Responsabilità progettuale: la nuova era dopo il correttivo al Codice Appalti

Il Principio del favor contractus e le innovazioni in materia di esternalizzazione della progettazione dopo il correttivo al D.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei contratti)

di Pietro Grosso - 25/02/2025

L'emanazione del Decreto Legislativo n. 209/2024 ha introdotto rilevanti modifiche in materia di esternalizzazione della progettazione, prevedendo un'integrazione normativa nell’art. 41 del D.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei Contratti Pubblici). Tale innovazione si sostanzia nell’inserimento del comma 8-bis, che impone l’inclusione nei contratti di progettazione di una clausola espressa atta a disciplinare preventivamente le conseguenze di errori o omissioni progettuali emersi in fase esecutiva.

La nuova previsione normativa

Il Consiglio di Stato, nel parere n. 1463/2024, ha formulato una lettura sistematica della novella legislativa, evidenziando come la ratio legis risieda nella necessità di garantire un equo bilanciamento tra tutela dell’interesse pubblico e responsabilità del progettista. Il testo normativo dispone testualmente che:

"In caso di affidamento esterno di uno o più livelli di progettazione, i contratti stipulati dalle stazioni appaltanti ed enti concedenti prevedono in clausole espresse le prestazioni reintegrative a cui è tenuto, a titolo transattivo, il progettista per rimediare in forma specifica ad errori od omissioni nella progettazione emerse in fase esecutiva, tali da pregiudicare, in tutto o in parte, la realizzazione dell'opera o la sua futura utilizzazione. È nullo ogni patto che escluda o limiti la responsabilità del progettista per errori o omissioni nella progettazione che pregiudichino, in tutto o in parte, la realizzazione dell'opera o la sua futura utilizzazione".

La disposizione mira a contrastare prassi elusive, imponendo una responsabilità diretta e inderogabile del progettista per errori che compromettano la realizzazione dell’opera o la sua utilizzabilità. Pacta quae contra legem fiunt, nullius momenti sunt. È un principio giuridico che esprime l'invalidità degli accordi contrari alla legge, ribadendo che qualsiasi contratto o accordo che violi norme imperative non produce effetti giuridici. Questo concetto è fondamentale nel diritto civile e amministrativo, specialmente in materia di contratti pubblici e obbligazioni.

Implicazioni per il RUP e vincoli contrattuali

Con questa innovazione normativa, il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) assume un onus specifico, consistente nella predisposizione e verifica della clausola espressa nei contratti con i progettisti. Tale clausola introduce un obbligo di reintegrazione specifica, configurandosi come una peculiare ipotesi risarcitoria in favore della stazione appaltante.

La ratio juris della norma risiede nella necessità di coniugare tutela patrimoniale della Pubblica Amministrazione e responsabilità professionale, evitando il ricorso ad azioni giudiziali dispendiose mediante un meccanismo di composizione transattiva. Il principio giuridico enunciato trova la sua ragion d'essere nella necessità di bilanciare due interessi fondamentali:

  1. la tutela patrimoniale della Pubblica Amministrazione:
    • si evita che l'ente pubblico debba affrontare spese ingenti per contenziosi derivanti da errori progettuali o esecutivi;
    • si promuove la gestione efficace delle risorse pubbliche, evitando sprechi e inefficienze;
  2. la responsabilità professionale dei soggetti coinvolti:
    • il meccanismo normativo impone un onere di diligenza su progettisti, direttori dei lavori e appaltatori;
    • si incentiva la risoluzione delle controversie in via preventiva o attraverso forme di composizione transattiva, riducendo il ricorso a contenziosi lunghi e dispendiosi.

La logica è conforme al principio favor contractus, sed cum iustitia, mirando a garantire una corretta esecuzione delle opere pubbliche. Questa espressione sintetizza il delicato equilibrio tra l'interesse alla stabilità e alla continuità del contratto (favor contractus) e la necessità che tale esecuzione avvenga nel rispetto della giustizia e della legalità (cum iustitia).

  • Il principio favor contractus spinge a evitare la risoluzione automatica o eccessivamente rigida dei contratti pubblici, privilegiando invece soluzioni che permettano il completamento delle opere.
  • Tuttavia, tale favor non deve tradursi in una deresponsabilizzazione dei soggetti coinvolti: il contratto deve essere rispettato con giustizia, garantendo la qualità delle opere e la tutela dell’interesse pubblico.

In definitiva, il meccanismo previsto dalla norma mira a prevenire criticità nell’esecuzione dei contratti pubblici, imponendo un onus ben definito sulle parti coinvolte affinché l’opera venga realizzata nel rispetto degli standard qualitativi e senza pregiudicare l’efficacia dell’azione amministrativa.

Limiti costituzionali e clausola di inammissibilità delle esenzioni

Il Consiglio di Stato, richiamando l’art. 23 della Costituzione, ha sottolineato come la norma si configuri quale soluzione negoziale conforme ai principi costituzionali, evitando il rischio di imposizione coattiva di prestazioni personali. In tal senso, la previsione di un obbligo transattivo consente di superare l’eventuale inapplicabilità di sanzioni coercitive dirette nei confronti del progettista.

La seconda parte della norma sancisce, con una severità maggiore rispetto all’ordinaria disciplina civilistica ex art. 1229 c.c., la nullità di ogni patto che escluda la responsabilità del progettista, anche in caso di colpa lieve. Tale impostazione si allinea al principio nemo ex sua turpitudine commodum reportare potest, impedendo ogni forma di deresponsabilizzazione contrattuale.

Verso una maggiore responsabilità progettuale

Il richiamo all’art. 41, comma 8-bis, implica che, anche in assenza di una espressa previsione contrattuale, la responsabilità del progettista sia direttamente applicabile ex lege. Pertanto, il RUP ha il dovere di attivarsi immediatamente per richiedere l’adempimento degli obblighi reintegrativi, evitando un aggravamento del danno.

Inoltre, la modifica si coordina con l’art. 120 del Codice, nella parte relativa alle varianti in corso d’opera, prevedendo un obbligo per la stazione appaltante di verificare gli errori progettuali in contraddittorio con il progettista e l’appaltatore, al fine di individuare soluzioni esecutive compatibili con il principio del risultato.

Cautele e best practice

Il nuovo quadro normativo impone particolare attenzione alle misure preventive che i diversi attori del processo devono adottare. Per i progettisti, diventa essenziale implementare un sistema strutturato di risk assessment che preveda una documentazione preliminare completa delle condizioni di partenza del progetto. Il principio caveat emptor si trasforma qui in un più ampio caveat progettista, richiedendo una due diligence approfondita prima dell'assunzione di ogni incarico.

Elementi chiave della gestione del rischio

Gli elementi chiave della gestione del rischio sono:

  • ambito esatto delle prestazioni richieste, evitando formule generiche;
  • stato di fatto dell'area o del manufatto oggetto di intervento;
  • documentazione tecnica e amministrativa disponibile;
  • tempistiche di verifica e validazione delle soluzioni progettuali;
  • procedure di gestione delle non conformità;
  • modalità di intervento in caso di necessità di modifiche progettuali.

Le stazioni appaltanti, dal canto loro, dovranno implementare procedure standardizzate di controllo. Il RUP dovrà dotarsi di checklist dettagliate per la verifica della documentazione progettuale e predisporre format contrattuali aggiornati che includano le clausole obbligatorie secondo il principio "better safe than sorry".

Di fondamentale importanza è la costituzione di un project database completo e costantemente aggiornato che includa:

  • verbali delle riunioni di coordinamento;
  • comunicazioni formali tra le parti;
  • report di avanzamento della progettazione;
  • documentazione delle verifiche effettuate;
  • evidenza delle soluzioni tecniche adottate e delle relative motivazioni.

Conclusioni

La disciplina introdotta dal D.Lgs. 209/2024 segna un cambio di paradigma nella gestione della progettazione esterna, rafforzando il principio di risultato nei contratti pubblici. L’obbligo di clausole espresse nei contratti e la nullità dei patti limitativi di responsabilità mirano a migliorare l’efficienza della progettazione e a ridurre il contenzioso, assicurando una maggiore tutela per la Pubblica Amministrazione.

L’approccio normativo adottato impone una responsabilizzazione ex ante del progettista, favorendo un sistema incentrato su prevenzione, controllo e tempestività degli interventi correttivi. In questa prospettiva, la norma non solo tutela l’interesse pubblico, ma promuove anche un innalzamento degli standard qualitativi della progettazione, rendendo più sicura ed efficace la realizzazione delle opere pubbliche.

Res ipsa loquitur - Il nuovo impianto normativo valorizza i principi di economicità, trasparenza e accountability, delineando un futuro in cui la qualità progettuale diviene il perno su cui costruire un’efficace gestione dei contratti pubblici, riducendo le incertezze interpretative e garantendo maggiore certezza del diritto per tutti gli attori coinvolti.

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