Digitalizzazione e qualificazione stazioni appaltanti: critiche ad ANAC
Lettera aperta di Asmel al Presidente dell'Autorità: troppi malfunzionamenti, con il paradossale rischio di sanzioni per le amministrazioni
Sono abbastanza polemici i toni di ASMEL nei confronti dell'ANAC, in tema di digitalizzazione dei contratti pubblici e adempimenti da parte degli enti locali, come dimostra la lettera aperta al presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia, inviata qualche giorno fa e sottoscritta da oltre 300 Comuni aderenti all’Associazione.
Qualificazione stazioni appaltanti e digitalizzazione contratti: la lettera Asmel ad ANAC
Tra i punti critici, la mancata qualificazione delle stazioni appaltanti e le sanzioni collegate, senza verificare le difficoltà incontrate da alcune amministrazioni nell'iscrizione all'elenco e, di conseguenza, nell'indire gare. “Invece di chiarire perché non rispetta il Codice Appalti che la obbliga a non autorizzare le Stazioni appaltanti non qualificate a bandire gare in proprio, ANAC chiede chiarimenti a queste ultime, da trasmettere in 5 giorni, pena multe salate fino a un massimo di 5.000 euro”.
Asmel evidenzia il favore con cui i Comuni hanno salutato l’obbligo di digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti scattato dal 1° gennaio scorso, perché avrebbe dovuto produrre non solo trasparenza, ma anche semplificazione delle procedure. Sul punto, spiega l’Associazione, l’Autorità di vigilanza ha chiesto e ottenuto di assumere il ruolo di “orchestratore” dell’interscambio dati tra le diverse piattaforme informatiche coinvolte nel nuovo sistema. Ma troppi malfunzionamenti del sistema hanno determinato un blocco delle attività, con un crollo del 43,5% nel numero di gare e del 70,5% negli importi (dati CRESME) e che adesso si vuole scaricare sulle amministrazioni.
"L’Autorità di vigilanza ha scelto la tecnica dello struzzo”, dichiara Francesco Pinto, Segretario generale ASMEL. “Mette la testa sotto terra e non vuole riconoscere errori di funzionamento tutti imputabili all’imperizia del novello orchestratore. Emana però comunicati e proclami indicando artifizi procedurali in grado di ovviare ai malfunzionamenti, in attesa della loro risoluzione. Gli artifizi non sono altro che deroghe temporanee alle regole e a precise disposizioni di legge. In altri termini, ANAC non riesce come orchestratore e per rimediare si sostituisce al legislatore».
Ciò però non esonera l’autorità dal suo ruolo di vigilanza sulla corretta applicazione delle leggi, con la conseguenza che trasmette richieste di chiarimenti ai Comuni, chiamandoli a discolparsi sul perché hanno bandito gare, senza le prescritte autorizzazioni, come avvenuto recentemente con una delibera dell'ufficio vigilanza “Non dice però che esse sono state rilasciate dal sistema governato con imperizia da ANAC violando la legge che le impone di non rilasciare il codice di accesso agli Enti non qualificati. Inaccettabile, in questo contesto, la minaccia di multe salate in mancanza di risposte entro 5 giorni", incalza Giovanni Caggiano, Presidente ASMEL.
Proprio per questo l’Associazione chiede un confronto pubblico su questi temi, utile a trovare soluzioni al riguardo.
Asmel scrive ad ANAC: il testo della lettera
Riportiamo qui di seguito il testo integrale della lettera aperta di Asmel al Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia.
Egregio Presidente,
il 1° gennaio è entrato in vigore, a norma del d.lgs. 36/2023, l’obbligo di digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti pubblici.
Il Codice ha accolto in pieno le richieste e gli auspici di quanti da sempre hanno puntato sulla digitalizzazione per conseguire trasparenza e superare ogni opacità amministrativa. Naturalmente, ANAC è stata in prima linea su questo fronte, ottenendo che l’“ecosistema di digitalizzazione” fosse incentrato sulla propria Banca dati dei contratti pubblici.
La digitalizzazione consente l’interoperabilità tra i dati e dà concreta attuazione al principio dell’unicità dell’invio sancito dall’art. 19, comma 2, del Codice. Ovvero alle Stazioni Appaltanti (SA), non possono più essere richieste informazioni che hanno già trasmesso.
I Comuni non possono che plaudire a questo nuovo corso, in grado di ridurre i troppi appesantimenti procedurali che subiscono e denunciano da anni.
Plaude anche ANAC che si autodefinisce “non più il vigile che ti ferma quando hai commesso eccessi di velocità, ma il tutor”.
Purtroppo, come noto, la digitalizzazione ha registrato un avvio fortemente accidentato. Sono emerse gravi anomalie nelle piattaforme informatiche. Talmente “bloccanti” che ANAC, in attesa di porvi rimedio, ha invitato le SA a “derogare” alle stesse regole fissate dal Codice.
Una soluzione inaudita e paradossale. ANAC torna vigile, ma invita i vigilati a chiudere un occhio. Una svolta passata in secondo piano vista l’urgenza di superare al più presto l’attuale fase di stallo che, nel primo bimestre 2024, ha comportato un crollo del 43,5% nel numero di gare e del 70,5% negli importi (dati CRESME).
Nel contempo, l’Ufficio Vigilanza collaborativa (sic!) di ANAC trova il tempo di inviare alle SA, “richieste di chiarimenti” da riscontrare in 5 giorni, pena sanzioni da 500 a 5.000 euro.
Poniamo alla Sua valutazione, a titolo esemplificativo, una di queste richieste di chiarimenti. In particolare, lascia sbigottiti che, dopo aver violato una regola fondamentale del nuovo Codice, il divieto di rilascio del CIG a SA non qualificata, ANAC chieda a quest’ultima perché ha bandito una gara che essa stessa avrebbe dovuto impedire.
Beninteso, nessuno chiede che le SA siano esenti da verifiche e controlli. Ma in uno stato di diritto, il vigile ancorché “collaborativo”, applica e non stabilisce le regole di ingaggio. Se, per circostanze eccezionali, esse vengono sospese, il vigile ne attende il ripristino. Quando invece chi vigila assume anche il ruolo di gestore del sistema, si rischia il determinarsi di un conflitto di interessi con il venir meno della necessaria terzietà.
Si tratta di tema delicato, su cui riflettere. A giugno prossimo decorrono i 10 anni dalla istituzione di ANAC nella sua attuale configurazione. Forse è il caso di aprire ad un pubblico confronto con i portatori di interesse. Alla luce dell’esperienza maturata nei dieci anni trascorsi, è interesse di tutti meglio definire perimetro d’azione e modalità di intervento dell’Autorità.
I Comuni e ASMEL sono pronti a dare il proprio contributo e proponiamo un pubblico confronto su questi temi, aperto a tutti.