EPBD: la Direttiva Green al rush finale
Oggi la discussione in Plenaria e domani la votazione. Obiettivi, divieti, indicazioni: ecco cosa succederà quando entrerà in vigore
È prevista per oggi la discussione in Plenaria a Strasburgo, con la votazione finale nella giornata di domani, per l’approvazione definitiva della Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), ovvero la Direttiva Green, ponendo termine a un lungo percorso iniziato nel 2021 e che sembrava concluso nel marzo 2023.
Direttiva Green: a breve la votazione finale
Ed effettivamente è passato un anno da quando il testo, approvato dal Parlamento Europeo, è stato sottoposto al vaglio del Trilogo, per giungere all’attuale versione, sulla quale il via libera è arrivato lo scorso 7 dicembre. Adesso, dopo la votazione del Parlamento, sarà necessaria una nuova approvazione formale da parte del Consigio per poi procedere con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Europea.
Ma quali sono in concreto le novità che l’entrata in vigore della EPBD porterà con sé? Vediamole nel dettaglio.
Efficientamento energetico: gli obiettivi della EPBD
Più volte considerata come una nuova “patrimoniale” che costringerà i proprietari di immobili a effettuare interventi di riqualificazione energetica per adeguarsi alle nuove disposizioni, la Direttiva Green rappresenta in realtà una cornice entro la quale gli Stati Membri dovranno muoversi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.
Mentre nella prima versione la EPBD stabiliva dei “salti” di classi energetiche da realizzarsi entro pochi anni, il testo rivisto pone dei parametri di riferimento per il patrimonio esistente, cui gli Stati dovranno attenersi.
In particolare, la Direttiva punta:
- alla ristrutturazione del 15% di edifici residenziali, ma senza fare riferimento alla classe energetica, ma tenendo invece in considerazione le medie relative agli immobili con le prestazioni peggiori facenti parte del patrimonio edilizio di ciascun Paese ;
- alla riduzione dei consumi di energia, pari al 16% nel 2030 e del 20-22% entro il 2035;
- alla ristrutturazione del 16% almeno di edifici non residenziali entro il 2030, percentuale che sale al 26% entro il 2033.
Da evidenziare come le misurazioni partiranno dal 2020 e quindi, sui risultati ottenuti nella riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, il Superbonus assumerà un ruolo significativo.
Inoltre a partire dal 2030, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti a emissioni zero; questo standard va utilizzato dal 2028 per gli edifici pubblici. L’obiettivo finale per il 2050 è appunto avere l’intero patrimonio edilizio esistente a emissioni zero.
Il valore stimato per gli interventi, in tutta Europa, è di 152 miliardi di euro all’anno. Non sono però previste nuove linee di finanziamento e i Paesi membri dovranno utilizzare i fondi già disponibili, sia a livello nazionale che europeo.
Caldaie ed Ecobonus
Un effetto diretto e particolarmente impattante sull’economia italiana potrebbe arrivare in campo Ecobonus: se il divieto di utilizzo delle caldaie alimentate da combustibili fossili è slittato al 2040, dall’altra si conferma la fine di ogni sussidio legato all’acquisto di caldaie autonome. Il 2024 di fatto potrebbe essere l’ultimo anno di Ecobonus, fermo restando i possibili incentivi per l'acquisto di caldaie alimentate a idrogeno o biometano.
Attestati di Prestazione Energetica (APE)
Infine, la Direttiva punta all'armonizzazione degli APE utilizzati negli Stati membri. Se confermata nella versione del 7 dicembre 2023, la EPBD sugli attestati di prestazione energetica introduce questi nuovi elementi:
- l’indicatore che esprime il consumo di energia primaria e finale;
- il potenziale di riscaldamento globale (GWP);
- i valori di riferimento dei requisiti minimi di prestazione energetica;
- le norme minime di prestazione energetica.
È prevista anche la ridefinizione delle classi di prestazione energetica: la classe A sarà attribuita ad edifici a emissioni zero, con la possibilità di aggiungere dei + in caso di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili; la G sarà la classe degli edifici con le prestazioni peggiori. Inoltre, gli attestati per gli edifici in classe inferiore alla D saranno validi solo 5 anni. Si tratta di una scelta volta a incentivare l’efficientamento energetico e la riduzione dei consumi.