RAPPORTO ENEA: O LE RINNOVABILI O IL NUCLEARE
"Il rapporto dell’Enea sottolinea giustamente l’importanza e la strategicità dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per il nostro Paese, ma all...
"Il rapporto dell’Enea sottolinea giustamente l’importanza e la
strategicità dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili
per il nostro Paese, ma allo stesso tempo prova a conciliare la
necessità di intensificare gli sforzi in questa direzione con il
ritorno al nucleare. Purtroppo queste opzioni sono tra loro
inconciliabili e concorrenti. In un momento di recessione e
limitatezza di risorse economiche la scelta è, infatti, obbligata:
se si decide di investire nel nucleare non si investirà nelle fonti
rinnovabili e nell’efficienza. Un conflitto di interessi per certi
versi sottolineato dalla stessa mozione recentemente proposta in
Senato che contrappone il solare termodinamico al nucleare;
l’importanza data a quest’ultima isolerebbe l’Italia ponendola in
controtendenza rispetto all’onda della nuova economia cavalcata
anche dalla Cina, che ha appena lanciato un massiccio piano di
investimenti in fonti rinnovabili, con una forte spinta all’energia
solare.” È il commento del WWF Italia al rapporto ‘Energia e
Ambiente 2008’ dell’Enea, presentato oggi a Roma.
Tra le opzioni più importanti in materia di efficienza, l’Italia avrebbe notevoli potenzialità per quanto riguarda la micro cogenerazione (produzione combinata di energia elettrica e termica), ma questa è ostacolata da un sistema di produzione e distribuzione energetico italiano ancora fortemente incentrato sulle grandi centrali termoelettriche e le reti ad alta tensione, una criticità peraltro bene evidenziata oggi anche dallo stesso Corrado Clini, Direttore generale Ricerca ambientale e Sviluppo del Ministero dell’Ambiente. Sulla base di questi presupposti, è ancora più evidente come puntare sul nucleare significhi rafforzare quel modello di grandi impianti di produzione di fatto antitetico all’efficienza energetica e alla generazione distribuita da fonti rinnovabili connesse alle reti intelligenti (smart grid).
L’Italia deve quindi decidere ora su quale modello energetico basare il proprio futuro: quello centralizzato, basato su grandi impianti a combustibili fossili e nucleare - ovvero fonti poco pulite, destinate ad esaurirsi, a costi sempre crescenti anche in termini di sicurezza e non risolvono il problema del cambiamento climatico - oppure quello distribuito, incentrato sull’efficienza energetica, le fonti di energia rinnovabili e le smart grid - tecnologie pulite, sempre più competitive, che rappresentano la svolta sostenibile necessaria per rilanciare l’economia, creare occupazione e affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, anche in vista del nuovo accordo globale sul clima che dovrà essere definito a Copenhagen a dicembre.
"L’Italia necessita di una seria pianificazione energetica, che tenga conto delle reali esigenze del Paese e non degli interessi dei grandi produttori di energia - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Aspetti economici e tecnologici dovrebbero spingere il nostro Paese a puntare con coraggio su rinnovabili ed efficienza, ponendo in essere quella nuova rivoluzione industriale che alcuni Paesi, come Germania e Spagna, hanno da tempo avviato. Continuando a investire su energie del passato come il nucleare, che non hanno risolto nessuno dei loro problemi, finiremo invece per esserne totalmente tagliati fuori, con gravi conseguenze non solo per l’ambiente ma anche per il rilancio della nostra economia. Lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili diffuse rappresenta per l’Italia una garanzia di autonomia ma anche di democrazia, perché consente ai privati di non sottostare ai condizionamenti dei grandi produttori.”
Fonte: WWF Italia
Tra le opzioni più importanti in materia di efficienza, l’Italia avrebbe notevoli potenzialità per quanto riguarda la micro cogenerazione (produzione combinata di energia elettrica e termica), ma questa è ostacolata da un sistema di produzione e distribuzione energetico italiano ancora fortemente incentrato sulle grandi centrali termoelettriche e le reti ad alta tensione, una criticità peraltro bene evidenziata oggi anche dallo stesso Corrado Clini, Direttore generale Ricerca ambientale e Sviluppo del Ministero dell’Ambiente. Sulla base di questi presupposti, è ancora più evidente come puntare sul nucleare significhi rafforzare quel modello di grandi impianti di produzione di fatto antitetico all’efficienza energetica e alla generazione distribuita da fonti rinnovabili connesse alle reti intelligenti (smart grid).
L’Italia deve quindi decidere ora su quale modello energetico basare il proprio futuro: quello centralizzato, basato su grandi impianti a combustibili fossili e nucleare - ovvero fonti poco pulite, destinate ad esaurirsi, a costi sempre crescenti anche in termini di sicurezza e non risolvono il problema del cambiamento climatico - oppure quello distribuito, incentrato sull’efficienza energetica, le fonti di energia rinnovabili e le smart grid - tecnologie pulite, sempre più competitive, che rappresentano la svolta sostenibile necessaria per rilanciare l’economia, creare occupazione e affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, anche in vista del nuovo accordo globale sul clima che dovrà essere definito a Copenhagen a dicembre.
"L’Italia necessita di una seria pianificazione energetica, che tenga conto delle reali esigenze del Paese e non degli interessi dei grandi produttori di energia - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Aspetti economici e tecnologici dovrebbero spingere il nostro Paese a puntare con coraggio su rinnovabili ed efficienza, ponendo in essere quella nuova rivoluzione industriale che alcuni Paesi, come Germania e Spagna, hanno da tempo avviato. Continuando a investire su energie del passato come il nucleare, che non hanno risolto nessuno dei loro problemi, finiremo invece per esserne totalmente tagliati fuori, con gravi conseguenze non solo per l’ambiente ma anche per il rilancio della nostra economia. Lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili diffuse rappresenta per l’Italia una garanzia di autonomia ma anche di democrazia, perché consente ai privati di non sottostare ai condizionamenti dei grandi produttori.”
Fonte: WWF Italia
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