DECADENZA
Il Consiglio di Stato con sentenza n. 1745 del 20 marzo 2006 ha stabilito che una Amministrazione comunale non può non rispondere alla istanza di un privato ...
Il Consiglio di Stato con sentenza n. 1745 del 20 marzo 2006 ha
stabilito che una Amministrazione comunale non può non
rispondere alla istanza di un privato volta a ottenere la
riqualificazione urbanistica di terreni di sua proprietà, in
conseguenza della decadenza dei vincoli espropriativi sugli stessi
gravanti.
La sentenza di fatto annulla un provvedimento del Tribunale amministrativo regionale del Lazio che aveva dichiarato improcedibile il ricorso del privato avverso l’inerzia dell’amministrazione, rilevando che il Comune, con delibera consiliare, ha ritenuto di « non poter procedere alla ridefinizione urbanistica dei terreni di che trattasi nelle more della definizione dei procedimenti relativi ai manufatti di proprietà delle istanti ed insistenti sulle particelle di cui si chiede la ridefinizione ». In particolare, il primo giudice ha ritenuto che tale circostanza era idonea a determinare l’insussistenza dell’inerzia, pur a fronte della mancata conclusione del procedimento, in quanto la delibera consiliare non avrebbe valore meramente soprassessorio ma piuttosto « di sospensione del procedimento per la necessità di definirne altri presupposti.
Il Consiglio di Stato non si è trovato d’accordo con i giudici del TAR poiché l’insistenza di manufatti abusivi sui terreni di cui si chiede la riqualificazione urbanistica, la pendenza di procedimenti di sanatoria relativamente agli stessi e la stessa eventuale pendenza di procedimenti sanzionatori, costituiscono circostanze inidonee a sospendere o a far venire meno l’obbligo di concludere con un provvedimento espresso l’autonomo e distinto procedimento a istanza di parte volto a ottenere la riqualificazione urbanistica delle aree.
I Giudici del Consiglio di Stato aggiungono, anche, che la deliberazione comunale costituisce- contrariamente a quanto ritenuto dal TAR e sostenuto nella memoria dell'appellata amministrazione - atto meramente soprassessorio e, comunque, inidoneo a far venire meno l’inerzia dell’Amministrazione sull’istanza delle appellanti.
La sentenza di fatto annulla un provvedimento del Tribunale amministrativo regionale del Lazio che aveva dichiarato improcedibile il ricorso del privato avverso l’inerzia dell’amministrazione, rilevando che il Comune, con delibera consiliare, ha ritenuto di « non poter procedere alla ridefinizione urbanistica dei terreni di che trattasi nelle more della definizione dei procedimenti relativi ai manufatti di proprietà delle istanti ed insistenti sulle particelle di cui si chiede la ridefinizione ». In particolare, il primo giudice ha ritenuto che tale circostanza era idonea a determinare l’insussistenza dell’inerzia, pur a fronte della mancata conclusione del procedimento, in quanto la delibera consiliare non avrebbe valore meramente soprassessorio ma piuttosto « di sospensione del procedimento per la necessità di definirne altri presupposti.
Il Consiglio di Stato non si è trovato d’accordo con i giudici del TAR poiché l’insistenza di manufatti abusivi sui terreni di cui si chiede la riqualificazione urbanistica, la pendenza di procedimenti di sanatoria relativamente agli stessi e la stessa eventuale pendenza di procedimenti sanzionatori, costituiscono circostanze inidonee a sospendere o a far venire meno l’obbligo di concludere con un provvedimento espresso l’autonomo e distinto procedimento a istanza di parte volto a ottenere la riqualificazione urbanistica delle aree.
I Giudici del Consiglio di Stato aggiungono, anche, che la deliberazione comunale costituisce- contrariamente a quanto ritenuto dal TAR e sostenuto nella memoria dell'appellata amministrazione - atto meramente soprassessorio e, comunque, inidoneo a far venire meno l’inerzia dell’Amministrazione sull’istanza delle appellanti.
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