DISPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Con una recente disposizione la Commissione Europea ha stabilito che gli architetti "junior" con un titolo derivante da un corso di studi triennali ed iscrit...
Con una recente disposizione la Commissione Europea ha stabilito
che gli architetti "junior" con un titolo derivante da un corso di
studi triennali ed iscritti presso l’Albo professionale nella
categoria B (liste junior), possono svolgere attività solo in
Italia.
Sostiene la Commissione Europea che per svolgere la professione di architetto nei Paesi membri è necessario aver svolto almeno quattro anni di studi universitari. Dunque il corso di laurea triennale, il famoso modulo «3+2» non ha alcun valore fuori dai confini italiani. Dopo tante polemiche arriva la "stangata" del legislatore europeo che mette fine a tutte le discussioni. Negli atenei aleggiava una certa aria di difficoltà specialmente per gli studenti che il prossimo anno dovranno sostenere il test di ammissione per l’iscrizione al biennio di laurea. Infatti, qualora non dovessero "passarlo" rimarrebbero architetti junior e senza un titolo riconosciuto fuori dall'Italia.
Il documento UE recita che «Molte confusioni sono nate dal fatto che in almeno uno Stato membro la qualifica triennale di "junior architects" permette di esercitare la professione, ma il percorso di studi deve essere al minimo della durata di quattro anni».
Poche parole ma molti problemi. Alcuni Atenei intanto avrebbero deciso per il prossimo anno, di fare sostenere una nuova prova di ingresso per i bienni magistrali, dimezzando in alcuni casi il numero degli allievi.
Alcuni studenti sostengono «la metà dei laureati triennali si ritroverà esclusa e con un titolo del tutto inutile», mentre i presidi «non è vero che la laurea triennale non serve: consente infatti di iscriversi all'albo nazionale e di sviluppare certe competenze. Del resto, (dicono) abbiamo sempre saputo che per avere un titolo europeo occorre un percorso almeno quadriennale, il documento UE ne è solo la conferma».
Poca chiarezza? Forse non erano cose di dominio pubblico, pochi gli studenti che ne erano a conoscenza, e quelli che speravano nella laurea junior per un lavoro fuori dall’Italia vedono sfumare davanti agli occhi le loro fatiche.
I docenti ribadiscono che «sono preoccupazioni legittime. Noi sul valore del titolo junior siamo sempre stati chiari». E, «Partito per assecondare un modello europeo ora viene bocciato, senza che sia stato portato abbastanza a conoscenza».
Gli studenti di alcune Facoltà intanto sperano «che vengano rivisti i criteri d'ingresso al corso finale di laurea biennale». In alcune Facoltà è già "assemblea", e potrebbe essere certo che non appena la notizia raggiungerà tutti gli atenei lo sbigottimento sarà totale. Molti giovani, italiani e stranieri, si troveranno a rivedere i programmi di futuro architetto, poi toccherà ai senati accademici rivedere individualmente gli ordinamenti per l’accesso alle lauree specialistiche. Si aspetta dunque che vengano presto chiariti i nuovi criteri di formazione e sbocco per gli Architetti junior. Intanto in molti tornano alla tradizionale Laurea quinquennale che così tanti problemi non li ha mai creati.
Sostiene la Commissione Europea che per svolgere la professione di architetto nei Paesi membri è necessario aver svolto almeno quattro anni di studi universitari. Dunque il corso di laurea triennale, il famoso modulo «3+2» non ha alcun valore fuori dai confini italiani. Dopo tante polemiche arriva la "stangata" del legislatore europeo che mette fine a tutte le discussioni. Negli atenei aleggiava una certa aria di difficoltà specialmente per gli studenti che il prossimo anno dovranno sostenere il test di ammissione per l’iscrizione al biennio di laurea. Infatti, qualora non dovessero "passarlo" rimarrebbero architetti junior e senza un titolo riconosciuto fuori dall'Italia.
Il documento UE recita che «Molte confusioni sono nate dal fatto che in almeno uno Stato membro la qualifica triennale di "junior architects" permette di esercitare la professione, ma il percorso di studi deve essere al minimo della durata di quattro anni».
Poche parole ma molti problemi. Alcuni Atenei intanto avrebbero deciso per il prossimo anno, di fare sostenere una nuova prova di ingresso per i bienni magistrali, dimezzando in alcuni casi il numero degli allievi.
Alcuni studenti sostengono «la metà dei laureati triennali si ritroverà esclusa e con un titolo del tutto inutile», mentre i presidi «non è vero che la laurea triennale non serve: consente infatti di iscriversi all'albo nazionale e di sviluppare certe competenze. Del resto, (dicono) abbiamo sempre saputo che per avere un titolo europeo occorre un percorso almeno quadriennale, il documento UE ne è solo la conferma».
Poca chiarezza? Forse non erano cose di dominio pubblico, pochi gli studenti che ne erano a conoscenza, e quelli che speravano nella laurea junior per un lavoro fuori dall’Italia vedono sfumare davanti agli occhi le loro fatiche.
I docenti ribadiscono che «sono preoccupazioni legittime. Noi sul valore del titolo junior siamo sempre stati chiari». E, «Partito per assecondare un modello europeo ora viene bocciato, senza che sia stato portato abbastanza a conoscenza».
Gli studenti di alcune Facoltà intanto sperano «che vengano rivisti i criteri d'ingresso al corso finale di laurea biennale». In alcune Facoltà è già "assemblea", e potrebbe essere certo che non appena la notizia raggiungerà tutti gli atenei lo sbigottimento sarà totale. Molti giovani, italiani e stranieri, si troveranno a rivedere i programmi di futuro architetto, poi toccherà ai senati accademici rivedere individualmente gli ordinamenti per l’accesso alle lauree specialistiche. Si aspetta dunque che vengano presto chiariti i nuovi criteri di formazione e sbocco per gli Architetti junior. Intanto in molti tornano alla tradizionale Laurea quinquennale che così tanti problemi non li ha mai creati.
A cura di Salvo Sbacchis
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