Equo compenso architetti e ingegneri: risponde il MIT alla Camera
Prosegue la querelle sull’applicazione della Legge n. 49/2023 (equo compenso) nelle gare pubbliche per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria
Non sono state sufficienti le ultime pronunce del TAR Veneto (sentenza 3 aprile 2024, n. 632) e del TAR Lazio (sentenza 30 aprile 2024, n. 8580). L’equo compenso per architetti e ingegneri negli appalti pubblici continua a far parlare.
Equo compenso: l’interrogazione alla Camera
Considerata la recente posizione e i dubbi applicativi espressi dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), è stata presentata alla Camera in VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) l’interrogazione a risposta immediata n. 5/02430 a prima firma di Erica Mazzetti.
L’interrogazione, indirizzata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sulla base della precedente n. 5/02200 del 27 marzo 2024 in cui il Governo ha ritenuto necessario trovare “un coordinamento applicativo fra le esigenze retributive rappresentate dagli ordini professionali alla luce dei principi dell'equo compenso e l'effettiva sostenibilità dell'offerta in relazione al complessivo quadro economico dell'affidamento”, e dopo una ricostruzione dei fatti dell’ultimo anno, ha chiesto di conoscere lo stato dei lavori di definizione, in sede di Cabina di regia, anche all'esito del confronto con le associazioni di categoria ed eventualmente con l'Osservatorio sull'equo compenso, di una nuova disciplina del compenso dei professionisti negli appalti pubblici.
La risposta del MIT
All’interrogazione ha risposto il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti Tullio Ferrante che ha fornito, per quanto possibile, l’aggiornamento rispetto allo stato dell’arte.
“A seguito dell'entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici e della legge 49 del 2023 - rileva il Sottosegretario Ferrante - si è fin da subito posta all'attenzione del Governo l'esigenza di chiarire, a beneficio delle stazioni appaltanti e degli operatori di settore, i corretti ambiti applicativi della normativa sull'equo compenso nell'ambito delle procedure di affidamento, nonché i criteri utilizzabili dalle amministrazioni aggiudicatrici per gli affidamenti relativi ai servizi di ingegneria e di architettura”.
A questo punto, prima di entrare nel merito della risposta, il Sottosegretario ha ricordato il quadro normativo di riferimento composto:
- dalla Legge n. 49/2023 che detta disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali e per il quale si intende la corresponsione di una “retribuzione” proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai compensi previsti dalle normative di settore;
- dall’art. 8, comma 2, del D.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei contratti) che, oltre a disporre che le prestazioni d'opera intellettuale non possono essere rese dai professionisti gratuitamente, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione, prevede che la pubblica amministrazione garantisce comunque l'applicazione del principio dell'equo compenso.
Ciò premesso, secondo il Sottosegretario “Dall'esposizione del quadro normativo sopra esaminato emerge, dunque, come le disposizioni citate debbano necessariamente trovare un coordinamento applicativo”.
Dopo aver ribadito la posizione di ANAC, il Sottosegretario ha ricordato i principi stabiliti dalle due sentenze del TAR citate in premessa, secondo le quali la disciplina sull'equo compenso:
- è compatibile con le disposizioni del vigente codice dei contratti pubblici;
- consente il ribasso solo delle ulteriori componenti di costo dell'offerta, ossia le spese e gli oneri accessori;
- non ha interferenze negative sul principio di tutela della concorrenza tramite evidenza pubblica.
Considerazioni che, secondo il Sottosegretario “richiedono ulteriori approfondimenti per valutarne l'attuazione anche alla luce del quadro giurisprudenziale eurounitario di riferimento, confermato dalla recente sentenza dalla Corte di giustizia dello scorso 25 gennaio, e in generale per promuoverne un coordinamento con le linee di indirizzo dettate da ANAC”.
MIT: necessario un confronto
Ciò premesso, secondo il Ministero delle Infrastrutture è necessario al più presto un confronto con gli enti territoriali e le associazioni di categoria finalizzato a ridurre al minimo le divergenze interpretative ed attuative in materia. Fermo restando il ruolo dell'Osservatorio sull'equo compenso (disciplinato proprio dalla Legge n. 49/2023), tale confronto dovrà consentire di approfondire tutti gli aspetti tecnici della materia, da quelli tecnico-progettuali a quelli finanziari-contabili, coinvolgendo quindi anche le istituzioni preposte alla tutela dei molteplici interessi di settore.
“In questa prospettiva - conclude il Sottosegretario Ferrante - è intenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sottoporre alla Cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio istituita ai sensi dell'articolo 221, comma 1 del codice dei contratti pubblici, l'intenzione di dare avvio al predetto confronto, con l'obiettivo di adottare in forma concertata e ponderata gli opportuni coordinamenti interpretativi tra i due interventi normativi”.
Il punto di vista del CNI
Sull’argomento è intervenuto il Consiglio Nazionale degli Ingegneri che ha preliminarmente ricordato la sua nota indirizzata alla Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia, delle Infrastrutture e dell’Economia, al Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), all’Osservatorio Nazionale sull’Equo Compenso e alla Cabina di regia per il codice dei contratti pubblici
Commentando la risposta del Sottosegretario Ferrante e il prossimo confronto in sede di Cabina di Regia tra gli enti territoriali e le associazioni di categoria, il CNI “giudica positivamente questa iniziativa e confida nel fatto che il citato confronto possa consentire di fugare i principali dubbi interpretativi in materia di Equo compenso. In questo senso, manifesta la più ampia disponibilità ad offrire il proprio contributo. Al tempo stesso, invita tutte le parti in causa a preservare lo spirito della Legge 49/23, atta a garantire ad ogni prestazione professionale un compenso equo, a tutela della qualità delle opere e a garanzia dei cittadini”.