Dissesto idrogeologico: le proposte di ANAC per una gestione efficiente delle risorse
I risultati dell'indagine conoscitiva dell'Autorità: necessario semplificare le procedure e definire meglio la programmazione degli interventi
Con la delibera del 20 novembre 2024, n. 534, ANAC ha approvato l’Atto di segnalazione al Governo e al Parlamento n. 3, sui risultati dell’indagine conoscitiva sul tema del dissesto idrogeologico avviata dall’Autorità lo scorso anno.
Dissesto idrogeologico: l'analisi di ANAC su interventi e uso delle risorse
L'analisi, finalizzata a conoscere e valutare lo stato dell’arte delle maggiori opere di difesa del suolo, regione per regione, ha l’obiettivo di supportare la facilitazione degli interventi a cura dei commissari straordinari per il dissesto (che dal 2015 sono stati identificati nei presidenti di Regione), oltre che affiancare le Amministrazioni nella risoluzione delle procedure più complesse, in modo da imprimere un’accelerazione dei lavori.
Come ha evidenziato ANAC, quella del dissesto idrogeologico rappresenta una delle maggiori sfide per il territorio italiano, resa ancora più complessa da una stratificazione di leggi e decreti, che ha spesso complicato la gestione di procedure e interventi.
Tra gli strumenti più rilevanti a disposizione delle Amministrazioni vi sono il Piano Nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico e la piattaforma ReNDiS, destinata al censimento e al monitoraggio degli interventi. Tuttavia, l’efficacia delle disposizioni è limitata da sovrapposizioni burocratiche e difficoltà operative.
Le criticità nei processi attuativi
Scendendo nel dettaglio, le principali problematiche individuate riguardano:
- frammentazione degli interventi: spesso la progettazione si limita a piccole aree, senza una visione unitaria che affronti i dissesti in modo sistematico;
- gestione dei piccoli interventi: l’affidamento delle manutenzioni ordinarie ai commissari straordinari rallenta l’intero sistema, sottraendo risorse e competenze agli enti locali;
- monitoraggio inefficiente: la mancanza di interoperabilità tra le banche dati esistenti obbliga alla duplicazione delle informazioni, aumentando i tempi di lavorazione e il rischio di errori.
Le proposte di miglioramento
Secondo l'Autorità, l’adozione di sistemi informatici interoperabili, la riduzione degli oneri amministrativi e un maggiore coinvolgimento delle autorità locali potrebbero aumentare la tempestività e l’efficienza delle opere di prevenzione.
Proprio per questo, ANAC suggerisce un riordino normativo e operativo volto a:
- rafforzare il ruolo del commissario, con un coordinamento delle attività di progettazione, evitando il frazionamento delle opere e promuovendo una visione regionale e unitaria;
- devolvere la gestione degli interventi ordinari agli enti locali. In particolare, si potrebbero snellire le procedure escludendo i lavori di manutenzione ordinaria dal circuito di approvazione previsto per le opere straordinarie;
- rendere interoperabili le banche dati: l'integrazione di ReNDis con la banca dati nazionale dei contratti pubblici permette di assicurare un unico flusso informativo, evitando duplicazioni e sovrapposizioni.
L’analisi dei dati: risultati e osservazioni
L’atto di segnalazione è accompagnato da un approfondito report tecnico, che analizza i risultati di un’indagine basata su dati provenienti da diverse fonti, tra cui la piattaforma ReNDiS, la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP), le informazioni fornite direttamente dai Commissari straordinari e la relazione annuale 2023 del Ministro dell’Ambiente.
L’indagine copre gli affidamenti effettuati nelle regioni italiane dal 2010 e include una valutazione degli accordi di programma sottoscritti con le Regioni.
Secondo l’analisi statistica effettuata sui dati ReNDiS, tra il 1999 e il 2023 sono stati erogati alle Regioni 17,409 miliardi di euro, distribuiti su un totale di 25.240 interventi. Tuttavia, il report evidenzia che non è sempre chiaro quanti di questi interventi siano finalizzati alla prevenzione e all’eliminazione delle cause di dissesto idrogeologico, includendo anche attività di semplice manutenzione ordinaria.
Il report distingue tra due modelli operativi adottati dai Commissari straordinari:
- Commissari come Stazioni Appaltanti: in alcune regioni (Basilicata, Calabria, Liguria, Sicilia, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Abruzzo, Lazio e Molise), il Commissario, o il soggetto attuatore da lui nominato, gestisce direttamente le gare d’appalto.
- Commissari in regime di avvalimento: in altre regioni (Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Umbria, Veneto, Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e Bolzano), il Commissario si avvale delle strutture regionali o locali per l’esecuzione degli interventi. In questo secondo caso, l’efficacia operativa varia notevolmente in base alla capacità organizzativa e alle risorse delle strutture territoriali coinvolte.
Gli appalti e le tipologie di affidamenti
Nelle regioni dove i Commissari operano come stazioni appaltanti, il report registra 1.477 procedure d’appalto relative a lavori, per un valore complessivo di 1,76 miliardi di euro. La maggior parte dei finanziamenti è stata destinata a lavori con un importo compreso tra uno e cinque milioni di euro. Tuttavia, il numero più elevato di appalti riguarda interventi di importo inferiore a un milione di euro:
- appalti sotto il milione di euro: 1.075 procedure, di cui 474 con importi inferiori ai 150mila euro.
- appalti sopra il milione di euro: 402 procedure, con solo 37 gare sopra soglia comunitaria.
Dal punto di vista delle modalità di affidamento:
- la procedura aperta è stata utilizzata nel 31,3% dei casi.;
- le procedure semplificate, quali la negoziata senza bando e l’affidamento diretto, coprono rispettivamente il 27,9% e il 21,9% degli appalti.
In totale, quasi il 50% degli affidamenti è avvenuto tramite procedure semplificate, giustificate dall’esiguità degli importi e dalla necessità di garantire tempestività nell’esecuzione degli interventi.