Equo compenso: garantirlo anche nel nuovo Codice Appalti

La posizione di Fondazione Inarcassa: tutelare i professionisti come fatto poco più di un anno fa con la legge n. 49/2023

di Redazione tecnica - 26/09/2024

Il percorso che porterà all’adozione del decreto correttivo del Codice dei Contratti Pubblici si arricchisce di una nuova tappa: si è svolta presso il MIT la riunione di “chiusura” della consultazione pubblica sul d.Lgs. n. 36/2023, alla quale sono stati invitati oltre 70 tra rappresentanti di associazioni di settore, enti, sindacati e stakeholders e che hanno potuto presentare le proprie proposte di modifica e integrazione sulla base di un format fornito proprio dal Ministero.

Correttivi al Codice Appalti: garantire equo compenso

Prossimo passo da affrontare, sarà la redazione dello schema di decreto legislativo che nelle prossime settimane dovrà essere portato all’esame preliminare del Consiglio dei Ministri per essere successivamente sottoposto al parere dal Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e delle Camere.

Al tavolo tecnico ha preso parte anche Fondazione Inarcassa, che ha ribadito la propria posizione sul valore dell’equo compenso nel Codice Appalti 2023. Il presidente, Ing. Andrea De Maio, ha evidenziato proprio come il principio dell’equo compenso sia indubbiamente quello di maggiore interesse per la Fondazione: “come punto di riferimento di 175mila architetti e ingegneri liberi professionisti restiamo fermamente convinti che il principio vada applicato anche per i contratti pubblici”.

De Maio (Fondazione Inarcassa): equo compenso non è un costo ma un investimento per la P.A.

De Maio ha ribadito come l’equo compenso non sia un costo per la P.A. bensì un investimento, “fatto per garantire il mantenimento di un’adeguata qualità progettuale, riducendo il rischio che i costi aumentino per varianti e contenziosi”.

Non solo: “l’Equo Compenso, inoltre, serve a tutelare quegli stessi principi che la politica poco più di un anno fa ha ritenuto, in modo trasversale, meritevoli di interesse con la Legge n. 49/2023. Per questo motivo restiamo a disposizione del Governo e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per migliorare la legislazione vigente, affinché i professionisti possano operare nelle migliori condizioni per continuare a contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese”.   

 

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