Superbonus, oltre i costi un volano per la crescita
Si continua a parlare degli aspetti negativi del Superbonus ma mai della sua capacità di attivare investimenti nel breve periodo a favore dell’economia reale
Almeno da ottobre 2020, quando si parla di interventi di ristrutturazione edilizia non si può fare a meno di riferirsi al superbonus. Una misura fiscale nata con i migliori propositi (ma anche con parecchi errori) durante la pandemia, che negli anni è stata “spogliata” del meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) ma che ad oggi è stata utilizzata per il 73% dei bonus disponibili (dati MEF).
Gli errori del Superbonus
Stiamo parlando di un bonus edilizio che nella sua prima versione ha consentito, addirittura, di portare in detrazione il 110% delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico. Quel 10% in più sarebbe servito per coprire le spese con un certo margine di tolleranza per l’utilizzo del bonus con le opzioni alternative. Solo a partire dal 2023 questa aliquota è progressivamente diminuita e arriverà al 65% nel 2025.
Tralasciando i gravi errori commessi nella definizione del primo meccanismo di cessione del credito (sono tanti!), le principali criticità da evidenziare per il superbonus sono essenzialmente 3:
- l’assenza di una pianificazione degli interventi - inizialmente non si è previsto alcun limite sulle prime o seconde case, né sulla condizione di partenza degli immobili (si sarebbe potuto cominciare dalle prime case e dagli edifici strutturalmente ed energeticamente più compromessi);
- la creazione di due superbonus non interconnessi - superecobonus e supersismabonus sono state due alternative previste dal Decreto Rilancio, mentre sarebbe stato più utile vincolare il bonus energetico previa, quantomeno, valutazione di vulnerabilità sismica;
- la previsione di coperture (necessarie per la bollinatura da parte della Ragioneria Generale dello Stato) senza l’attivazione di meccanismi di controllo effettivi della spesa (la realtà ha superato ogni più rosea aspettativa).
Gli edifici riqualificati
Fatto sta che, nonostante i citati errori di prospettiva, il superbonus (almeno la sua anima eco) è servito per riqualificare 494.406 edifici di cui:
- 132.492 condomini;
- 244.682 edifici unifamiliari;
- 117.224 unità immobiliari con accesso autonomo e indipendenza funzionale;
- 8 castelli (aperti al pubblico).
Considerato che secondo i più recenti dati ISTAT, il numero di edifici residenziali in Italia sono oltre 12,1 milioni e di questi i condomini sono circa 1,2 milioni (in cui vivono 14 milioni di persone), una lettura poco attenta porterebbe a dire che grazie al superecobonus sono stati riqualificati in 4 anni l’11% dei condomini e appena il 4% degli edifici residenziali censiti in Italia. Qualcuno dirà “troppo poco”, altri invece ammetteranno che il processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare era appena cominciato.
I dati, infatti, vanno considerati in proiezione ed in base alle necessità di un Paese che si appresta a sottostare agli obblighi della Direttiva Green. In che modo Governo e Parlamento decideranno di raggiungere gli obiettivi europei? Sarebbe interessante conoscere la risposta dei diretti interessanti ma, al momento, pensare ad un progetto così vasto senza l’aiuto dei bonus edilizi è pressoché inverosimile.
Oltretutto, senza scomodare i dati relativi all’attuazione del PNRR o i tempi di realizzazione di un’opera pubblica, quale investimento consente di sviluppare gli stessi numeri del superbonus, attivando l’economia “reale” per le piccole e medie imprese? Il tutto al netto dei tanti errori commessi su questa misura e che andrebbero certamente analizzati per ripartire con un vero testo unico dei bonus edilizi.
Il commento d Federcepicostruzioni
Relativamente all’ultimo aggiornamento di Enea è intervenuto il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, secondo il quale “Si continua a parlare, fomentati da informazioni fuorvianti di presunti buchi nel bilancio dello Stato. Eppure basterebbero due calcoli ed un minimo di approfondimento, per accertare che il Superbonus non sia la causa tutti i mali dell’economia italiana”.
Sul tema Lombardi ha ricordato l’ultimo aggiornamento di ISTAT sul rapporto deficit/PIL che ha registrato nell’ultimo anno un miglioramento del 7,2%. Ecco alcuni dati ricordati dal Presidente Lombardi:
- nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.085.376 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto dello 0,9%;
- dal lato della domanda interna nel 2023 si registra, in termini di volume, un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell’1,2% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%;
- la domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2,0 e 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti;
- ll valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto;
- l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022;
- il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022);
- nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (4,0%). La crescita è stata principalmente stimolata dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di consumi e investimenti. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subìto contrazioni in agricoltura e nel complesso delle attività estrattive, manifatturiere e nelle altre attività industriali;
- il rapporto tra l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2022, con una pressione fiscale rimasta invariata.
“Appare quindi evidente - commenta il presidente Antonio Lombardi - che, lungi dall’aver determinato buchi nel bilancio statale, come si continua ad affermare, l’impatto del Superbonus sia stato assolutamente positivo. Se a tutto ciò si assommano i contributi a fondo perduto del Pnrr (13,9 miliardi) e i maggiori importi riscossi dallo stato per IVA, IRPEF lavoratori, IRES, contributi previdenziali e assicurativi (41,5 miliardi circa); se si considera altresì che le detrazioni si spalmano in 4 anni mentre le maggiori entrate sono state pressoché immediate, ecco che parlare di buco da 122 miliardi è una palese mistificazione, una vera e propria falsità non ascrivibile ad un mero errore di calcolo”.
“Anziché strumentalizzare e criminalizzare il
Superbonus - conclude il presidente Lombardi - è
necessario risolvere le enormi difficoltà che ancora permangono.
Bisogna tutelare chi aveva avviato i lavori con il Superbonus ed è
rimasto incastrato mei meccanismi di blocco delle Cilas dormienti
del decreto n. 39/2024.
Va agevolata la cessione dei crediti incagliati: sono ormai 20.000
le imprese edili che hanno eseguito lavori e hanno difficoltà a
cedere crediti fiscali per 28 miliardi di euro. Una situazione
estremamente grave che ha determinato il blocco dei lavori in
30.000 condomini. Si rischia una catastrofe economica e sociale
senza pari. Questa vera e reale! Non fantomatica come
il «buco in bilancio»”.