Crediti incagliati: nuovo appello degli Esodati del Superbonus

L'appello dell'Associazione: necessario procedere sulla retroattività del divieto di cessione dei crediti, che ha un effetto distruttivo su famiglie e imprese

di Redazione tecnica - 24/09/2024

Continua – giustamente – a tenere banco il braccio di ferro tra il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti e l’Associazione Esodati del Superbonus che, dopo l’incontro dello scorso giugno al MEF, durante il quale sono state discusse tutte le problematiche legate ai c.d. "crediti incagliati", non ha avuto alcun seguito, sebbene sia anche stato consegnato un dossier con delle richieste ben precise.

Crediti incagliati: gli Esodati del Superbonus scrivono a Giorgetti

Nasce da qui il nuovo appello dell’Associazione, che invita il Ministro a risposte chiare e certe: “Abbiamo apprezzato molto la disponibilità e l’impegno del Ministro e dei suoi cinque collaboratori che, con responsabilità e competenza, hanno ascoltato, discusso con noi e preso l’impegno di comunicarci possibili modifiche del Decreto-Legge del 29 marzo 2024, n. 39, convertito con legge 23 maggio 2024, n. 67,”.

Richieste motivate dal fatto che il Decreto ha avuto un effetto impattante e distruttivo su migliaia di cittadini, imprese e professionisti “colpendo in modo coattivo e con effetti retroattivi anche i crediti già generati”. Come spiegano gli Esodati, la più grave anomalia è proprio l'effetto retroattivo, a causa del quale Poste Italiane e le poche banche che ancora acquistavano crediti, hanno bloccato le pratiche in corso anche nei casi in cui avevano già approntato i contratti.

Si evidenzia quindi che chi ha sostenuto spese nel 2023 in molti casi ha cercato di effettuare tutti i pagamenti entro dicembre di quell’anno per ottemperare a delle scadenze fissate dallo stesso Stato, che poi invece ha impedito la cessione dei crediti maturati. Chi non è riuscito a cedere il credito entro il 4 aprile 2024, a causa del divieto di cessione delle rate residue, ha perso l'intero beneficio residuo maturato perché impossibilitati sia a cedere che a detrarre.

Le richieste dell'Associazione

Si ribadisce quindi l’urgenza di:

  • ripristinare la cessione delle rate residue dei crediti dei bonus edilizi;
  • consentire la remissione in bonis per salvaguardare i diritti dei contribuenti che, pur avendo tutti i requisiti per accedere alle agevolazioni, per non aver presentato la comunicazione nei termini oppure per averla presentata con errori sostanziali, si trovano a perderle in toto;
  • consentire anche a chi ha sostenuto spese nel 2023 di poter scegliere se portarle in detrazione in quattro o in dieci anni, analogamente a quanto concesso per le spese 2022. Si tratta di una previsione utile ad aiutare chi ha bassa capienza fiscale, permettendo di detrarre annualmente una parte più piccola di crediti e ad evitare di perdere la parte eccedente rispetto a quanto potrebbero detrarre in quattro anni; inoltre la diluizione in 10 anni sarebbe vantaggiosa anche per le casse dello Stato.

Continua l’Associazione nel ribadire come l’effetto retroattivo del Decreto sia stato un errore, “che va non solo contro gli interessi dei cittadini, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni e nel sistema legislativo. Il Ministro, il Mef, il Parlamento, la Commissione Finanze devono tutelare i diritti degli esodati e l’integrità di un sistema che dovrebbe proteggere e promuovere il diritto e l’equità”.

Da qui l’appello al riesame della situazione “per dare un futuro a tante famiglie e imprese e che possa garantire integrità e giustizia, promovendo un decreto urgente, anche in vista della scadenza fiscale del 30 settembre per presentare la dichiarazione dei redditi (730)”.

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