Correttivo al Codice Appalti 2023: anche ANAC critica le modifiche
Sebbene apprezzi lo sforzo del Governo, anche nel coinvolgere le parti, l'Autorità presenta oltre 60 pagine di osservazioni e punti critici
Sebbene il giudizio non sia tranchant come quello del Consiglio di Stato, ANAC ha comunque consegnato un documento di ben 60 pagine di osservazioni e criticità sul correttivo al Codice Appalti 2023.
Correttivo Codice Appalti: l'audizione ANAC
Il documento, consegnato dopo le audizioni del presidente dell’Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busìa, presso le Commissioni VIII e 8° alla Camera e al Senato, è stato suddiviso in tre distinte sezioni:
- criticità non adeguatamente (o solo parzialmente) risolte dallo schema di decreto correttivo;
- criticità non affrontate dallo schema di correttivo;
- ulteriori criticità che potrebbero essere determinate da talune previsioni dello schema di decreto medesimo.
Per ciascuna delle problematiche rappresentate sono stati presentati dei suggerimenti specifici e proposte emendative.
In via generale, ANAC ha ribadito l’esigenza primaria di assicurare che, nella modifica al Codice, non si arretri nell’attuazione delle due novità più rilevanti del nuovo sistema normativo, ovvero la digitalizzazione dell’intero ciclo di vita del contratto ed il processo di qualificazione, tanto delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza quanto degli operatori economici.
L’auspicio è anzi di un eventuale potenziamento di tali due elementi, “che costituiscono i fattori abilitanti l’intero sistema, contribuirebbe a risolvere in concreto molte delle problematiche emerse e di quelle che dovessero insorgere”.
I punti critici o non risolti
Tra le criticità segnalate da Busìa, l'equo compenso: sebbene per ANAC sia stato trovato un compromesso ragionevole, secondo l’Autorità la formula utilizzata nel correttivo determina un appiattimento verso il basso e, soprattutto, riguarda soltanto i servizi di ingegneria e architettura, senza trovare una soluzione per le altre prestazioni intellettuali, come ad esempio consulenze e servizi legali alle consulenze.
Altro punto fondamentale, la qualificazione delle stazioni appaltanti e la loro specializzazione: come ha sottolineato Busia, il tavolo dei soggetti aggregatori e delle centrali di committenza presso Anac, va manentuto, in modo da garantire una più efficiente attività di acquisto delle amministrazioni. Un orientamento diverso, come quello prospettato dal correttivo, rischia di confondere questa funzione con quella di competenza del MEF, il cui confronto con i soggetti aggregatori è finalizzato al coordinamento della finanza pubblica.
Ma, per il presidente dell’ANAC, l’aspetto più macroscopico del correttivo approvato è l’assenza di interventi a favore di una maggiore concorrenza, che il Codice ha complessivamente ridotto: sono rimaste infatti soglie molto alte per gli affidamenti diretti di servizi e forniture, come pure per l’affidamento di lavori fino ad oltre cinque milioni senza avvisi pubblici. Da questo punto di vista, per ANAC, il correttivo avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per accrescere la trasparenza, con forme di pubblicità facilmente realizzabili grazie al digitale.
Si tratta di una criticità che non sarebbe ancora emersa del tutto soltanto perché negli ultimi mesi le grandi disponibilità legate anche al Pnrr hanno comunque soddisfatto l’offerta delle imprese, mentre mano a mano che si avvicinerà il 2026, anche tenendo conto dei nuovi vincoli di finanza pubblica, il problema emergerà del tutto.
Grave, infine, la soppressione del rating reputazionale: secondo Busìa, “Se ritenuto di difficile applicazione, lo si può semplificare, però l’istituto va preservato”, in quanto presupposto indispensabile per premiare le imprese migliori ed il loro investimento nella qualificazione. Un punto che ad ANAC sta a cuore, sottolineando come alla richiesta di qualificazione e competenza alle stazioni appaltanti, corrisponda una premialità verso gli operatori economici che si comportano al meglio.
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