Efficienza energetica e sostenibilità: cosa ci dice l'indagine della Camera sugli incentivi edilizi

La Commissione Ambiente fa il punto sull'impatto degli incentivi in materia edilizia, tra obiettivi europei e un sistema di incentivi da riformare

di Redazione tecnica - 24/03/2025

Da qualche giorno si parla dei risultati dell’indagine conoscitiva della VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati sull’impatto degli incentivi edilizi sulle politiche di sostenibilità ed efficientamento energetico in Italia.

Sebbene l’attuale contesto normativo rimanga incerto e instabile, il documento rappresenta un punto di riferimento autorevole per fare un bilancio serio e tecnicamente fondato sul ruolo delle agevolazioni fiscali – Superbonus in primis – rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza del nostro patrimonio immobiliare.

Incentivi fiscali in edilizia: come agire su un patrimonio inefficiente e obsoleto

Nell’indagine si riportano i dati del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC 2024), mettendo in evidenza come oltre il 55% delle abitazioni italiane rientri ancora nelle classi energetiche F e G.

Un patrimonio edilizio poco efficiente, che contribuisce per il 44% ai consumi energetici nazionali e a una quota rilevante delle emissioni di CO₂. È chiaro quindi che nel settore residenziale è necessario uno sforzo teso al raggiungimento degli obiettivi europei, con una riduzione del 43,7% di emissioni al 2030 per i settori non ETS (Effort Sharing Regulation).

 

Il ruolo del Superbonus: strumento potente, ma non sostenibile

Introdotto nel 2020, il Superbonus 110% ha rivoluzionato il settore delle agevolazioni fiscali, sia per la generosità dell’aliquota che per la possibilità di utilizzare le opzioni alternative alle detrazioni dirette, ovvero lo sconto in fattura e la cessione del credito. Tuttavia, l’assenza di pianificazione a medio-lungo termine ha trasformato quello che poteva essere un meccanismo strutturale in una misura emergenziale, con effetti inflattivi sul settore edilizio e un impatto finanziario difficile da sostenere per i conti pubblici.

Questi gli elementi chiave per comprendere la portata del Superbonus:

  1. ha favorito la transizione energetica, incentivando interventi di efficientamento come isolamento termico, fotovoltaico e pompe di calore, con impatti positivi su emissioni e consumi.
  2. gli incentivi sono stati poco inclusivi, favorendo principalmente chi aveva maggiore capacità economica e lasciando indietro le famiglie in povertà energetica.
  3. Mancanza di una visione di lungo periodo: il sistema di agevolazioni è stato vissuto come un insieme di misure estemporanee, anziché come un piano strutturale, ad esempio con un orizzonte temporale di dieci anni;
  4. Effetti economici rilevanti: il settore edilizio ha beneficiato di una forte crescita occupazionale, ma l’assenza di meccanismi di contenimento dei costi ha causato distorsioni nel mercato.
  5. Complessità burocratica e normativa: la frammentazione della disciplina ha generato incertezza e difficoltà di accesso, anche a causa delle continue modifiche legislative.

Secondo quanto evidenziato dall’indagine della Commissione, sebbene il Superbonus abbia avuto un impatto positivo sulla transizione energetica, ha anche contribuito a generare:

  • disparità territoriali, con una distribuzione degli incentivi sbilanciata a favore delle aree più ricche;
  • effetti distorsivi sul mercato, con un aumento dei costi dei materiali e della manodopera;
  • un sistema di accesso complesso, che ha penalizzato le fasce economicamente più vulnerabili.

 

Verso una riforma strutturale e coerente del sistema di incentivi

Sulla base di questi presupposti, la Commissione Ambiente propone una revisione organica degli incentivi edilizi, basata su tre direttrici principali:

  • modulare le agevolazioni in base all’efficienza energetica raggiunta, premiando gli interventi strutturali rispetto a quelli con minore impatto;
  • assicurare una durata di almeno dieci anni per garantire stabilità agli operatori e favorire una pianificazione efficace;
  • introdurre strumenti finanziari di supporto, come prestiti agevolati e garanzie pubbliche, per evitare che solo chi ha liquidità possa accedere agli incentivi.

Lampante in questi anni è stata la frammentarietà della normativa, insieme alla sua continua evoluzione. Ne è derivata un’oggettiva difficoltà di interpretazione e di applicazione da parte degli addetti ai lavori: proprio per questo motivo, numerosi stakeholders, tra cui ANCE, propongono la creazione di un Testo Unico che accorpi e semplifichi le normative sugli incentivi e una revisione complessiva del sistema di aliquote.

 

Le proposte della Commissione

L’indagine conoscitiva della Camera ribadisce la necessità di un sistema di incentivi più stabile, equo e sostenibile, per la riqualificazione dell’edilizia privata e pubblica, che dovrebbero operare in una logica di maggiore sinergia con gli obiettivi ambientali sempre più ambiziosi.

Le azioni da mettere in campo dovranno essere comunque improntate a una certa gradualità e programmate in un orizzonte temporale ampio tenendo comunque conto delle peculiarità del patrimonio immobiliare nazionale.

Undici i punti in cui si sintetizzano le considerazioni, in prospettiva di una revisione complessiva degli incentivi in materia edilizia: 

  • stabilità del sistema di incentivi, con un quadro normativo stabile per evitare distorsioni sui prezzi, garantire sostenibilità nel tempo e tutelare cittadini e imprese;
  • razionalizzazione delle agevolazioni, semplificando i meccanismi di incentivazione, evitando sovrapposizioni tra diversi regimi di sostegno e distinguendo tra spese effettivamente incentivabili e quelle che verrebbero comunque sostenute;
  • semplificazione normativa e procedurale, attraverso la redazione di un Testo Unico sugli incentivi ridurrebbe la frammentazione normativa e semplificherebbe gli adempimenti per i cittadini, velocizzando le procedure.
  • aliquote e meccanismi di finanziamento più equi tenendo conto di condizioni quali povertà energetica, capienza o incapienza fiscale, efficienza energetica dell’edificio e risparmio generato;
  • focus sugli obiettivi climatici, con una maggiore attenzione alla decarbonizzazione, al risparmio energetico e alla promozione delle energie rinnovabili, con criteri basati sulle emissioni risparmiate per metro quadro;
  • interventi su larga scala, favorendo incentivi per progetti su condomini e tessuti urbani, per massimizzare l’impatto ambientale e sociale, anche tramite CER, impianti FER domestici, interventi di rigenerazione urbana
  • promozione di tecnologie innovative e materiali ecosostenibili, valutandone prestazioni e riciclabilità per garantire interventi di maggiore durata ed efficienza; 
  • valorizzare le detrazioni per la riduzione del rischio sismico, integrandole con gli incentivi per l’efficienza energetica e condizionandole a verifiche strutturali; 
  • dare priorità alla riqualificazione dell’edilizia pubblica e sociale, con revisione del conto termico e monitoraggio degli strumenti del PNRR per migliorarne l’efficacia;
  • incentivare la qualificazione delle imprese edilizie per garantire trasparenza, affidabilità e sicurezza, migliorando la qualità dei lavori e favorendo la concorrenza equa;
  • introdurre un controllo sistematico da parte delle Commissioni parlamentari per verificare l’efficacia degli incentivi e ottimizzare la spesa pubblica, in linea con il PNIEC.

Non interventi sporadici, quindi, ma una strategia chiara e a lungo termine, capace di coniugare efficienza energetica, sostenibilità e inclusione sociale.

 

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