa 3 milioni gravi di cui gran parte persone anziane sopra i 75 anni.
Se ci ragioniamo è una questione ad ampio raggio sociale, dibattuta spesso anche sui media, portando alla luce su quanto poco si faccia in Italia per rendere il nostro patrimonio fruibile senza disagi o limitazioni da parte di tutti. Alzi la mano chi in famiglia non abbia avuto una persona anziana o immobilizzata da accudire su una sedia a rotelle; bene, per chi non ha ancora una mano alzata invece si aggiungano tutti quelli che non abbiano avuto a che fare con un passeggino o una culla; sommiamo le 2 alzate e ricordiamoci che tutti nasciamo bambini e speriamo di invecchiare nella migliore condizione possibile.
Il bonus 75% per eliminare le barriere architettoniche
Il Bonus 75% tra l’altro secondo le stime del primo vero anno di applicazione e concreto utilizzo ha un costo molto limitato in termini complessivi, impattando solo su aspetti specifici degli edifici, ma un’esplosività in termini di adeguamento integrato del nostro vetusto patrimonio edilizio ed ha generato un volano per il tessuto produttivo industriale che conta migliaia di piccole e medie imprese legate ai prodotti di questo indotto.
Tali aziende hanno fatto enormi investimenti sia in termini di produzione nell’anno 2023 adeguando le filiere alle esigenze regolamentari del D.M. n. 236/89 per soddisfare i requisiti di abbattimento delle barriere architettoniche, sia in termini di assunzione di nuovo personale amministrativo ed operativo (e si sa che creare posti di lavoro genera sempre economia positiva), e non di meno preso numerosi impegni anche per l’anno a venire con contratti o promesse ad interi edifici (si rammenti che in edilizia non si ragiona mai dall’oggi al domani, ma si programma almeno a 4/6 mesi e a volte anche più per i prodotti da realizzare su misura).
Il comparto è molto trasversale e sui serramenti l’indotto comprende il mondo del legno, dell’alluminio, del PVC, della ferramenta e componentistica, del vetro, dei trasporti per la logistica, dando da vivere sia ad artigiani che a grosse imprese.
Tradire oggi tale fiducia a ciel sereno, quando non si sia neanche dato modo di ventilare tale ipotesi nella Legge di Bilancio, farebbe perdere definitivamente fiducia da parte di tutto il comparto e del suo indotto, oltre a quella delle decine di migliaia di famiglie che vedrebbero nuovamente disillusa un’attesa, peraltro in questo caso su un provvedimento imputabile a questo Governo che lo aveva in precedenza prorogato al 31/12/2025 con sconto fino al 31/12/2024 con la conversione in Legge in aprile del Decreto del 16 febbraio.
Tradotto in parole povere, un effetto boomerang, dove si andrebbero a penalizzare ancora una volta tutti quelli che hanno investito nuove forze e denaro (i clienti qui a differenza del superbonus investono una parte di tasca propria), su un bonus con dei paletti ben precisi e che può essere una dimostrazione di svolta verso la civiltà di un Paese che sia allo stesso tempo green senza lasciare indietro nessun “figlio di un Dio minore”.