Direttiva Green: tutte le novità nel testo approvato

Ok alla revisione operata dal Trilogo. Ecco cosa cambia in termini di obiettivi di riqualificazione e prestazioni energetiche. Novità anche per caldaie e APE

di Redazione tecnica - 18/01/2024

È stato confermato in Commissione Industria, ricerca ed energia (ITRE) del Parlamento europeo il testo della nuova EPBD – Energy Performance of Building Directive, c.d. "Direttiva Green", rivisto nel Trilogo avvenuto lo scorso 7 dicembre 2023.

Un iter che va avanti ormai da due anni e che è finalizzato a ridefinire gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici e di riduzioni delle emissioni di CO2 del parco immobiliare degli stati membri. Il testo finale ha decisamente ammorbidito i target iniziali e sui quali più di uno Stato, Italia compresa, aveva sollevato non pochi dubbi in termini di sostenibilità dei costi e di tempistiche per gli interventi.

Adesso, dopo aver ottenuto 38 voti a favore, 20 contrari e 6 astenuti, l’accordo sarà sottoposto all'approvazione definitiva della Plenaria del Parlamento, presumibilmente tra febbraio e marzo.

Vediamo cosa dovrebbe essere confermato in relazione a:

  • obiettivi di efficientamento energetico degli edifici
  • caldaie e pannelli solari
  • Attestati di Prestazione Energetica (APE).

Direttiva Green: i nuovi obiettivi per gli edifici

Al centro del dibattito di questi mesi, l’art. 9 della Direttiva. Fino allo scorso marzo, la bozza di testo, approvata dal Parlamento prevedeva i seguenti standard:

  • per gli edifici residenziali:
    • il raggiungimento della classe energetica "E" entro il 2030;
    • il raggiungimento della classe energetica "D" entro il 2033.
  • per gli edifici non residenziali e pubblici:
    • il raggiungimento della classe energetica "E" entro il 2027;
    • il raggiungimento della classe energetica "D" entro il 2030
  • per gli edifici di nuova costruzione:
    • quelli pubblici dovranno essere ZEB (a zero emissioni) dal 2026
    • per gli altri edifici, l'obbligo scatterà dal 2028;
  • installazione di impianti solari fotovoltaici:
    • su tutti i nuovi edifici entro il 2028;
    • su tutti gli altri edifici entro il 2032.

Inoltre erano previste delle esenzioni dagli obblighi per:

  • edifici vincolati e protetti;
  • edifici storici;
  • edifici temporanei;
  • chiese;
  • abitazioni indipendenti con superficie inferiore ai 50 metri quadri.
  • case vacanza, ovvero seconde case utilizzate per meno di 4 mesi all'anno.

Un impianto che ha generato un’alzata di scudi da più parti – in Italia si è addirittura parlato di “patrimoniale mascherata” – e che ha portato a una revisione del testo, adesso approvato in Commissione.

Scendendo nel dettaglio, si conferma  adesso l’obbligo, a partire dal 2030, di costruire tutti i nuovi edifici residenziali a emissioni zero. Stesso standard per gli edifici pubblici invece dal 2028. Obiettivo finale per il 2050 è avere l’intero patrimonio edilizio esistente a emissioni zero.

Per quanto riguarda il patrimonio esistente, cambiano i parametri per la riqualificazione degli edifici:

  • per gli edifici residenziali si conferma l’obiettivo del 15% degli edifici da ristrutturare, ma senza fare riferimento alla classe energetica, in favore invece delle medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio; previsto anche un obiettivo di riduzione dei consumi di energia: del 16% nel 2030 e del 20-22% entro il 2035.
  • per gli edifici non residenziali, almeno il 16% di quelli con le peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

 

Caldaie e pannelli solari: le previsioni della EPBD

Slitta al 2040 il divieto di utilizzo delle caldaie alimentate da combustibili fossili, anche se a destare preoccupazione è una possibile conferma da parte della Commissione: sarebbe stata concordata la fine di ogni sussidio per le caldaie autonome entro il 2025.

In riferimento ai pannelli fotovoltaici sui tetti, l’obbligo di installazione è circoscritto a nuovi edifici, edifici pubblici ed edifici non residenziali a partire rispettivamente dal 2026 al 2030. Per quanto riguarda gli edifici residenziali, sarà compito degli Stati membri attuare strategie, politiche e misure nazionali per l’installazione di impianti solari.

Direttiva Green e APE

Si dovrebbero confermare le disposizioni sull’APE, per garantire la massima uniformità nei diversi Stati membri della UE.

Nel dettaglio, l'attestazione conterrà nuovi elementi:

  • l’indicatore che esprime il consumo di energia primaria e finale;
  • il potenziale di riscaldamento globale (GWP);
  • i valori di riferimento dei requisiti minimi di prestazione energetica
  • le norme minime di prestazione energetica.

Saranno anche ridefinite le classi di prestazione energetica, dove la classe A sarà attribuita ad edifici a emissioni zero, con la possibilità di aggiungere dei + in caso di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e quindi dando un contributo alla rete energetica di produzione e consumo; la G sarà la classe degli edifici con le prestazioni peggiori.

Infine, per incentivare l’efficientamento e la riduzione dei consumi, gli attestati per gli edifici in classe inferiore alla D saranno validi solo 5 anni.

Nuova Direttiva Green: le reazioni

Si sono quindi decisamente ammorbidite le previsioni iniziali della Direttiva, con grande entusiasmo in proposito della Lega, per cui l’impostazione originaria “sarebbe andata a colpire duramente aziende, lavoratori e famiglie italiane”, come spiegano gli europarlamentari Paolo Borchia (coordinatore ID in commissione ITRE) e Isabella Tovaglieri, componente commissione ITRE, relatrice ombra del provvedimento. Per Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, nonostante le previsioni al ribasso, la EPBD “fissa obiettivi comuni per l’ammodernamento degli edifici, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni inquinanti”.

Non manca il richiamo al Superbonus e alle possibilità offerte dalle detrazioni fiscali in chiave riqualificazione energetica: secondo Beghin, “L’Europa imbocca una strada mentre il governo Meloni prende quella opposta visto che ha deciso di fare a pezzi il Superbonus”.

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