Superbonus: la fine inesorabile nei numeri ENEA

Dopo un dicembre di fuochi d’artificio gli ultimi 2 report Enea confermano la fine del superbonus

di Gianluca Oreto - 07/04/2025

È davvero finita l’era del Superbonus? I numeri diffusi da ENEA parlano chiaro. E lo fanno in una fase di transizione in cui sembrerebbe (ma il condizionale resta d’obbligo) che il Parlamento italiano abbia finalmente iniziato a prendere coscienza dell’impatto dei bonus edilizi e della necessità di avviare un serio progetto di riforma strutturale.

L’indagine conoscitiva della VIII Commissione Ambiente della Camera sull’impatto ambientale dei bonus edilizi ha evidenziato non solo gli errori del passato, ma anche le opportunità per il futuro: se correttamente impostati, gli incentivi edilizi possono essere molto più di un volano per la crescita economica. Possono diventare strumenti strategici per la riqualificazione del patrimonio edilizio e la transizione ecologica.

Ma qual è oggi la reale fotografia dello stato di avanzamento dei lavori e degli oneri per lo Stato legati alla misura più discussa degli ultimi anni? E, soprattutto, cosa ci dicono questi dati sul futuro dell’edilizia agevolata?

Il punto al 28 febbraio 2025: una fotografia quasi statica

La risposta arriva come sempre dai report mensili di ENEA sul Superecobonus, ovvero la misura riservata agli interventi di efficientamento energetico. Con la pubblicazione dei dati relativi a gennaio e febbraio 2025 – dopo un dicembre di difficile lettura, a cavallo tra le aliquote al 70% e al 65% – si consolida un quadro ormai entrato nella sua fase terminale.

Per comprendere appieno la portata del rallentamento, è utile confrontare i dati aggregati di gennaio-febbraio 2025 non solo con quelli di dicembre 2024, ma anche con lo stesso bimestre degli anni precedenti. L’analisi evidenzia una progressiva saturazione della misura e un crollo del tasso di crescita.

Dati Enea Superbonus

Nel primo bimestre 2025 il superbonus ha generato:

  • 956 nuovi edifici interessati;
  • 977.472.117,18 euro di investimenti (compreso le somme non ammesse a detrazione);
  • 939.627.756,95 euro di investimenti ammessi a detrazione;
  • 1.358.122.771,31 euro di investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione
  • 1.083.637.726,91 euro di detrazioni maturate per i lavori conclusi.

Nella tabella seguente, i numeri degli stessi mesi del 2024, 2023 e 2022 (i dati Enea partono da agosto 2021):

  Gennaio-Febbraio
  2024 2023 2022
N. di edifici 19.382 25.518 26.830
Totale investimenti (compreso le somme non ammesse a detrazione) 8.937.542.063 n.d. n.d.
Totale investimenti ammessi a detrazione  8.876.034.032 6.029.474.019 4.940.160.208
Totale investimenti lavori conclusi ammessi a detrazione 13.404.785.573 6.553.909.013 3.591.314.672
Detrazioni maturate per i lavori conclusi  14.698.954.788 7.209.299.914 3.950.446.139

Numeri contenuti, che certificano un’attività residuale, legata quasi esclusivamente alla chiusura dei cantieri già avviati, anche e soprattutto in considerazione dell’ultimo paletto importo dall’ultima legge di Bilancio che ha concesso l’accesso al superbonus nel 2025 solo ai condomini con CILAS presentata entro il 15 ottobre 2024.

I condomìni ancora protagonisti, ma in uscita

La tipologia edilizia più rappresentata resta quella dei condomìni:

  • 136.383 interventi (27,3%)
  • 81,54 miliardi di investimento, con 76,75 miliardi di lavori conclusi
  • un tasso di completamento del 95,0%

In termini assoluti, i condomìni continuano a rappresentare oltre i due terzi del valore economico dell’intera misura (67,3%), anche se il loro peso relativo non cresce più.

Come già osservato, i grandi cantieri avviati tra 2021 e 2022 si stanno lentamente concludendo, e l’impatto delle nuove restrizioni (cessazione dello sconto in fattura e cessione del credito, soglie reddituali, limite al 70-65%) impedisce ogni nuova partenza.

Le unifamiliari: una stagione chiusa

Anche gli edifici unifamiliari e le unità funzionalmente indipendenti mostrano numeri pressoché cristallizzati:

  • Edifici unifamiliari: 244.990 interventi, 27,44 miliardi di lavori conclusi (98,3% del totale ammesso)
  • U.I. funzionalmente indipendenti: 117.360 interventi, 11,09 miliardi (98,3%)

Il dato percentuale, vicino al 100%, dimostra che si tratta di interventi già in fase terminale, per cui non è più previsto alcun margine di espansione.

Considerazioni conclusive: serve una visione nuova

Il Superbonus ha ormai esaurito il suo ciclo, e i dati ENEA lo certificano con chiarezza: siamo entrati nella fase terminale di una misura che, nel bene e nel male, ha segnato profondamente il comparto edilizio degli ultimi anni. Tuttavia, ciò che emerge con ancora maggiore forza è la totale assenza di una strategia industriale di lungo periodo sull’efficienza energetica del patrimonio immobiliare nazionale.

L’Italia ha scelto di dismettere un incentivo straordinario senza predisporre alcun meccanismo alternativo capace di raccoglierne l’eredità, né sotto il profilo ambientale, né sotto quello della sicurezza degli edifici, né tantomeno su quello dell’occupazione nel settore delle costruzioni. Le strette normative introdotte nel 2024, e ulteriormente irrigidite in legge di bilancio, sembrano voler mettere una pietra tombale su qualsiasi esperienza futura, senza una valutazione d’impatto sistemica, priva di una visione integrata tra obiettivi ambientali, fiscali e sociali.

Dalla lettura dei report ENEA emerge un messaggio chiaro: non c’è più futuro per il Superbonus, ma serve – con urgenza – un futuro per l’edilizia sostenibile. Un futuro che riconosca che ambiente, sicurezza strutturale ed efficienza energetica non sono un costo, ma un investimento strategico, con ricadute positive su intere filiere produttive, sulla salute pubblica e sulla qualità urbana.

L’auspicio è che si possa tornare a ragionare in termini di programmazione pluriennale, regole stabili e strumenti accessibili, anziché rincorrere continue emergenze fiscali e norme punitive. Perché il vero errore non è stato il Superbonus in sé, ma l’incapacità di trasformarlo in politica strutturale.

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