Direttiva Green: tutto quello che c'è da sapere
La UE punta entro il 2050 alla decarbonizzazione degli immobili. Come arrivarci? Ecco obiettivi, tappe, benefici e criticità della EPBD
Entrata in vigore lo scorso 29 maggio, la Direttiva Green, ufficialmente conosciuta come Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD - Energy Performance of Buildings Directive), rappresenta uno dei pilastri fondamentali della strategia dell'Unione Europea per migliorare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas serra.
Direttiva Green: come raggiungere l’obiettivo emissioni zero
Entro il 31 dicembre 2025, gli Stati membri dovranno presentare il piano strategico per il raggiungimento degli obiettivi, garantendo la piena operatività a partire dal 29 maggio 2026.
A essere interessati, in Italia, dovrebbero essere circa 12 milioni di edifici, con un investimento stimato tra gli 800 e i 1.100 miliardi di euro.
Gli obiettivi principali della EPBD possono essere così riassunti:
- riduzione dei consumi energetici: la direttiva mira a ridurre il consumo energetico degli edifici, che rappresentano circa il 40% del consumo energetico totale dell'UE;
- riduzione delle emissioni di CO2: attraverso l'efficienza energetica, la direttiva contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con gli impegni dell'UE nell'ambito dell'Accordo di Parigi;
- promozione delle energie rinnovabili: la EPBD incoraggia l'integrazione delle energie rinnovabili negli edifici, ad esempio attraverso l'installazione di impianti fotovoltaici o l’eliminazione di elementi alimentati con combustibili fossili (ad esempio le caldaie a gas).
- sviluppo di Edifici a Energia Quasi Zero (nZEB): la direttiva prevede che tutti i nuovi edifici siano nZEB dal 2030, il che significa che dovrebbero avere un consumo energetico molto basso, coperto in larga parte da fonti rinnovabili;
- ristrutturazione del parco immobiliare esistente: la EPBD promuove la ristrutturazione degli edifici esistenti per migliorare la loro efficienza energetica, contribuendo così alla riduzione del consumo energetico complessivo, per garantire l’obiettivo di decarbonizzazione complessiva del patrimonio edilizio entro il 2050.
Misure chiave della EPBD
Attestati di Prestazione Energetica
Entro il 29 maggio 2026 il nostro Paese dovrà aggiornare l’attestato di prestazione energetica (APE) degli edifici, come previsto dall’art. 19 e dall’Allegato V alla nuova Direttiva UE 2024/1275 (Direttiva Green).
L’attestato di prestazione energetica dovrà comprendere la prestazione energetica di un edificio espressa in kWh/(m2.a) da un indicatore numerico del consumo di energia primaria, e alcuni valori di riferimento quali:
- i requisiti minimi di prestazione energetica
- norme minime di prestazione energetica
- requisiti degli edifici a energia quasi zero
- requisiti degli edifici a emissioni zero.
Il nuovo APE specificherà la classe di prestazione energetica dell’edificio su una scala che usa solo le lettere da A a G. La lettera A corrisponde agli edifici a emissioni zero (art. 2, punto 2 della direttiva) e la lettera G corrisponde agli edifici con le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale al momento dell’introduzione della scala.
Gli Stati membri che hanno ridefinito le loro classi di prestazione energetica l’1 gennaio 2019 o in data successiva e prima del 28 maggio 2024, possono posticipare la ridefinizione delle loro classi di prestazione energetica fino al 31 dicembre 2029.
Riduzione dei consumi di energia primaria
La direttiva prevede diversi step finalizzati alla riduzione dei consumi di energia primaria:
- per gli edifici residenziali:
- -16% entro il 2030 e -20%/-22% entro il 2035;
- almeno il 55% della riduzione dovrà coinvolgere il 43% degli immobili con le prestazioni peggiori;
- dal 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere NZEB;
- per gli edifici non residenziali:
- -16% nella quota dei consumi entro il 2030 e -26% entro il 2033;
- dal 2028, tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni.
Installazione pannelli fotovoltaici
Secondo la EPBD, dovranno essere dotati di un impianto solare:
- entro il 31 dicembre 2026, gli edifici pubblici e quelli non residenziali con superficie coperta utile superiore a 250 mq;
- entro il 31 dicembre 2027 gli edifici pubblici, con superficie coperta utile oltre i 2.000 mq e gli edifici non residenziali con superficie coperta superiore a 500 mq e soggetti a ristrutturazione importante;
- entro il 31 dicembre 2030 tutti gli edifici pubblici esistenti, con superficie utile superiore a 250 mq;
- dal 1° gennaio 2029, tutti i nuovi edifici residenziali e i nuovi parcheggi coperti.
Installazione caldaie a gas
Se vengono favorite le energie rinnovabili, si punta invece alla disincentivazione dell’uso di energie da combustibili fossili: dal 1° gennaio 2025 sarà vietato il ricorso a incentivi, di qualunque tipo (ad esempio in Italia l’Ecobonus) sulle caldaie alimentate con combustibili fossili. La commercializzazione sarà poi vietata dal 2040.
Direttiva Green: gli impatti previsti
I benefici
L'attuazione della EPBD è destinata a ridurre significativamente le emissioni di CO2 dell'UE, garantendo una maggiore efficienza energetica degli edifici. Da non dimenticare i risvolti economici, con uno stimolo dei settori dell’edilizia e della produzione di impianti a energie rinnovabili, come quelli sociali, con una riduzione dei costi dell’energia e- di conseguenza delle bollette energetiche.
Le criticità
Dall’altra parte, non si possono sottovalutare i costi della Direttiva: si stima che l’impatto economico, in Italia, oscilli tra gli 800 e i 1.100 miliardi di euro. Difficilmente cifre del genere potranno essere sostenute dalle famiglie senza incentivi fiscali o economici.
Basti pensare che una stima media della spesa per famiglia prevede:
- Installazione del cappotto termico, con un costo stimato compreso fra i 180 e i 400 euro;
- sostituzione degli infissi, con una spesa compresa tra i 10 e i 15mila euro;
- sostituzione della caldaia a condensazione;
- Installazione di impianto fotovoltaico.
Proprio per questo, come anche indicato nella Direttiva, una soluzione potrebbe giungere dai c.d. “mutui verdi”, destinati alla riqualificazione degli immobili di proprietà, oppure all'acquisto di abitazioni con elevate prestazioni energetiche o a zero emissioni.