Case Green, Superbonus, caro materiali: i nodi irrisolti della Legge di Bilancio

Audizione di ANCE sul Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029: troppo poco spazio agli investimenti e agli incentivi per la crescita

di Redazione tecnica - 07/10/2024

Sebbene il Piano Strutturale Nazionale di Bilancio di medio termine per gli anni 2025-2029 costituisca un’innovazione programmatica, potenzialmente in grado di garantire un percorso coerente di azione di politica economica, superando la logica del brevissimo periodo e di emergenza che, purtroppo, ha caratterizzato innumerevoli Leggi di Bilancio degli ultimi vent’anni, allo stesso tempo sembra aprirsi solo una stagione di risanamento di bilancio realizzata, come nel passato, tagliando la spesa per investimenti.

Piano strutturale di Bilancio: per ANCE poca attenzione agli investimenti

ANCE parla apertamente di timori per l’attuazione del PSB, nel corso dell'audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, sul Documento CCXXXII, n. 1 relativa proprio al Piano, che fa esplicito riferimento al contenimento della spesa primaria corrente e alla minore spesa per i contributi agli investimenti (per effetto del ridimensionamento dei bonus edilizi), senza di contro indicare strumenti efficaci per contenere le spese correnti, spingendo quindi ad intervenire sugli investimenti.

Un quadro sicuramente non positivo, considerato che in passato “il necessario rigore sui conti pubblici ha conseguito l’unico effetto di bloccare l’attività di investimento delle amministrazioni pubbliche, con conseguenze che il Paese ancora sconta per i mancati investimenti nella manutenzione del territorio e delle infrastrutture esistenti”.

Si ribadisce quindi che la prossima manovra di bilancio, la prima del ciclo pluriennale di attuazione del PSB, non comprima gli investimenti pubblici ordinari per garantire l’equilibrio dei conti: le aspettative di ANCE depongono verso Finanziarie finalizzate al sostegno della crescita economica, considerando da un lato l’esigenza di delineare il “dopo PNRR”, per proseguire il percorso di modernizzazione e sviluppo del Paese avviato con il Piano europeo, dall’altro la necessità del rispetto dei nuovi vincoli del Patto di Stabilità e Crescita europeo.

Basti pensare che, secondo il rapporto del PSB, nei prossimi anni, gli investimenti del PNRR faranno crescere il PIL di 6 punti percentuali in più nel 2031, per l’effetto combinato di investimenti e riforme.

L’azione riformatrice sembra però concentrarsi, principalmente, su:

  • settore della giustizia;
  • amministrazione fiscale;
  • gestione responsabile della spesa pubblica;
  • supporto alle imprese e la promozione della concorrenza;
  • Pubblica Amministrazione, ivi inclusi i servizi di cura per la prima infanzia.

Temi che, se sicuramente importanti, non appaiono sufficienti ad affrontare le questioni più rilevanti in tema di sostegno alla creazione di ricchezza e di adeguamento del Paese alle istanze provenienti dai cittadini.

Le proposte di ANCE

Sono quindi diversi i punti su cui l’Associazione auspica una revisione in chiave strategica per il futuro del Paese:

  • casa;
  • rigenerazione urbana;
  • ambiente;
  • riqualificazione patrimonio edilizio: Direttiva Green e Bonus edilizi;
  • caro materiali: proroga della misura.

 

La casa: gli investimenti in edilizia

Anni di disimpegno dello Stato hanno determinato un vuoto per le classi sociali più bisognose, oltre ad innescare un lento e inesorabile processo di degrado del patrimonio residenziale pubblico:

  • le esperienze di housing sociale di natura privata degli ultimi anni appaiono insufficienti a rispondere alla grande domanda di case in affitto o in vendita a canoni o prezzi sostenibili;
  • la fascia più colpita è quella dei giovani della classe media e bassa, che non possono permettersi di acquistare una casa e sono costretti a pagare affitti molto alti, avendo un accesso limitato o nullo agli alloggi sociali. Situazione resa ancora più grave con lo sviluppo turistico, che in alcune città spinge a destinare numerosi immobili alla ricettività temporanea (640mila secondo le stime dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi - AIGAB);
  • secondo l’ultimo Rapporto della BEI, in Italia, il 66% delle famiglie a basso reddito supera la soglia di “sovraccarico dei costi abitativi”, ovvero costi dell'abitazione che superano il 40% del reddito disponibile.

È necessario quindi avviare un Piano nazionale di housing sociale, che ricomprenda una più ampia e articolata offerta abitativa, con alloggi pensati per diverse categorie di utenze, con un forte mix tra proprietà ed affitto, innescando, nel contempo, la riqualificazione di ampie porzioni delle nostre città.

Ciò è maggiormente vero nelle grandi città, nelle quali il costo della vita ha creato una crescente disuguaglianza nell'accesso alle abitazioni.

Da questo punto di vista, ANCE propone un’integrazione delle politiche abitative, prevedendo investimenti in alloggi sociali e forme di locazione flessibile a prezzi calmierati.

Rigenerazione urbana: il ruolo delle città

La rigenerazione urbana può giocare un ruolo fondamentale nelle politiche di investimento, con un modello di sviluppo fondato sul riuso e la razionalizzazione delle aree urbanizzate, sulla sostituzione del patrimonio edilizio esistente e sul contenimento del consumo di suolo, sull’adattamento delle città e degli edifici ai rischi legati al cambiamento climatico e sull’attenzione ai temi energetici.

Questa strategia deve necessariamente contare su una regia nazionale, una governance in grado di dare unitarietà alle strategie e alle politiche urbane anche attraverso la disponibilità di risorse adeguate e stabili nel tempo con la creazione di un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana. In questo modo si eviterebbe l’eccessiva frammentazione di finanziamenti e azioni che ha sempre caratterizzato questo ambito di intervento.

Ambiente: prevenzione dissesto idrogeologico e siccità

ANCE propone la redazione di un Piano per l’ambiente, tenendo conto del cambiamento climatico e dei numerosi eventi estremi, uniti alla fragilità del territorio italiano. È necessaria quindi un’attenzione particolare al tema della prevenzione e messa in sicurezza idrogeologica e sismica del territorio.

Basti pensare al fatto che, per contrastare i fenomeni di dissesto idro-geologico la spesa negli ultimi 15 anni si è triplicata: se prima del 2009 i danni annuali erano, in media, di 1 miliardo l’anno dal 2009 ad oggi la media annuale a carico dello Stato per le catastrofi climatiche raggiunge i 3,3 miliardi.

Stesse considerazionI per la disponibilità di risorse idriche, considerata la siccità estrema di alcune zone: sul punto ANCE invita ad accelerare e potenziare la realizzazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico, in modo da aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo), attivando sistemi di monitoraggio, investendo in manutenzione e sviluppo delle reti e degli impianti, incentivando il riciclo e la raccolta.

 

Riqualificazione patrimonio edilizio: Direttiva Green e Bonus edilizi

L’entrata in vigore della direttiva UE 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia, che dovrà essere recepita a livello nazionale entro il 2026, impone fin da subito un riordino degli inventivi fiscali per avviare un piano di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare che consenta di ridurre progressivamente le emissioni di CO2 degli immobili e mettere in sicurezza un patrimonio edilizio vetusto.

Un aspetto particolarmente preoccupante è la prossima scadenza del 31 dicembre 2024, quando l’intero sistema di incentivi si ridurrà al solo 36% del Bonus Casa, senza alcun riferimento alla qualità degli edifici.

Gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia. L'80% dell'energia consumata dalle famiglie in Europa è dovuta al riscaldamento, raffrescamento degli ambienti e all'acqua calda per uso domestico.

Da qui l’appello di ANCE per la definizione di un piano, serio ed efficace, per la riqualificazione immobiliare: “un obiettivo non più rimandabile, considerando che quasi 12,2 milioni di edifici (il 75% degli edifici residenziali esistenti) è stato costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e di quelle sull’efficienza energetica (1976), nonché dei relativi decreti attuativi”. Interventi a carico di un patrimonio che ha, abbondantemente superato, in media, i 40 anni, soglia temporale oltre la quale si rendono indispensabili interventi di manutenzione.

Dal Superbonus al piano strutturale di intervento (e incentivi)

Non si può non pensare al Superbonus che a partire da maggio 2020 ha avviato un primo importante processo di riqualificazione energetica che ha coinvolto il 5,8% dello stock edilizio (circa 500 mila interventi).

Per proseguire in questa direzione, la Direttiva delinea un programma con obiettivi molto ambiziosi, che sollecitano un sostegno pubblico, sebbene accanto a risorse private, e una politica industriale lungimirante per la filiera delle costruzioni, che deve essere messa in grado di esprimere il suo grande potenziale in termini di impatto economico, sociale, ambientale e tecnologico.

Infine, il coinvolgimento del settore privato ha il vantaggio di garantire una gestione e una manutenzione a lungo termine dell’opera realizzata. I modelli di concessione, in cui il privato gestisce e mantiene l'immobile per un periodo definito, assicurano che le strutture rimangano in buone condizioni nel tempo.

Non si può più rimandare la definizione di un Piano pluriennale di efficientamento energetico degli edifici, che offra una griglia di incentivi inversamente proporzionali alle possibilità economiche dei possessori di immobili con basse prestazioni energetiche.

Un Piano che sia in grado di sostenere chi non ce la fa e orientare chi può, mettendo a disposizione un catalogo di strumenti capaci di garantire un numero di interventi coerente con gli ambiziosi obiettivi della Direttiva.

Alcune misure possono essere a impatto sul bilancio, quali:

  • un mercato per i certificati bianchi per il settore residenziale civile;
  • un Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (APE);
  • modifiche ai regolamenti condominiali per facilitare interventi di risparmio energetico.

Altre misure determineranno certamente un costo, costo che, però, garantirà l’obiettivo della decarbonizzazione insieme a quello della crescita economica, come avvenuto negli ultimi tre anni.

 

Caro materiali: proroga della misura

ANCE chiede anche la proroga in legge di Bilancio 2025 della misura relativa al caro materiali (DL Aiuti) in scadenza al 31 dicembre 2024.

Tale proroga è necessaria per evitare il blocco di migliaia di cantieri ad inizio gennaio e poter realizzare, quindi, gli investimenti previsti nell’ambito del PNRR (e non solo) e garantire gli importanti effetti sulla crescita economica previsti nel PSB.

Il problema del costo dei materiali continua, infatti, a rappresentare un ostacolo alla tempestiva realizzazione dei cantieri in Italia. I livelli dei prezzi rimangono elevati (circa il 30% sopra i livelli di 3/4 anni fa) nonostante il calo dell’inflazione e la fine del superbonus.

Il costo della misura è stimato in circa 2 miliardi di euro (in linea con la tendenza del 2024), al lordo di eventuali residui degli stanziamenti degli anni passati.

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