Edilizia: crisi profonda e ripresa lontana

Si è tenuta a Roma il 14 luglio 2010 l'Assemblea 2010 dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) che, diversamente da quanto proclamato ultimamente...

19/07/2010
Si è tenuta a Roma il 14 luglio 2010 l'Assemblea 2010 dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) che, diversamente da quanto proclamato ultimamente da televisioni e radio, ha confermato il duro momento di crisi che il nostro Paese sta vivendo.

Mentre, infatti, il 2009 è stato un "annus horribilis", il 2010 non passerà alla storia come l'anno della ripresa. Il Presidente Buzzetti, nel suo intervento, ha dichiarato che "Alla fine dell'anno avremo perso, rispetto al 2008, il 17% in termini di investimenti, calo che nel comparto delle nuove abitazioni supererà il 30%. Il settore in appena un triennio è tornato indietro di 15 anni: siamo ai livelli di metà degli anni '90!

Gli effetti tangibili della crisi sul settore edile (11% del Pil nazionale) hanno colpito principalmente i lavoratori con un'espulsione di oltre 200.000 operai e un danno sociale senza precedenti. "Ma i nostri operai che restano a casa non fanno notizia come quelli di una fabbrica che chiude. I nostri vanno via così, silenziosamente, alla spicciolata e nessuno se ne accorge - ha continuato Buzzetti - Eppure il prezzo sociale di questa moria occupazionale è già molto elevato. Basta ascoltare le zone dove la crisi è stata ancora più dura come il Nord Est e troviamo situazioni disperate, imprenditori che di fronte all'umiliazione di dover rinunciare alla propria impresa decidono di togliersi la vita. Sono numeri drammatici, effetto di una domanda privata fortemente condizionata dall'incertezza, che spinge le imprese e le famiglie a rimandare le scelte di investimento e da una domanda pubblica che continua a ridurre gli investimenti in nuove infrastrutture (-21% dal 2004 a oggi)".

I punti dolenti toccati da Buzzetti nel corso del suo intervento sono stati principalente:
  • i continui tagli sugli investimenti nel settore edile;
  • le risorse non spese per un programma di rilancio delle infrastrutture.

Per quanto concerne il primo punto, Buzzetti, pur riconoscendo la pesante crisi economico-finanziaria del nostro Paese, ha espresso forti perplessità in merito alla pesante riduzione di risorse per investimenti decisa negli ultimi anni: -20% nel 2009-2010, a cui farà seguito un'ulteriore riduzione del 10% per gli anni 2011-2012.

In merito al secondo punto, è ormai risaputo che una cosa sono le risorse programmate e stanziate dal Cipe per le infrastrutture, tutt'altro sono quelle realmente spese, che si traducono in gare e quindi lavoro. Degli 11,3 miliardi di euro del Piano Cipe finanziato nel 2009 solo il 2,7% si è trasformato in gare per lavori. A tre anni dall'avvio dei programmi 2007-2013, dei 35,6 miliardi destinati a infrastrutture e costruzioni nel Mezzogiorno solo l'8% circa risulta impiegato. Questa è una dimostrazione dell'incapacità e impossibilità della macchina amministrativa statale e regionale di spendere soldi già stanziati.

"Quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni è una stratificazione di norme, di poteri dispersi in migliaia di centri decisionali - ha concluso Buzzetti - E i costruttori sono coloro che più di ogni altro si accorgono di questo stallo, di questa impossibilità a muoversi perché il proprio fare impresa è strettamente connesso al buon funzionamento della macchina pubblica, della quale forse siamo tra i principali conoscitori. […] Il progetto che sta prendendo forma è quello di un sistema di norme chiare ed efficaci che consentano di realizzare opere di qualità, in tempi e costi adeguati".

© Riproduzione riservata

Documenti Allegati