Dalla riforma alla liberalizzazione delle professioni
Da molti anni si parla di riforma delle professioni intellettuali e benché una riorganizzazione delle stesse sia ritenuta necessaria dai principali protagoni...
Da molti anni si parla di riforma delle professioni intellettuali e
benché una riorganizzazione delle stesse sia ritenuta necessaria
dai principali protagonisti del settore tecnico, non si è mai
riusciti a trovare un'intesa che metta d'accordo tutti e, a parte
la spaccatura in Comitato Unitario delle Professioni (CUP, in cui
troviamo gli architetti) e Professioni Area Tecnica (PAT, in cui
troviamo agronomi e forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti
agrari e periti industriali), mai nessuna proposta è stata
affrontata con la dovuta attenzione da parte del Governo che si è
limitato solo a far promesse (mai mantenute).
Dopo alcuni mesi di fuoco e di proposte, da alcuni mesi, a parte qualche piccola scaramuccia tra architetti e industriali (leggi news), il discorso riforma professioni sembra essere tornato nel dimenticatoio. Ma si sa, dopo la calma arriva sempre la tempesta. Tempesta che si è abbattuta regolare sugli ordini professionali con l'ultima proposta del Governo (che sembrerebbe essere stata stralciata dopo poche ore) di applicare ai professionisti i principi costituzionali della libertà d'impresa. Fatta esclusione per alcune professioni (architetti, ingegneri, avvocati, farmacisti e autotrasportatori), per tutte le altre sarà prevista l'eliminazione delle attuali restrizioni in merito all'accesso e all'esercizio dell'attività professionale. Tradotto: liberalizzazione per tutte le professioni.
Alla proposta del Governo è seguito lo sconcerto degli Agrotecnici (leggi news) i quali hanno ammesso che se le indiscrezioni uscite venissero confermate nei prossimi giorni, sarebbe la dimostrazione che il Governo ha effettivamente perduto la bussola. Anche il CUP, con il suo Presidente Marina Calderone, è voluto intervenire palesando "Sconcerto per le notizie che riportano, in modo ufficioso, un passaggio della bozza di manovra". Ritornando sul tema Riforma, Calderone ha affermato: "Vorrei ricordare a Tremonti che il ministro della Giustizia Angelino Alfano lavora da tempo alla riforma delle professioni intellettuali. Purtroppo, dopo la presentazione del documento, condiviso da tutto il mondo professionale, sui principi di una legge di riforma, non abbiamo più potuto discutere. Alfano aveva garantito che a ottobre 2010 sarebbe stato presentato un disegno di legge sulla riforma delle professioni, ma non è ancora accaduto".
Il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha commentato la manovra affermando che "Siamo tornati indietro di 15 anni, ai tempi dell'Antitrust di Giuliano Amato. Come allora, anche oggi si ripropone la decotta equazione professione uguale impresa, contravvenendo alle regole più banali che stanno alla base delle prestazioni professionali".
Gaetano Stella ha, inoltre, ammesso che "I liberi professionisti non sono contrari a misure che favoriscano la competizione e l'apertura del mercato dei servizi professionali. Ma in questo caso ci troviamo di fronte ad una deregulation selvaggia che colpisce in maniera indiscriminata le categorie professionali, senza peraltro tener conto delle difficoltà degli studi professionali, in questa fase congiunturale".
Senza voler commentare la manovra del governo e riprendendo i commenti riportati dai molti nostri lettori, chiediamo quale sia l'utilità di alcuni ordini a parte il pagamento della quota di iscrizione annuale utile per stipendiare le persone che lavorano all'interno delle loro amministrazioni. Comprendiamo appieno l'utilità di alcuni ordini e collegi che svolgono attività di formazione continua per i loro iscritti, ma in molti casi l'operato di alcuni ordini sta divenendo un carrozzone pesante e obsoleto a cui ormai i professionisti possono rinunciare senza alcun problema.
A voi che ci leggete la parola.
Dopo alcuni mesi di fuoco e di proposte, da alcuni mesi, a parte qualche piccola scaramuccia tra architetti e industriali (leggi news), il discorso riforma professioni sembra essere tornato nel dimenticatoio. Ma si sa, dopo la calma arriva sempre la tempesta. Tempesta che si è abbattuta regolare sugli ordini professionali con l'ultima proposta del Governo (che sembrerebbe essere stata stralciata dopo poche ore) di applicare ai professionisti i principi costituzionali della libertà d'impresa. Fatta esclusione per alcune professioni (architetti, ingegneri, avvocati, farmacisti e autotrasportatori), per tutte le altre sarà prevista l'eliminazione delle attuali restrizioni in merito all'accesso e all'esercizio dell'attività professionale. Tradotto: liberalizzazione per tutte le professioni.
Alla proposta del Governo è seguito lo sconcerto degli Agrotecnici (leggi news) i quali hanno ammesso che se le indiscrezioni uscite venissero confermate nei prossimi giorni, sarebbe la dimostrazione che il Governo ha effettivamente perduto la bussola. Anche il CUP, con il suo Presidente Marina Calderone, è voluto intervenire palesando "Sconcerto per le notizie che riportano, in modo ufficioso, un passaggio della bozza di manovra". Ritornando sul tema Riforma, Calderone ha affermato: "Vorrei ricordare a Tremonti che il ministro della Giustizia Angelino Alfano lavora da tempo alla riforma delle professioni intellettuali. Purtroppo, dopo la presentazione del documento, condiviso da tutto il mondo professionale, sui principi di una legge di riforma, non abbiamo più potuto discutere. Alfano aveva garantito che a ottobre 2010 sarebbe stato presentato un disegno di legge sulla riforma delle professioni, ma non è ancora accaduto".
Il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha commentato la manovra affermando che "Siamo tornati indietro di 15 anni, ai tempi dell'Antitrust di Giuliano Amato. Come allora, anche oggi si ripropone la decotta equazione professione uguale impresa, contravvenendo alle regole più banali che stanno alla base delle prestazioni professionali".
Gaetano Stella ha, inoltre, ammesso che "I liberi professionisti non sono contrari a misure che favoriscano la competizione e l'apertura del mercato dei servizi professionali. Ma in questo caso ci troviamo di fronte ad una deregulation selvaggia che colpisce in maniera indiscriminata le categorie professionali, senza peraltro tener conto delle difficoltà degli studi professionali, in questa fase congiunturale".
Senza voler commentare la manovra del governo e riprendendo i commenti riportati dai molti nostri lettori, chiediamo quale sia l'utilità di alcuni ordini a parte il pagamento della quota di iscrizione annuale utile per stipendiare le persone che lavorano all'interno delle loro amministrazioni. Comprendiamo appieno l'utilità di alcuni ordini e collegi che svolgono attività di formazione continua per i loro iscritti, ma in molti casi l'operato di alcuni ordini sta divenendo un carrozzone pesante e obsoleto a cui ormai i professionisti possono rinunciare senza alcun problema.
A voi che ci leggete la parola.
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A cura di Ilenia
Cicirello
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