Correttivo Codice Appalti: audizioni al via
Sfilano in Commissione Ambiente i rappresentanti di associazioni di settore e stakeholders, mentre stringono i tempi per l'approvazione finale del nuovo decreto legislativo
Sono trascorse 3 settimane da quando il Governo ha trasmesso al Parlamento da parte dello schema di Decreto Legislativo recante “Disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36”, e sono iniziate le audizioni presso le Commissioni Ambiente di Camera e Senato, durante le quali addetti ai lavori, associazioni e stakeholders stanno esprimendo perplessità e proposte per rifinire il testo prima della sua approvazione definitiva.
Codice Appalti: le audizioni sul Correttivo
Un correttivo richiesto a gran voce già da tempo e sul quale il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha attivato lo scorso luglio una consultazione, coinvolgendo 94 stakeholders, di cui 77 operatori privati e 17 soggetti pubblici, che hanno presentato circa 630 contributi.
L’attuale bozza di correttivo, infatti, interviene con:
- 58 articoli modificati;
- 1 articolo sostituito (193 “Procedure di affidamento”);
- 3 nuovi articoli (82-bis “Accordo di collaborazione”; 225-bis “Ulteriori disposizioni transitorie”; 226-bis “Disposizioni di semplificazione normativa”);
- 19 allegati modificati;
- 1 allegato sostituito (V.2 “Modalità di costituzione del Collegio consultivo tecnico (Articolo 215, comma 1)”);
- 3 nuovi allegati (I.01 “Definizioni dei soggetti, dei contratti, delle procedure e degli strumenti”; II.2-bis “Modalità di applicazione delle clausole di revisione dei prezzi (articolo 60, comma 4-ter)”; II.6-bis “Accordo di collaborazione (articolo 82-bis, comma 3)”).
Ad oggi, tra gli operatori che sono stati auditi, ci sono Assistal, Fondazione Inarcassa e CNA-Confartigianato, ciascuno dei quali ha evidentiato punti di diversi sui quali è necessario intervenire ulteriormente.
A parlare per la Fondazione Inarcassa è stato il presidente, ing. Andrea De Maio, che ha definito il Correttivo il “primo tagliando al Codice dei contratti pubblici”, ricordando come lo sforzo dell’Associazione si sia rivolto ad accendere i riflettori su diversi temi centrali che coinvolgono architetti e ingegneri liberi professionisti, e che mettono in gioco il futuro e la qualità della progettazione.
“Apprezziamo che il correttivo accolga la proposta di Fondazione Inarcassa sull’articolo 100, volta ad ampliare i periodi di riferimento sui quali valutare i requisiti di capacità economica-finanziaria e tecnica-professionale, nonché la scelta di fare finalmente chiarezza sull’equo compenso”, ha sottolineato De Maio; molto però resta ancora da fare su accordi quadro e appalto integrato, “due istituti che nell’attuale previsione del Codice limitano la concorrenza e impediscono la crescita delle realtà professionali di piccola e media dimensione”.
La posizione dell’Associazione è fortemente contraria alle attuali previsioni sull’appalto integrato, “istituto che non riduce i costi né i tempi realizzativi, come peraltro confermato da Anac nel 2021”. Per la Fondazione, l’appalto integrato lede il principio di terzietà del progettista, a garanzia della pubblica amministrazione. La proposta è quindi di limitarne il ricorso “ai soli casi in cui l’impresa può dare un particolare contributo in termini di innovazione tecnologica e comunque per opere il cui importo dei lavori sia superiore alla soglia comunitaria”.
Altro tema critico riguarda l’accordo quadro, ha aggiunto De Maio, “un istituto cui ricorrono talune stazioni appaltanti medio-grandi che, per evitare le gare accorpano in un unico grande appalto l’affidamento di tanti incarichi professionali tra loro diversi, non omogenei, non standardizzabili e non ripetitivi”.
E sottolinea come nei servizi di natura intellettuale l’accordo quadro limiti e possa distorcere la concorrenza, in contrasto con i principi dello Small Business, motivo per cui occorre impedirne il ricorso per i servizi di natura intellettuale. “Il progetto”, conclude il Presidente De Maio, “è un prodotto dell’intelletto e non il frutto di un processo industriale”.
L'Audizione di CNA - Confartigianato
Sebbene il correttivo al Codice rappresenti un'opportunità preziosa per sfruttare al meglio le potenzialità del mercato degli appalti pubblici, per CNA-Confartigianato, nello schema di nuovo d.Lgs. permangono criticità rilevanti che ostacolano l'accesso delle piccole imprese a questo mercato in maniera completa.
Tra gli aspetti da rivedere, le tutele lavoristiche. In particolare, il concerridi equivalenza tra i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) dovrebbe considerare aspetti distintivi presenti nei contratti dei diversi settori, come la bilateralità e le forme di welfare, fondamentali per garantire importanti prestazioni ai lavoratori.
Altra perplessità riguarda la modifica al criterio di revisione dei prezzi. Sebbene l'obiettivo dichiarato fosse una semplificazione, la nuova norma introduce un metodo di calcolo complesso e di difficile applicazione.
Parere negativo anche sull'estensione dell'obbligo per i consorzi tra imprese artigiane di indicare preventivamente nell'offerta le imprese consorziate, considerando la differenza di natura rispetto ai consorzi stabili, oltre che sull'introduzione di una nuova disciplina transitoria, la cui durata non è specificata, per identificare i restauratori qualificati per la progettazione e direzione lavori su beni culturali protetti. Secondo CNA e Confartigianato, questa norma sembra trascurare l’esistenza di numerosi operatori già pienamente qualificati.
Positivo apprezzamento invece per la volontà di favorire le PMI conservando loro una quota delle gare o consentendo il subappalto fino al 20% delle prestazioni. Tuttavia, per le Confederazioni sarà necessario monitorare l'effettiva implementazione di queste disposizioni affinché si traducano in comportamenti virtuosi da parte delle stazioni appaltanti e degli operatori economici.
Infine, CNA e Confartigianato chiedono una revisione del sistema di attestazione SOA con l'obiettivo di semplificarlo, ridurre i costi e valorizzare criteri che tengano conto sia degli aspetti formali che delle effettive capacità tecniche e realizzative delle imprese.
Assistal
Per ASSISTAL, Associazione che rappresenta i costruttori di impianti, i servizi di efficienza energetica (ESCo) e il facility management, è intervenuto il direttore generale, l'avv. Giancarlo Ricciardi che, pur esprimendo apprezzamento per l’iniziativa di revisione del Codice, auspica però integrazioni e modifiche in alcune aree.
Prioritaria è la revisione della normativa sulla responsabilità
solidale nelle Associazioni Temporanee di Impresa (ATI) verticali,
dove ogni componente realizza una parte diversa dell’opera rispetto
alle altre imprese del raggruppamento.
Secondo Ricciardi, l’attuale previsione di responsabilità solidale
rende il sistema poco accessibile alle PMI partecipanti,
esponendole a rischi economici sproporzionati rispetto alla loro
parte di lavoro. "Ripristinando una responsabilità parziale per
le mandanti, si consentirebbe a un numero maggiore di piccole e
medie imprese di accedere ad appalti di maggiore rilevanza
economica e di favorirne la crescita".
Un altro punto cruciale riguarda l’adeguamento dei meccanismi di revisione dei prezzi, in particolare per i costi della manodopera nei servizi. Attualmente, la normativa prevede che il 5% dei costi sia escluso dal calcolo della revisione e limita il recupero massimo all’80% dei costi sostenuti. ASSISTAL propone di abbassare la soglia esclusa dal calcolo dal 5% al 2% e di prevedere il recupero completo (100%) sia per i materiali sia per i costi del personale, basandosi sui CCNL applicabili al settore, come il contratto Metalmeccanico e quello dell’Installazione di Impianti. Questa revisione è particolarmente urgente, considerando che i contratti nei servizi hanno una durata media tra 3 e 10 anni e sono soggetti a inevitabili aumenti del costo del lavoro dovuti ai rinnovi contrattuali.
Infine, il direttore Ricciardi ha evidenziato l’importanza del Partenariato Pubblico-Privato (PPP) come strumento per realizzare opere pubbliche utilizzando capitali privati. Tuttavia, l’attuale iter rischia di disincentivarne l’uso. In particolare, "il termine di 60 giorni previsto per la fase iniziale, durante la quale l’amministrazione deve rendere pubblica la proposta ricevuta e attendere eventuali alternative, è troppo ampio,, con il rischio di aprire a proposte emulative o poco migliorative, creando complicazioni per la Pubblica Amministrazione. "Per questo riteniamo che la procedura iniziale di evidenza pubblica debba prevedere un termine massimo di 30 giorni, a beneficio degli operatori che intendono a loro volta presentare proposte alternative", conclude.
Documenti Allegati
Audizione Assistal Audizione CNA - Confartigianato Audizione Fondazione Inarcassa