Riforma professioni: Sull'abolizione dell'esame di Stato il Governo non ascolti solo i banchieri
"Una riforma anche profonda degli ordinamenti professionale è necessaria ed assolutamente utile ma deve essere improntata a reali ed effettivi criteri di mod...
"Una riforma anche profonda degli ordinamenti professionale è
necessaria ed assolutamente utile ma deve essere improntata a reali
ed effettivi criteri di modernizzazione, evitando, al contrario, di
far compiere al nostro Paese dei colossali passi indietro: proprio
la deregulation radicale nel mondo finanziario è stata ed è la
causa della grave crisi economica e finanziaria emersa in questi
giorni in tutta la sua gravità".
Lo sottolinea il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in merito all'ipotesi che tra le misure previste in tema di liberalizzazioni - per far fronte alla crisi - via sia quella di cancellare - a quanto pare su pressione della BCE - l'esame di Stato per abilitare i professionisti, previsto invece dall'articolo 31 della nostra Costituzione.
Per quanto riguarda la professione di architetto - continua - l'esame di Stato, ovvero il controllo pubblico sulla qualifica professionale - rappresenta lo standard europeo. Così avviene in Francia ed in Gran Bretagna dove esso è organizzato dal RIBA (Royal Institute of British Architects) e validato dall'ARB (Architects Registration Board) dopo 2 anni di tirocinio . Altrettanto avviene, sia pure in diverse forme, nel resto dell'Europa: in Germania, ad esempio, sono obbligatori 2 o 3 anni di praticantato, a seconda dei Lander"
"Tutte le legislazioni europee - alcune da poco riformate - evidenziano come sia necessario che lo Stato garantisca ai cittadini la competenza tecnica dei progettisti affinchè non vi siano rischi per la sicurezza, la salute e il benessere negli edifici, così come nella salvaguardia dell'ambiente urbano e rurale".
Il mercato della progettazione in Italia - continua ancora - è oggi assolutamente aperto alla competizione professionale - considerato l'elevato numero di soggetti presenti ed il fatto che gli architetti negli ultimi trent'anni sono passati da 25mila a 150mila - e a quella economica, conseguente all'abolizione dei minimi tariffari obbligatori introdotta nel 2006. Le riforme di settore, quindi, debbono essere intese al fine di aumentare la competitività introducendo strumenti innovativi, come le società di professionisti, senza però incidere negativamente sulla qualificazione dei progettisti.
"Il Governo e il Parlamento - conclude il Consiglio Nazionale -stiano attenti a perseguire l'estremismo dei banchieri: l'assenza di regole è causa dei crolli in Borsa, ma i crolli degli edifici fanno forse meno notizia, ma molto più male alle persone".
A cura dell'Ufficio Stampa del CNAPPC
Lo sottolinea il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in merito all'ipotesi che tra le misure previste in tema di liberalizzazioni - per far fronte alla crisi - via sia quella di cancellare - a quanto pare su pressione della BCE - l'esame di Stato per abilitare i professionisti, previsto invece dall'articolo 31 della nostra Costituzione.
Per quanto riguarda la professione di architetto - continua - l'esame di Stato, ovvero il controllo pubblico sulla qualifica professionale - rappresenta lo standard europeo. Così avviene in Francia ed in Gran Bretagna dove esso è organizzato dal RIBA (Royal Institute of British Architects) e validato dall'ARB (Architects Registration Board) dopo 2 anni di tirocinio . Altrettanto avviene, sia pure in diverse forme, nel resto dell'Europa: in Germania, ad esempio, sono obbligatori 2 o 3 anni di praticantato, a seconda dei Lander"
"Tutte le legislazioni europee - alcune da poco riformate - evidenziano come sia necessario che lo Stato garantisca ai cittadini la competenza tecnica dei progettisti affinchè non vi siano rischi per la sicurezza, la salute e il benessere negli edifici, così come nella salvaguardia dell'ambiente urbano e rurale".
Il mercato della progettazione in Italia - continua ancora - è oggi assolutamente aperto alla competizione professionale - considerato l'elevato numero di soggetti presenti ed il fatto che gli architetti negli ultimi trent'anni sono passati da 25mila a 150mila - e a quella economica, conseguente all'abolizione dei minimi tariffari obbligatori introdotta nel 2006. Le riforme di settore, quindi, debbono essere intese al fine di aumentare la competitività introducendo strumenti innovativi, come le società di professionisti, senza però incidere negativamente sulla qualificazione dei progettisti.
"Il Governo e il Parlamento - conclude il Consiglio Nazionale -stiano attenti a perseguire l'estremismo dei banchieri: l'assenza di regole è causa dei crolli in Borsa, ma i crolli degli edifici fanno forse meno notizia, ma molto più male alle persone".
A cura dell'Ufficio Stampa del CNAPPC
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