Superbonus e bonus edilizi: l'impatto su PIL e finanza pubblica

La relazione della Corte dei Conti sul Conto Patrimoniale 2023: quasi 17 miliardi in meno di versamenti, conseguenti alla fruizione dei crediti d'imposta

di Redazione tecnica - 11/07/2024

Pur considerando la complessità del Superbonus, la mancata previsione di un limite o di un tetto di spesa nei vari provvedimenti normativi che hanno disciplinato o prorogato l’agevolazione sin dal 2020, ha sicuramente determinato un notevole impatto negativo sui saldi di finanza pubblica, rendendo necessaria la revisione delle previsioni di spesa (da 0,7 a 4 punti di PIL).

Effetto Superbonus: negativo il giudizio della Corte dei Conti

È questo in sintesi il giudizio riportato nella memoria scritta del procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, nel capitolo dedicato a partecipazioni azionarie dello Stato e ai bonus edilizi, nell’ambito del conto patrimoniale 2023 del Paese.

Relativamente alle agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio,si evidenzia come i minori versamenti, conseguenti alla fruizione dei crediti di imposta da parte dei fornitori per gli interventi di efficienza energetica, rischio sismico, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici, anticipati sotto forma di sconto sul corrispettivo ai soggetti che sostengono le spese, nel 2023 sono stati pari a quasi 17 miliardi di euro.

L’analisi parte dal risultato patrimoniale della gestione dell'esercizio finanziario 2023, che ha confermato l'andamento negativo dell’ultimo quinquiennio:

  • anno 2019: -13,01 miliardi;
  • anno 2020: -299,40 miliardi;
  • anno 2021: -217,945 miliardi;
  • anno 2022: -161,61 miliardi;
  • anno 2023: -162,93 miliardi.

I dati evidenziano un deciso peggioramento a partire dall'esercizio 2020 dovuto, essenzialmente, alle conseguenze degli interventi di politica economica e fiscale conseguenti alla pandemia. Il risultato dell'esercizio 2023 conferma sostanzialmente l'andamento dell'anno precedente, ancora decisamente negativo e indica come gli effetti finanziari della pandemia e delle misure adottate negli ultimi anni non siano stati ancora superati.

 

Superbonus: gli effetti finanziari e sul bilancio dello Stato 

Il commento della Corte dei Conti è concorde con la memoria della Presidente dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio del 18 aprile 2024 sulla conversione del D.L. n. 39 del 29 marzo 2024, nella quale si è evidenziato come il Superbonus, insieme al Bonus facciate in vigore dal 2020 al 2022 e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0, abbiano inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni, lasciando una pesante eredità sul futuro .

In particolare la relazione ricorda che i bonus edilizi e gli incentivi Transizione 4.0 si configurano come "crediti pagabili", stante la certezza dell'importo e la loro piena o quasi piena fruibilità nel tempo e, come tali, vengono registrati per l'intero importo maturato in aumento delle spese del conto delle Amministrazioni pubbliche (contributi agli investimenti) nell'anno in cui sorge l'obbligazione, ossia quello in cui è sostenuta la spesa agevolata.

Per quanto riguarda il debito, si adotta la contabilizzazione secondo il "criterio di cassa" e, quindi, l'impatto è diluito sui diversi anni di effettiva fruizione dell'agevolazione.

Gli effetti di finanza pubblica di tali misure hanno poi assunto una dimensione macroscopica, proprio a causa dell'assenza di un adeguato monitoraggio e di limiti alla spesa, che avrebbero dovuto essere previsti dai vari provvedimenti normativi ed illustrati nelle relazioni tecniche.

Al riguardo, l'UPB evidenzia che l'ampliamento degli obiettivi dell'agevolazione e le ripetute estensioni temporali della misura hanno generato un aumento della spesa ben oltre le aspettative iniziali. Anche la diffusione di comportamenti fraudolenti ha contribuito ad ampliare gli effetti finanziari della misura.

Il tentativo di arginare l'impatto finanziario del Superbonus, attraverso restrizioni successive, è stato ostacolato dall'esigenza di tutelare i beneficiari che non avevano ancora concluso i lavori intrapresi.

I valori dell'indebitamento e l'impatto sul PIL

Richiamando poi la Relazione annuale della Banca d'Italia del 31 maggio 2024 si evidenzia come nel 2023 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche sia sceso al 7,4% del PIL (dall'8,6% dell'anno precedente), anche per effetto della riduzione delle misure di sostegno adottate per fronteggiare la crisi energetica.

II calo è stato però nettamente più contenuto di quanto programmato lo scorso autunno dal Governo a causa dei maggiori oneri per il Superbonus, che avrebbe inciso sul disavanzo del 2023 per quasi 4 punti di PIL: “Soprattutto a causa di una spesa per il Superbonus molto superiore alle previsioni, il quadro tendenziale delineato nella NADEF 2023, pubblicata a fine settembre, si è discostato dagli obiettivi fissati ad aprile. In particolare, L'indebitamento netto atteso per il 2023 è stato rivisto al rialzo di 0,7 punti percentuali, al 5,2%per cento del PIL. A consuntivo, il disavanzo per il 2023 è stato pari al 7,4% del PIL: 1,2 punti al di sotto di quello del 2022, ma superiore di circa 2 all'obiettivo prospettato nella NADEF dello scorso autunno. In particolare, la stima dell'impatto di questa agevolazione è stata più volte rivista al rialzo nel corso dell'anno, da  0,7% del PIL nel DEF 2023, a 1,8% nella NADEF 2023, fino a quasi 4% a consuntivo”. Da qui la conferma del MEF secondo cui l'onere della misura sull'indebitamento netto nel periodo 2020-23 ammonta a oltre 153 miliardi di euro.

Anche il trattamento statistico del Superbonus è mutato nel corso dell'anno. In particolare, con due pareri metodologici (pubblicati rispettivamente a febbraio e a settembre 2023) Eurostat ha chiarito che, a causa della loro cedibilità, i crediti maturati nel periodo 2020-23 debbano essere registrati nell'indebitamento netto secondo un criterio di competenza, ossia al momento dell'esecuzione dei lavori agevolati, piuttosto che in quello del loro effettivo utilizzo in compensazione (criterio di cassa). Questa decisione non ha rilevanza né per la valutazione del costo complessivo dell'agevolazione, nè per i suoi impatti sul debito pubblico, che si manifestano quando si materializzano gli effetti di cassa.

 

Le conclusioni

Ne consegue che i minori versamenti conseguenti alla fruizione dei crediti di imposta da parte dei fornitori gli interventi di efficienza energetica, rischio sismico, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici, anticipati sotto forma di sconto sul corrispettivo ai soggetti che sostengono le spese, nel 2023 sono stati pari a euro 16,769 miliardi di euro e le somme stanziate nel 2023 sono state interamente impegnate e pagate all'Agenzia delle Entrate.

Conclude la Corte dei Corti che, pur considerando la complessità dell'agevolazione fiscale connessa alla concessione del c.d. Superbonus, di cui all'art. 119 del D.L. n. 34/2020 (convertito con legge n. 77/2020), non può non rilevarsi come la mancata previsione di un limite o di un tetto di spesa nei vari provvedimenti normativi, che hanno disciplinato o prorogato il Superbonus sin dal 2020, abbia determinato un notevole impatto negativo sui saldi di finanza pubblica, che ha reso necessaria la revisione delle previsioni di spesa, Da 0,7 a 4 punti di PIL.

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