Dove sta andando l’Europa? È arrivato il momento di cambiare ‘Musica’
Considerazioni sulle politiche dell’Unione Europea
Noi persone adulte, che abbiamo vissuto la nostra giovinezza negli anni ottanta e novanta del secolo scorso, ricordiamo chiaramente il gruppo rock irlandese degli “U2” e il loro famoso album “Achtung Baby”, pubblicato nel 1991.
Si rilevò subito un disco di successo, una novità nel campo musicale, un punto di svolta per la famosa band, sia per le innovazioni tecniche, sia per il look, per lo stile e per le spettacolari e visionarie esibizioni del tour che ne seguì.
Ricordiamo il primo singolo dell’album, “The Fly”, che lasciò sbalorditi tutti i fan del gruppo, soprattutto per il modo nuovo di fare musica, per le distorsioni e per l’originalità delle sonorità elettroniche. Anche il testo si rilevò interessante e originale: parla del diavolo che telefona ad un bambino, rivelandogli tutti i segreti della vita. La telefonata viene interrotta in quanto il diavolo dice che ha finito le monete per continuare la conversazione e che, se avesse avuto il tempo, avrebbe “messo a posto molte cose”.
Il testo traccia un parallelo tra gli esseri umani e le mosche, entrambi condannati, a causa della loro comune aspirazione, ad elevarsi, a compiere spesso degli inutili sforzi per soddisfare i loro frivoli desideri; anche il raggiungimento delle auspicate vette, non può impedire le inevitabili cadute.
Questo concetto è nel cuore del soave ritornello della canzone: “We're falling from the sky tonight | A man will beg | A man will crawl | On the sheer face of love | Like a fly on a wall | It's no secret at all | It’s no secret that a conscience can sometimes be a pest”. Tradotto: “Stiamo cadendo dal cielo stanotte | Un uomo implorerà | Un uomo striscerà | Sul volto puro dell'amore | Come una mosca su un muro | Non è affatto un segreto | Non è un segreto che la coscienza a volte possa essere una peste”.
The Fly – l’alter ego parlante di Bono – rappresenta, come abbiamo già detto e come disse il frontman degli U2, “una telefonata dall’inferno, da un luogo - appunto l’inferno - che si identifica con l’Europa in cerca di identità, con le contraddizioni politico-sociali e i caratteri alteri della sua coatta unione, con la Germania divisa per circa trent’anni tra Est e Ovest, con la guerra nei Balcani e la guerra del Golfo.
Bono, circa trent’anni fa, ha definito Achtung Baby come “il suono di quattro uomini che abbattono The Joshua Tree”. Ricordiamo che “The Joshua Tree” è il nome di un precedente album degli U2, pubblicato nel 1987, che ebbe un notevole successo. L’affermazione di Bono sottolinea una volontà di progredire, una rottura con il passato, una ricerca di spazi inesplorati, di originali modelli di comunicazione, per scuotere le coscienze e per offrire nuove sensazioni.
A distanza di oltre trent’anni dalla pubblicazione originaria dell’album Achtung Baby, ancora oggi questo album rappresenta un valido esperimento sull’impatto della volontà dell’uomo nella sua evoluzione, nella formazione della propria coscienza e, conseguentemente, della nostra realtà collettiva; ne è la prova la pubblicazione di due successive edizioni del disco, a vent’anni e a trent’anni dalla prima: “Achtung Baby 20th Anniversary Edition” e “Achtung Baby 30th Anniversary Edition”. Tale album rappresenta inoltre, ancora oggi, un messaggio politico, un grido di allarme sulle volontà di standardizzazione e di espansione incontrollata dei popoli, sulle volontà di coercizione delle libertà della specie umana.
Achtung Baby, e i brani in esso contenuti, a cominciare da The Fly, sono da stimolo al Pensiero, alla forza primaria da cui tutto scaturisce, da cui ogni cosa prende forma o si dissolve ritornando all’essenza primordiale che lo ha generato. La volontà prevarica qualsiasi barriera, fisica e ideologica, purché si creda in quello che si vuole ottenere, si faccia leva sulla nostra idea di libertà, sul nostro libero arbitrio e sul desiderio di migliorare la nostra condizione umana, si abbandonino i circoli viziosi delle comode abitudini, al di fuori delle mode effimere e dell’approvazione compiacente dei nostri “ammiratori”. A un nuovo evento corrisponde una visione del tutto nuova della realtà, quella che i nostri limitati sensi riescono a percepire, immersi in un campo energetico vibrazionale intangibile, senza spazio né tempo, come risonanza delle nostre sensazioni, come consapevolezza di una condizione universale, unica e irriducibile. In questo sforzo di volontà, che allontana l’uomo dall’insignificanza e dal peccato dell’accidia, occorre essere coscienti dei propri limiti, occorre ricercare nuovi equilibri, per appagare i nostri desideri di benessere e di libertà; non occorre tuttavia andare troppo in alto, oltre i limiti delle capacità umane e del buon senso, altrimenti si rischia di cadere rovinosamente a terra, come una mosca ingorda ed incosciente che vaga senza meta in uno spazio oscuro.
La caducità della mosca è anche quella della specie umana e di qualsiasi altro insetto o animale. Per dare un senso fisico al dinamismo dell’esistenza occorre spingersi oltre le nostre limitate percezioni. L’Universo, inteso come insieme degli elementi naturali, dalle particelle sub-atomiche fino alle galassie più lontane, si è strutturato in miliardi di anni così come lo percepiamo oggi; tuttavia, le nostre generiche conoscenze, i limiti dei nostri sensi, della nostra struttura fisica e delle nostre convinzioni spirituali, ci fanno percepire la realtà in maniera frammentaria, ossia parziale e discontinua, falsamente vera. La parola Universo deriva dal latino Universus (Tutto intero), dalla combinazione di due parole: Unus (Uno) e Versus (Volgere), ossia ‘Verso l’Uno’, il ‘Tutto’ dinamico. L’esistente volge tutto in un'unica direzione, e il destino di Tutto è comune a tutta la materia di cui è costituito, questo vale sia nel regno animale che in quello vegetale e minerale, sia per le piante che per gli animali, uomo compreso, sia per i batteri che per le alghe, per in funghi e per gli organismi unicellulari, sia per tutte le sostanze naturali, che definiamo inerti e inanimate, che costituiscono il pianeta terra e gli altri corpi celesti. Bisogna prendere coscienza, oggi più che mai, del fatto che siamo tutti collegati; qualsiasi perturbazione, che viene attuata in un luogo specifico, si ripercuote sull’intera umanità.
Rimandando ai trattati filosofici, e alle stimolanti e moderne teorie della fisica quantistica, per gli approfondimenti del caso, sviluppiamo ora alcune considerazioni sull’attuale condizione umana di noi europei.
Stiamo assistendo a mutazioni senza precedenti nella nostra storia comune. I confini geografici e culturali, scaturiti dal secondo conflitto mondiale, sono stati parzialmente abbattuti per favorire il raggiungimento di un nuovo equilibro. L’Europa del Popolo – quella idealizzata nel secolo scorso da Altiero Spinelli e ratificata con il “Manifesto di Ventotene”, dal titolo originario “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto” – che, proponendo l’unione degli stati europei in senso federale, auspicava il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, conservando ciascuno le specifiche diversità, che propugnava l’integrazione culturale secondo i criteri di pace e di libertà, rinnegando la guerra come strumento di risoluzioni dei conflitti, questa Europa oggi non rappresenta nulla di tutto ciò.
L’Europa di oggi è un coacervo di contraddizioni, come si suol dire “è tutto e il contrario di tutto”. Stiamo assistendo, giorno dopo giorno, ad un peggioramento evidente della qualità della vita dei cittadini europei, come diretta conseguenza di politiche scellerate, che standardizzano il tutto, non tenendo conto delle specifiche diversità costitutive dei paesi membri e della necessita di una vera integrazione. I modelli presi a riferimento sono quelli nordici, in particolare quelli della Germania e della Francia, modelli funzionali per le rispettive culture, non certo replicabili tout court nei restanti paesi dell’Unione.
Alcune prescrizioni normative rasentano l’assurdo. Per esempio, in applicazione delle norme europee, una carota biforcuta e una mela di diametro inferiore a 60 mm non possono essere immesse nel mercato, neanche deprezzandone il valore; si arriva oltre, gettando al macero tonnellate di prodotti agricoli solamente per fattori estetico-geometrici, per i capricci dei politici dominanti e dei burocrati normatori. La lista delle assurdità la ritroviamo in ogni settore, e sarebbe impossibile riportarla in questo articolo o nei volumi di uno specifico “trattato enciclopedico”.
Tutti noi, nei rispettivi ambiti di attività, soffriamo di queste vessazioni contro natura, di questo sperpero di risorse materiali e intellettive, risorse che potrebbero essere utilmente impegnate invertendo semplicemente la rotta e, al limite, rinunciando ad esprimersi troppo in tal senso. L’integrazione economica e culturale dell’Unione è stata attuata sulla base di modelli chimerici all’americana, tipo “Ikea” ed “Amazon”, imponendo prepotentemente dei criteri tecnico-gestionali e degli standard che inaridiscono e mortificano la storia, l’esperienza, l’arte e la cultura, favorendo la delocalizzazione delle industrie e delle attività commerciali e artigianali laddove i costi della manodopera e la pressione fiscale sono al disotto dei limiti di sostenibilità, senza considerazione alcuna sul know-how e sugli standard di qualità acquisiti in molti anni di esperienza e di specializzazione; tutto diventa uguale, ovunque si vada le “cose” hanno il medesimo gusto, si respira la stessa aria e si avvertono già gli stessi rumori e gli stessi odori, tutto ciò per alimentare la “nave” della globalizzazione e del libero mercato, di cui l’America è il “timoniere” principale.
Anche la formazione scolastica e universitaria è strutturata a immagine e somiglianza della globalizzazione e del libero mercato. Gli studenti moderni si preparano per superare gli stage di Amazon o di altre aziende del Sistema Globale Unificato. D’altra parte, l’integrazione con i paesi extra-europei, così come attuata in Europa, è rappresentata dall’inviluppo di tutte le culture, dalla loro somma e non, come dovrebbe essere nell’accezione moderna del termine “integrazione”, dalla loro fusione e trasformazione reciproca. Ciò provoca una contrazione delle libertà dei paesi dell’Unione che, da una parte devono rigidamente rispettare i protocolli interni (normative tecniche e fiscali), e dall’altra devono digerire, loro malgrado, i modelli culturali esogeni e i prodotti extra-europei che circolano liberamente nel mercato comune ignorando le sue regole; basti pensare all’enorme massa di prodotti che arrivano dalla Cina, per il tramite del colosso dell’e-commerce “Alibaba” e anche di Amazon, che - per tacito consenso e per ordini superiori, tesi a non perturbare gli equilibri di scambio commerciale - non vengono sottoposti ad alcun controllo serio ed incisivo.
Anche la tassazione degli stati membri non è omogenea, e neanche si fa nulla per ricercare un qualche criterio di perequazione della pressione fiscale; così in Italia la tassazione è fuori controllo, mentre negli altri stati membri risulta calmierata da politiche economiche emanate ad hoc dagli stessi paesi che detengono la maggioranza in Parlamento.
Anche la concorrenza, nel mercato comune, è divenuta un’antinomia, non essendo di fatto controllata da alcuna Autorità Antitrust, ed essendo accettata una tassazione irrisoria sui colossi extra-europei, dell’industria, dei servizi, dell’e-commerce e di ogni altro settore.
Anche il “settore” spirituale risente di queste anomalie, con la crisi della cultura cristiana e dei valori morali e sociali ad essa correlati. Tra non molto, a causa dei fenomeni migratori incontrollati e per motivazioni strettamente culturali, le nostre chiese saranno trasformate in moschee e le croci dei nostri campanili saranno sostituite dalla mezza luna.
Nessuno nega le libertà di circolazione e di culto, purché queste libertà vengano espresse appunto liberamente e senza alcuna prevaricazione. Per favorire una vera integrazione e per non far torto a nessuno, l’ora di religione nelle scuole europee potrebbe essere sostituita con l’ora di “Spiritualità”, nella quale insegnare, in chiave filosofica e scientifica, i valori universali dell’esistenza, nella quale si possa accettare e comprendere, come approccio di base, che il Dio da seguire è uno solo; se così non fosse non potremmo appartenere tutti alla medesima specie umana. Per poter attuare questa volontà occorre superare i nostri limiti di elevazione spirituale ed accettare quello che afferma oggi la scienza: comprendere che siamo un tutt’Uno con quello che ci circonda e con l’Universo, che le distanze che ci separano sono apparenti, che nella realtà sono anch’esse occupate dalla materia (anche l’aria che respiriamo è materia, così come lo è la “materia oscura” dell’Universo), che tali entità sfuggono ai nostri sensi e ci mettono in comunicazione l’uno con l’altro, anche a distanze infinite; siamo tutti costituiti da molecole, da particelle atomiche e sub-atomiche che si aggregano negli stati della materia e che si dissolvono per tornare al Principio che le ha generate.
La vita percorre ciclicamente queste trasformazioni, all’infinito. Per comprendere ed accettare questi concetti occorre essere curiosi, occorre abbandonare i modelli smart della vita moderna e studiare molto, come hanno fatto gli scienziati europei del secolo scorso, e come stanno facendo molti ricercatori nel campo della fisica quantistica, senza preconcetti e nella piena coscienza dei nostri limiti sensoriali.
I criteri di pace e di libertà, che dovrebbero rappresentare i capisaldi di un’Europa che rinnega la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, sono oramai sbiaditi nel Manifesto dell’Unione. Stiamo alimentando una guerra esecrabile, quella tra Russia e Ucraina, mediante l’invio diretto di armamenti e di risorse economiche, a favore dell’Ucraina, per soddisfare le velleità espansionistiche dell’America e per non turbare gli storici equilibri. L’Ucraina ha un’estensione territoriale pari a circa 1/30 della Russia e un numero di abitanti pari a circa 1/3. Questi rapporti - insieme all’indiscussa superiorità militare della Russia, dimostrata in più occasioni nella sua storia - ci fanno comprendere come, con le attuali condizioni geo-politiche, non possiamo certamente pensare che l’Ucraina possa risultare vittoriosa nel conflitto in atto; gli aiuti dell’Europa allungano solamente il conflitto e lo stato di agonia della popolazione ucraina, già fortemente provata in questi anni di guerra. Al di là delle legittime ragioni, sia della Russia che dell’Ucraina, che continuano ad alimentare il conflitto, non sembra logico che anche l’Europa ci metta del suo, sapendo bene che, se non recede dalle sue scelte, sarà complice di un vero e proprio genocidio, come unica alternativa ad un conflitto più esteso, che trascinerà nel campo di guerra anche l’America e la Cina.
In definitiva, l’Europa di oggi è come un anziano ubriaco con la pancia gonfia, che va avanti appoggiandosi ai suoi vecchi amici, senza una reale volontà di integrazione e di rinnovamento, senza alcuna coscienza di ciò che sta facendo e senza alcuna idea su dove voglia andare e di quale sia la strada per tornare a Casa. Ovunque, in Europa, vediamo solamente volti tristi, pensierosi, assorti in un torpore che corrode l’anima. La “melassa” europea diviene sempre più grassa e meno digeribile, sempre più autoreferenziale, nei rapporti con la realtà oggettiva degli eventi e con i reali bisogni del Popolo sovrano; occorre urgentemente una dieta per ristabilire un giusto equilibrio, mangiando bene e con dosi adeguate al nostro organismo, per andare avanti e per tornare un po’ a sorridere.
Bisogna destarsi e invertire la rotta! Se continuiamo di questo passo l’inferno è garantito, e questa volta non ci saranno nuovi tentativi di salvataggio; il diavolo arriverà senza preavviso telefonico, per accaparrarsi le nostre anime, per aver superato i nostri limiti, con la forza della musica, con Achtung Baby, con The Fly e con il suo profetico testo, con quel bambino, che oggi è diventato un adulto e conosce bene i “segreti della vita”. Questa volta il diavolo agirà senza alcuna interruzione, e metterà “a posto molte cose”. Sarà lui ad abbattere The Joshua Tree, e noi cadremo a terra come mosche insignificanti, come ubriachi barcollanti, come uomini inutili nella nostra Casa comune.
Ci sarà una nuova “Musica”? E, soprattutto, ci saranno ancora gli U2?