ORDINI E SINDACATI RICHIEDONO MISURE IDONEE A SUPERARE LA CRISI
L’attuale crisi, come era prevedibile, non risparmia le libere professioni e da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera di qualche giorno fa dal titol...
L’attuale crisi, come era prevedibile, non risparmia le libere
professioni e da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera
di qualche giorno fa dal titolo “Ecco i piccoli senza Welfare
che resistono” è sorta spontanea la rivolta delle professioni
tecniche.
La rivolta parte dal nord e gli ordini professionali alzano la voce e sposano una versione trentina del “Manifesto dei piccoli” lanciato martedì 10 novembre dal Corriere della Sera.
Duro il presidente degli Ingegneri di Trento, Antonio Armani: “Siamo stati trascurati”. Nel mirino i Comuni e le norme sugli appalti, anche provinciali: “Torniamo all'affidamento diretto, con una rotazione trasparente”.
Incalza Vittoria Wolf Gerla, presidente degli Architetti di Trento aggiungendo: “Sta diventando una guerra tra poveri”.
Il nodo cruciale è, dunque, quello legato agli incarichi professionali ed agli onorari decapitati dal Decreto Bersani del 2006 e l’occasione dell’inchiesta, pubblicata dal Corriere Della Sera, è buona per fare alzare la voce ai professionisti “invisibili”, così definiti dalla citata inchiesta per il fatto di aver attraversato la crisi economica privi di sostegni sociali ed incentivi.
Il nodo della crisi è legato al fatto che il settore edilizio è in una fase di stallo ed anche gli incentivi legati alla ristrutturazione non bastano a pareggiare il conto con l’enorme calo delle nuove costruzioni. Con l’abolizione delle tariffe, poi, specialmente nel settore delle opere pubbliche si è avuto una contrazione dei compensi dal 30% al 70% a fronte di un aumento di norme da rispettare e di burocrazia di cui tenere conto.
La maggior parte degli studi ha avuto una contrazione di fatturato dell’ordine del 50% e parecchi stanno iniziando a licenziare.
Scendono in campo anche i sindacati e la Federarchitetti in una nota inviata lo scorso 26 ottobre al Presidente del Consiglio dei Ministri e ad alcuni ministri avente per oggetto “Misure di riconoscimento e tutela delle libere professioni” nel segnalare come “l’attività professionale sia gravata da una concentrazione di adempimenti, anche superflui, che appesantiscono sia nei tempi che nei costi le procedure di accesso all’attività libero professionale”, a vantaggio di una semplificazione e di una maggior trasparenza delle procedure, pone all’attenzione del Governo l’opportunità di promuovere la seguente misura: “le Amministrazioni Comunali nell’attivazione delle procedure finalizzate all’assegnazione degli incarichi libero professionali, faranno riferimento a soli Elenchi Provinciali attestanti la disponibilità dei soggetti proponenti all’assegnazione di incarichi professionali”.
In particolare si fa riferimento all’obbligo da parte dei professionisti di dover procedere all’iscrizione in “Albi o Elenchi” istituiti presso le pubbliche Amministrazioni, quale adempimento propedeutico per la partecipazione alle procedure di assegnazione di incarichi professionali e viene evidenziato l’onere improprio, da parte dei professionisti, a dover supportare l'inclusione in ciascuno elenco di ogni Ente Locale Comunale, in coincidenza di una previsione di assegnazione o meno di incarichi in un determinato arco di tempo.
Aggiunge la nota di Federarchitetti che “La onerosità, quanto meno temporale di tale procedura, limita, inoltre, un’effettiva apertura della partecipazione dei professionisti, determinando sacche chiuse di esercizio professionale, a discapito di un ampio confronto e di un accesso equilibrato al lavoro”.
E’ bene, quindi, che il Governo comprenda le ragioni dei professionisti “invisibili” ed ascolti la loro voce perché la protesta potrebbe, altrimenti, assumere livelli impensabili se da un’azione così spontanea nascessero aggregazioni anche trasversali e spontanee di professionalità trascurate.
La rivolta parte dal nord e gli ordini professionali alzano la voce e sposano una versione trentina del “Manifesto dei piccoli” lanciato martedì 10 novembre dal Corriere della Sera.
Duro il presidente degli Ingegneri di Trento, Antonio Armani: “Siamo stati trascurati”. Nel mirino i Comuni e le norme sugli appalti, anche provinciali: “Torniamo all'affidamento diretto, con una rotazione trasparente”.
Incalza Vittoria Wolf Gerla, presidente degli Architetti di Trento aggiungendo: “Sta diventando una guerra tra poveri”.
Il nodo cruciale è, dunque, quello legato agli incarichi professionali ed agli onorari decapitati dal Decreto Bersani del 2006 e l’occasione dell’inchiesta, pubblicata dal Corriere Della Sera, è buona per fare alzare la voce ai professionisti “invisibili”, così definiti dalla citata inchiesta per il fatto di aver attraversato la crisi economica privi di sostegni sociali ed incentivi.
Il nodo della crisi è legato al fatto che il settore edilizio è in una fase di stallo ed anche gli incentivi legati alla ristrutturazione non bastano a pareggiare il conto con l’enorme calo delle nuove costruzioni. Con l’abolizione delle tariffe, poi, specialmente nel settore delle opere pubbliche si è avuto una contrazione dei compensi dal 30% al 70% a fronte di un aumento di norme da rispettare e di burocrazia di cui tenere conto.
La maggior parte degli studi ha avuto una contrazione di fatturato dell’ordine del 50% e parecchi stanno iniziando a licenziare.
Scendono in campo anche i sindacati e la Federarchitetti in una nota inviata lo scorso 26 ottobre al Presidente del Consiglio dei Ministri e ad alcuni ministri avente per oggetto “Misure di riconoscimento e tutela delle libere professioni” nel segnalare come “l’attività professionale sia gravata da una concentrazione di adempimenti, anche superflui, che appesantiscono sia nei tempi che nei costi le procedure di accesso all’attività libero professionale”, a vantaggio di una semplificazione e di una maggior trasparenza delle procedure, pone all’attenzione del Governo l’opportunità di promuovere la seguente misura: “le Amministrazioni Comunali nell’attivazione delle procedure finalizzate all’assegnazione degli incarichi libero professionali, faranno riferimento a soli Elenchi Provinciali attestanti la disponibilità dei soggetti proponenti all’assegnazione di incarichi professionali”.
In particolare si fa riferimento all’obbligo da parte dei professionisti di dover procedere all’iscrizione in “Albi o Elenchi” istituiti presso le pubbliche Amministrazioni, quale adempimento propedeutico per la partecipazione alle procedure di assegnazione di incarichi professionali e viene evidenziato l’onere improprio, da parte dei professionisti, a dover supportare l'inclusione in ciascuno elenco di ogni Ente Locale Comunale, in coincidenza di una previsione di assegnazione o meno di incarichi in un determinato arco di tempo.
Aggiunge la nota di Federarchitetti che “La onerosità, quanto meno temporale di tale procedura, limita, inoltre, un’effettiva apertura della partecipazione dei professionisti, determinando sacche chiuse di esercizio professionale, a discapito di un ampio confronto e di un accesso equilibrato al lavoro”.
E’ bene, quindi, che il Governo comprenda le ragioni dei professionisti “invisibili” ed ascolti la loro voce perché la protesta potrebbe, altrimenti, assumere livelli impensabili se da un’azione così spontanea nascessero aggregazioni anche trasversali e spontanee di professionalità trascurate.
A cura di Paolo
Oreto
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