Riforma professioni: dagli Architetti a Marcegaglia la richiesta di un tavolo comune
Si è fatto attendere quasi un anno, ma alla fine è arrivata la prima risposta di un consiglio nazionale delle professioni intellettuali più rappresentative, ...
Si è fatto attendere quasi un anno, ma alla fine è arrivata la
prima risposta di un consiglio nazionale delle professioni
intellettuali più rappresentative, alle affermazioni del Presidente
di Confindustria, Emma Marcegaglia, che, senza mezzi
termini, aveva sferrato un duro attacco alle speranze dei
professionisti in merito alla reintroduzione dei minimi tariffari
(leggi news).
Ricordiamo che nel primo trimestre 2010 si è tornato a parlare insistentemente di riforma delle professioni intellettuali, tanto da far venire il sospetto che lì a breve qualcosa sarebbe cambiato (speranza vana). Nel marasma di bozze e disegni di legge arrivate da più parti (Siliquini, Vietti, Vitali, Mantini, CUP, PAT), la richiesta principale rifletteva il disagio dei professionisti in tema di tariffe. Alla richiesta provenuta da più parti di ripristinare i minimi tariffari, il presidente di Confindustria Marcegaglia aveva risposto senza mezzi termini affermando che "Se Governo e maggioranza persistono in questa marcia indietro sulle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, noi ci metteremo di traverso e sarà opposizione dura. Nessuno di noi si è mai sognato di chiedere tariffe minime per macchine utensili, abiti o elettrodomestici. Se è questo che volete, ci metteremo in fila anche noi per ottenerle".
Dopo questa precisa ma dura posizione, è arrivata quella del Consiglio Nazionale degli Architetti che in un comunicato hanno affermato: "In un momento di crisi profonda per il Paese, in cui professionisti e imprese dovrebbero fare sistema ed avere progetti comuni per il futuro, stupisce come la Presidente di Confindustria consideri le tariffe professionali il male dell'Italia".
"L'evidente scopo di abbassare i costi dei servizi professionali per garantire maggiori utili alle imprese, assomiglia tanto ad una guerra tra poveri di assai corto respiro, piuttosto che un progetto condiviso che metta insieme le idee delle professioni intellettuali con le capacità produttive dell'industria".
"Chiediamo a Confindustria - piuttosto che accendere guerre inutili destinate a danneggiare per lo più i giovani professionisti e la qualità dell'architettura e dell'ambiente - di sedersi subito ad un tavolo con gli architetti italiani per progettare assieme il futuro benessere del Paese".
A questo punto si attende la risposta di Confindustria, coscienti però che sarà un nuovo capitolo che si aggiungerà alla Saga della Riforma Professioni.
Ricordiamo che nel primo trimestre 2010 si è tornato a parlare insistentemente di riforma delle professioni intellettuali, tanto da far venire il sospetto che lì a breve qualcosa sarebbe cambiato (speranza vana). Nel marasma di bozze e disegni di legge arrivate da più parti (Siliquini, Vietti, Vitali, Mantini, CUP, PAT), la richiesta principale rifletteva il disagio dei professionisti in tema di tariffe. Alla richiesta provenuta da più parti di ripristinare i minimi tariffari, il presidente di Confindustria Marcegaglia aveva risposto senza mezzi termini affermando che "Se Governo e maggioranza persistono in questa marcia indietro sulle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, noi ci metteremo di traverso e sarà opposizione dura. Nessuno di noi si è mai sognato di chiedere tariffe minime per macchine utensili, abiti o elettrodomestici. Se è questo che volete, ci metteremo in fila anche noi per ottenerle".
Dopo questa precisa ma dura posizione, è arrivata quella del Consiglio Nazionale degli Architetti che in un comunicato hanno affermato: "In un momento di crisi profonda per il Paese, in cui professionisti e imprese dovrebbero fare sistema ed avere progetti comuni per il futuro, stupisce come la Presidente di Confindustria consideri le tariffe professionali il male dell'Italia".
"L'evidente scopo di abbassare i costi dei servizi professionali per garantire maggiori utili alle imprese, assomiglia tanto ad una guerra tra poveri di assai corto respiro, piuttosto che un progetto condiviso che metta insieme le idee delle professioni intellettuali con le capacità produttive dell'industria".
"Chiediamo a Confindustria - piuttosto che accendere guerre inutili destinate a danneggiare per lo più i giovani professionisti e la qualità dell'architettura e dell'ambiente - di sedersi subito ad un tavolo con gli architetti italiani per progettare assieme il futuro benessere del Paese".
A questo punto si attende la risposta di Confindustria, coscienti però che sarà un nuovo capitolo che si aggiungerà alla Saga della Riforma Professioni.
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A cura di Ilenia
Cicirello
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