NUOVA LEGGE SUI BENI CULTURALI
La Sardegna ha una legge sui beni culturali. Il testo è stato approvato dal Consiglio regionale dopo un giorno e mezzo di discussione. La Regione potrà eser...
La Sardegna ha una legge sui beni culturali.
Il testo è stato approvato dal Consiglio regionale dopo un giorno e mezzo di discussione. La Regione potrà esercitare maggiori funzioni nella tutela e valorizzazione di musei, parchi archeologici, biblioteche e archivi.
Per la prima volta nella sua storia autonomistica, la Sardegna ha una legge per la tutela, la valorizzazione, la fruizione del suo straordinario patrimonio culturale, che comprende il settore di musei, biblioteche e archivi, e ancora i parchi archeologici e gli ecomusei. Un testo normativo che, d'intesa con lo Stato, permetterà alla Regione di esercitare maggiori funzioni e competenze in questa materia, che ha un valore strategico per i progetti di rilancio dell'Isola. Senza dimenticare poi che trovano finalmente risposte le diverse centinaia di operatori, che da anni attendevano regole chiare e un intervento organico di riordino, per poter programmare il proprio futuro con più certezze.
Il Consiglio regionale ha approvato, dopo un giorno e mezzo di discussione in Aula, la legge sui beni culturali, istituti e luoghi della cultura. Un testo unificato dall'ottava Commissione Cultura, che ha lavorato su tre diversi provvedimenti, il disegno di legge dell'assessore dei Beni Culturali Elisabetta Pilia, approvato dalla Giunta regionale lo scorso marzo, e due proposte di legge, rispettivamente sull'istituzione degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali e l'istituzione di una rete museale dell'emigrazione.
"Una legge necessaria", l'ha definita l'assessore Elisabetta Pilia, perché fino ad oggi il settore è stato oggetto di interventi frammentari, soprattutto di carattere finanziario. Una politica di finanziamenti a pioggia dietro cui si sentiva l'assenza di un progetto, che fosse in grado di comprendere nella sua interezza tutti i comparti dei beni culturali sardi, riconoscendone nello stesso tempo il valore storico e artistico ma anche quello economico.
Più volte è stato ripetuto in Aula che dalla tutela e valorizzazione della ricchezze culturali sarde può arrivare una spinta importante per lo sviluppo. Così come dalla tutela delle coste e del paesaggio, oggi garantita dal Piano paesaggistico regionale. Musei, biblioteche, siti archeologici sono la testimonianza del passato dell'Isola, della sua identità, ma devono essere anche uno strumento per crescere. La legge di settore, che mira a rispondere alle esigenze di tutti i territori regionali, può aiutare a superare le discrasie tra le zone costiere e quelle dell'interno, trovando nuove strade per una loro rivitalizzazione. Soprattutto attraverso la sinergia tra Regione, Province, amministrazioni comunali, Università, scuole, associazioni, operatori economici del territorio.
La legge sarda amplia il concetto di patrimonio, così come definito dal Codice Urbani per i beni culturali e il paesaggio. Come ha spiegato l'assessore dei Beni Culturali, ai beni immateriali, di cui la Sardegna ha esempi straordinari, viene riconosciuto lo stesso diritto alla tutela e alla valorizzazione, riservato ai beni materiali. Grande attenzione è stata data dall'Assemblea regionale anche alle risorse umane, con l'impegno a dare più sicurezze a quanti già da anni lavorano in un settore, che può ancora crescere. C'è la volontà di valorizzare le punte di eccellenza, ma nello stesso tempo di fare crescere le piccole realtà, attraverso procedure di riconoscimento e standard di qualità per le strutture museali.
Per il 2006 la copertura finanziaria sarà di 28.297.000 euro, mentre sono previsti 24.996.000 euro per l'anno 2007 e 24.036.000 per l'anno 2008 e successivi. Nascono i sistemi regionali dei beni culturali e degli istituti e luoghi della cultura, che dovranno adottare la cooperazione tra Regione, Province e Comuni come base per la programmazione e l'articolazione territoriale. Alla Regione sarà affidato il compito di elaborare il Piano regionale triennale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi della cultura, in base alle proposte e i programmi degli Enti locali, che dovranno approvare i piani provinciali.
Il Piano regionale prevede, tra le altre cose: la ripartizione delle risorse per la programmazione degli interventi, compresa la quota da trasferire agli enti locali e la definizione dei criteri per l'assegnazione dei contributi regionali; gli standard minimi di qualità dei servizi e delle dotazioni degli istituti e dei luoghi della cultura necessari per ottenere il riconoscimento regionale, nonché i criteri per l'istituzione di musei, parchi archeologici, ecomusei, biblioteche e archivi storici; le metodologie e gli standard definiti a livello nazionale e internazionale che i musei, i parchi archeologici, gli ecomusei, le biblioteche e gli archivi storici devono adottare per l'inventariazione e la catalogazione; i requisiti professionali del personale da impiegare.
La legge istituisce due nuove tipologie di luoghi della cultura: i parchi archeologici, ovvero beni monumentali, santuari, chiese campestri e luoghi di culto, e gli ecomusei, che dovranno rappresentare, valorizzare e comunicare i caratteri, il paesaggio, la memoria e l'identità di un territorio e della popolazione, anche al fine di orientarne lo sviluppo futuro in una logica di sostenibilità, responsabilità e partecipazione dei soggetti pubblici e privati e della comunità locale. Viene riconosciuta l'importanza di garantire un sostegno all'arte contemporanea, favorendo la ricerca e la sperimentazione artistica, nonché l'incremento del patrimonio pubblico d'arte contemporanea.
Il Consiglio regionale ha approvato la creazione di una rete museale dell'emigrazione. Vengono fissati i compiti della rete: conservare, documentare e diffondere la conoscenza della cultura e dei valori identitari degli emigrati sardi; rafforzare la coscienza di appartenenza alle loro radici culturali e storiche; realizzare la maggiore integrazione possibile fra la comunità regionale e le comunità dei sardi emigrati. Prevista, inoltre, la possibilità di attivare rapporti di collaborazione con il ministero degli Esteri, Università, istituzioni e associazioni culturali italiane e straniere, da intendersi come circoli dei sardi all'estero.
Il testo è stato approvato dal Consiglio regionale dopo un giorno e mezzo di discussione. La Regione potrà esercitare maggiori funzioni nella tutela e valorizzazione di musei, parchi archeologici, biblioteche e archivi.
Per la prima volta nella sua storia autonomistica, la Sardegna ha una legge per la tutela, la valorizzazione, la fruizione del suo straordinario patrimonio culturale, che comprende il settore di musei, biblioteche e archivi, e ancora i parchi archeologici e gli ecomusei. Un testo normativo che, d'intesa con lo Stato, permetterà alla Regione di esercitare maggiori funzioni e competenze in questa materia, che ha un valore strategico per i progetti di rilancio dell'Isola. Senza dimenticare poi che trovano finalmente risposte le diverse centinaia di operatori, che da anni attendevano regole chiare e un intervento organico di riordino, per poter programmare il proprio futuro con più certezze.
Il Consiglio regionale ha approvato, dopo un giorno e mezzo di discussione in Aula, la legge sui beni culturali, istituti e luoghi della cultura. Un testo unificato dall'ottava Commissione Cultura, che ha lavorato su tre diversi provvedimenti, il disegno di legge dell'assessore dei Beni Culturali Elisabetta Pilia, approvato dalla Giunta regionale lo scorso marzo, e due proposte di legge, rispettivamente sull'istituzione degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali e l'istituzione di una rete museale dell'emigrazione.
"Una legge necessaria", l'ha definita l'assessore Elisabetta Pilia, perché fino ad oggi il settore è stato oggetto di interventi frammentari, soprattutto di carattere finanziario. Una politica di finanziamenti a pioggia dietro cui si sentiva l'assenza di un progetto, che fosse in grado di comprendere nella sua interezza tutti i comparti dei beni culturali sardi, riconoscendone nello stesso tempo il valore storico e artistico ma anche quello economico.
Più volte è stato ripetuto in Aula che dalla tutela e valorizzazione della ricchezze culturali sarde può arrivare una spinta importante per lo sviluppo. Così come dalla tutela delle coste e del paesaggio, oggi garantita dal Piano paesaggistico regionale. Musei, biblioteche, siti archeologici sono la testimonianza del passato dell'Isola, della sua identità, ma devono essere anche uno strumento per crescere. La legge di settore, che mira a rispondere alle esigenze di tutti i territori regionali, può aiutare a superare le discrasie tra le zone costiere e quelle dell'interno, trovando nuove strade per una loro rivitalizzazione. Soprattutto attraverso la sinergia tra Regione, Province, amministrazioni comunali, Università, scuole, associazioni, operatori economici del territorio.
La legge sarda amplia il concetto di patrimonio, così come definito dal Codice Urbani per i beni culturali e il paesaggio. Come ha spiegato l'assessore dei Beni Culturali, ai beni immateriali, di cui la Sardegna ha esempi straordinari, viene riconosciuto lo stesso diritto alla tutela e alla valorizzazione, riservato ai beni materiali. Grande attenzione è stata data dall'Assemblea regionale anche alle risorse umane, con l'impegno a dare più sicurezze a quanti già da anni lavorano in un settore, che può ancora crescere. C'è la volontà di valorizzare le punte di eccellenza, ma nello stesso tempo di fare crescere le piccole realtà, attraverso procedure di riconoscimento e standard di qualità per le strutture museali.
Per il 2006 la copertura finanziaria sarà di 28.297.000 euro, mentre sono previsti 24.996.000 euro per l'anno 2007 e 24.036.000 per l'anno 2008 e successivi. Nascono i sistemi regionali dei beni culturali e degli istituti e luoghi della cultura, che dovranno adottare la cooperazione tra Regione, Province e Comuni come base per la programmazione e l'articolazione territoriale. Alla Regione sarà affidato il compito di elaborare il Piano regionale triennale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi della cultura, in base alle proposte e i programmi degli Enti locali, che dovranno approvare i piani provinciali.
Il Piano regionale prevede, tra le altre cose: la ripartizione delle risorse per la programmazione degli interventi, compresa la quota da trasferire agli enti locali e la definizione dei criteri per l'assegnazione dei contributi regionali; gli standard minimi di qualità dei servizi e delle dotazioni degli istituti e dei luoghi della cultura necessari per ottenere il riconoscimento regionale, nonché i criteri per l'istituzione di musei, parchi archeologici, ecomusei, biblioteche e archivi storici; le metodologie e gli standard definiti a livello nazionale e internazionale che i musei, i parchi archeologici, gli ecomusei, le biblioteche e gli archivi storici devono adottare per l'inventariazione e la catalogazione; i requisiti professionali del personale da impiegare.
La legge istituisce due nuove tipologie di luoghi della cultura: i parchi archeologici, ovvero beni monumentali, santuari, chiese campestri e luoghi di culto, e gli ecomusei, che dovranno rappresentare, valorizzare e comunicare i caratteri, il paesaggio, la memoria e l'identità di un territorio e della popolazione, anche al fine di orientarne lo sviluppo futuro in una logica di sostenibilità, responsabilità e partecipazione dei soggetti pubblici e privati e della comunità locale. Viene riconosciuta l'importanza di garantire un sostegno all'arte contemporanea, favorendo la ricerca e la sperimentazione artistica, nonché l'incremento del patrimonio pubblico d'arte contemporanea.
Il Consiglio regionale ha approvato la creazione di una rete museale dell'emigrazione. Vengono fissati i compiti della rete: conservare, documentare e diffondere la conoscenza della cultura e dei valori identitari degli emigrati sardi; rafforzare la coscienza di appartenenza alle loro radici culturali e storiche; realizzare la maggiore integrazione possibile fra la comunità regionale e le comunità dei sardi emigrati. Prevista, inoltre, la possibilità di attivare rapporti di collaborazione con il ministero degli Esteri, Università, istituzioni e associazioni culturali italiane e straniere, da intendersi come circoli dei sardi all'estero.
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