Decreto Salva Italia: Approvato definitivamente dal Senato e firmato dal Capo dello Stato
Con 257 voti favorevoli e 41 contrari il Senato ha definitivamente approvato l'articolo unico del disegno di legge n. 3066, di conversione in legge del decre...
Con 257 voti favorevoli e 41 contrari il Senato ha definitivamente
approvato l'articolo unico del disegno di legge n. 3066, di
conversione in legge del decreto-legge n. 201/2011, recante
"Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il
consolidamento dei conti pubblici", nel testo approvato dalla
Camera dei deputati. Il cosiddetto "Decreto Salva Italia" o
"Decreto Monti" nella serata di ieri è stato firmato del Capo dello
Stato Giorgio Napolitano e nei prossimi giorni sarà
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Come ampiamente prevedibile, a votare a favore del Governo sono stati Pdl, Pd e Terzo Polo, Udc, Coesione nazionale-Io Sud, mentre ad esprimere voto contrario sono stati Svp, Lega e Idv. Rispetto al voto di insediamento, quando il Senato aveva accordato la fiducia con 281 voti a favore e 25 contrari, il Governo presieduto dal Professor Mario Monti ha già perso il consenso di 24 senatori.
Soddisfatto il Presidente Monti che, rivolgendosi al Senato, ha affermato che con la fiducia si conclude un lavoro rapido, indispensabile e approfondito condotto nel rispetto e nella valorizzazione assoluta da parte del Governo del Parlamento, su un decreto di estrema urgenza che mette in grado l'Italia di affrontare a testa alta la gravissima crisi europea. Con un avanzo primario senza pari a livello europeo, l'Italia porterà in Europa il suo contributo alla stabilità.
"Non c'è crescita senza disciplina finanziaria, non c'è stabilità se i bilanci non sono in ordine".
Il Presidente Monti ha ammesso la necessità di perseguire l'obiettivo della crescita duratura, dell'occupazione, della coesione, garantito da un'Europa più comunitaria con regole più stringenti per tutti, con strumenti di comune controllo. Da quest'ammissione, l'esigenze di partire con la fase 2 del suo Governo. "La fase 2 in cui ci inoltreremo è già dentro la fase 1: la gestione dell'emergenza si poteva fare in molti modi, alcuni anche più semplici da mettere in atto ma ci avrebbero allontanato anziché avvicinato dai percorsi che riteniamo strutturalmente corretti per la crescita".
Dichiarazione del Presidente Monti
"L'Aula del Senato conclude oggi un lavoro rapido e approfondito, condotto rispettando e valorizzando il Parlamento, sul decreto-legge n. 201 del 2011, che metterà il Paese nelle condizioni di far fronte all'emergenza economica. Grazie al provvedimento in esame l'Italia conseguirà un avanzo primario senza pari in Europa e potrà dare il proprio contributo alla stabilità, ma anche aver voce in capitolo sulla politica economica di cui i Paesi europei hanno bisogno, nella convinzione che rigore finanziario, stabilità e crescita sono legati tra loro e che vanno ugualmente perseguiti gli obiettivi della crescita continuativa e della coesione. Inoltre, l'Unione Europea dovrebbe agire maggiormente secondo lo spirito comunitario ed essere più solidale e vicina ai bisogni dei cittadini, delle famiglie e dei giovani. Il Governo è consapevole della necessità che le politiche economiche europee siano improntate alla crescita, ma le procedure dell'UE impongono la necessità di convincere gli altri partner. La vulnerabilità dell'Italia è data dal debito pubblico, perché i mercati considerano solo la sua sostenibilità e non valutano il patrimonio privato e delle imprese. L'azione che sta conducendo la BCE, favorendo l'erogazione del credito alle imprese, dà speranza per l'evolversi della situazione, pur in un contesto molto critico. Per superare la crisi economica i cittadini italiani devono aver fiducia nei buoni emessi dal Tesoro, ma l'economia deve tornare a crescere recuperando competitività e produttività. Pertanto, richiedendo sacrifici agli italiani, il Governo ha deciso di spingere su un percorso di carattere strategico, destinando parte delle nuove entrate a sostenere le imprese e il lavoro stabile. Per le stesse ragioni, l'aumento delle imposte è stato immaginato per gravare meno sui fattori della produzione e più sulle componenti del patrimonio e della ricchezza, facendole partecipare allo sforzo per il risanamento. Ove possibile, su suggerimento del Parlamento, sono stati introdotti correttivi in favore di pensionati e famiglie; servono però riforme strutturali, ad esempio sulle liberalizzazioni, per liberare l'economia italiana dai freni che ne impediscono la crescita. Sul tema chiave della riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali si potrà procedere con uno stile di rapporto con le parti sociali diverso da quello seguito per la predisposizione del provvedimento in esame. Attraverso un approfondito esame della spesa pubblica, a partire da quella delle amministrazioni centrali dello Stato, si conseguiranno cospicui risparmi che consentiranno al Governo di intervenire nei settori delle infrastrutture, dell'università e della ricerca, nonché della coesione nazionale e dell'ambiente intraprendendo azioni volte conseguire l'obiettivo dello sviluppo. Il passaggio parlamentare non è stato solo necessario e doveroso, perché ha consentito di migliorare l'impianto e il dettaglio dell'operazione di politica economica; per questo il Governo ringrazia tutti i partiti, ma in particolare quelli che, sostenendo l'Esecutivo, hanno rinunciato ai benefici della popolarità, sia per i sacrifici imposti ai propri elettori, che per l'onere di accettare provvedimenti lontani dalla propria visione ideologica".
Apprezzata la manovra da parte del PdL che attraverso le parole del senatore Luigi Grillo ha paragonato la manovra ad un laccio emostatico per fermare un'emorragia. "Necessitata dall'emergenza finanziaria, la manovra non va criticata per la composizione squilibrata sul versante dell'aumento della pressione fiscale perché altre vie non erano praticabili. Sono presenti misure di tassazione del patrimonio, è altamente apprezzabile la riforma delle pensioni, sono positive le liberalizzazioni del trasporto pubblico, le misure per contrastare l'evasione fiscale e per attrarre capitali privati nella realizzazione di opere pubbliche".
Anche il senatore Franco Buono (Terzo Polo:ApI-FLI) ha riconosciuto la necessità di garantire certezze sul processo di risanamento dei conti pubblici. "Di qui la richiesta di sacrifici ai cittadini sul fronte della previdenza e della tassazione della prima casa. Si tratta di scelte difficili per un Governo politico di legislatura, quindi in trentacinque giorni era impossibile impostare una manovra alternativa".
Il senatore Enrico Morando (PD) ha criticato il comportamento della Lega Nord secondo la quale il decreto sarebbe gravemente iniquo nei confronti del Nord, nonostante gran parte della riduzione della pressione fiscale sui produttori andrà a beneficio delle aree industriali settentrionali. "La manovra, per la sua entità e per il suo carattere strutturale, è necessaria, ma la Lega ha interesse a nascondere tale condizione perché deve gestire il proprio fallimento politico degli anni in cui è stata al Governo senza proteggere i ceti produttivi del Nord e senza realizzare la riforma dello Stato in senso federale. La Lega ha dunque deciso di rispolverare l'obiettivo secessionista e per renderlo credibile è necessario passare attraverso il fallimento del debito pubblico italiano, che a sua volta porterebbe alla fine dell'euro: il Governo Monti, proponendosi di evitare il fallimento del debito pubblico italiano, è quindi il principale ostacolo alla realizzazione di tale obiettivo e per questo la Lega lo osteggia".
Coerente con quanto già dichiarato il commento dell'Italia dei Valori. Il senatore Elio Lannutti ha, infatti, motivato il dietrofront dell'IdV (al quale aveva accordato la fiducia all'atto del suo insediamento), ammettendo che il Governo Monti "aveva promesso equità e rigore nel risanamento dei conti pubblici, ma aveva anche affermato il proposito di combattere gli interessi corporativi, che però sono annidati anche all'interno della compagine di Governo".
Come ampiamente prevedibile, a votare a favore del Governo sono stati Pdl, Pd e Terzo Polo, Udc, Coesione nazionale-Io Sud, mentre ad esprimere voto contrario sono stati Svp, Lega e Idv. Rispetto al voto di insediamento, quando il Senato aveva accordato la fiducia con 281 voti a favore e 25 contrari, il Governo presieduto dal Professor Mario Monti ha già perso il consenso di 24 senatori.
Soddisfatto il Presidente Monti che, rivolgendosi al Senato, ha affermato che con la fiducia si conclude un lavoro rapido, indispensabile e approfondito condotto nel rispetto e nella valorizzazione assoluta da parte del Governo del Parlamento, su un decreto di estrema urgenza che mette in grado l'Italia di affrontare a testa alta la gravissima crisi europea. Con un avanzo primario senza pari a livello europeo, l'Italia porterà in Europa il suo contributo alla stabilità.
"Non c'è crescita senza disciplina finanziaria, non c'è stabilità se i bilanci non sono in ordine".
Il Presidente Monti ha ammesso la necessità di perseguire l'obiettivo della crescita duratura, dell'occupazione, della coesione, garantito da un'Europa più comunitaria con regole più stringenti per tutti, con strumenti di comune controllo. Da quest'ammissione, l'esigenze di partire con la fase 2 del suo Governo. "La fase 2 in cui ci inoltreremo è già dentro la fase 1: la gestione dell'emergenza si poteva fare in molti modi, alcuni anche più semplici da mettere in atto ma ci avrebbero allontanato anziché avvicinato dai percorsi che riteniamo strutturalmente corretti per la crescita".
Dichiarazione del Presidente Monti
"L'Aula del Senato conclude oggi un lavoro rapido e approfondito, condotto rispettando e valorizzando il Parlamento, sul decreto-legge n. 201 del 2011, che metterà il Paese nelle condizioni di far fronte all'emergenza economica. Grazie al provvedimento in esame l'Italia conseguirà un avanzo primario senza pari in Europa e potrà dare il proprio contributo alla stabilità, ma anche aver voce in capitolo sulla politica economica di cui i Paesi europei hanno bisogno, nella convinzione che rigore finanziario, stabilità e crescita sono legati tra loro e che vanno ugualmente perseguiti gli obiettivi della crescita continuativa e della coesione. Inoltre, l'Unione Europea dovrebbe agire maggiormente secondo lo spirito comunitario ed essere più solidale e vicina ai bisogni dei cittadini, delle famiglie e dei giovani. Il Governo è consapevole della necessità che le politiche economiche europee siano improntate alla crescita, ma le procedure dell'UE impongono la necessità di convincere gli altri partner. La vulnerabilità dell'Italia è data dal debito pubblico, perché i mercati considerano solo la sua sostenibilità e non valutano il patrimonio privato e delle imprese. L'azione che sta conducendo la BCE, favorendo l'erogazione del credito alle imprese, dà speranza per l'evolversi della situazione, pur in un contesto molto critico. Per superare la crisi economica i cittadini italiani devono aver fiducia nei buoni emessi dal Tesoro, ma l'economia deve tornare a crescere recuperando competitività e produttività. Pertanto, richiedendo sacrifici agli italiani, il Governo ha deciso di spingere su un percorso di carattere strategico, destinando parte delle nuove entrate a sostenere le imprese e il lavoro stabile. Per le stesse ragioni, l'aumento delle imposte è stato immaginato per gravare meno sui fattori della produzione e più sulle componenti del patrimonio e della ricchezza, facendole partecipare allo sforzo per il risanamento. Ove possibile, su suggerimento del Parlamento, sono stati introdotti correttivi in favore di pensionati e famiglie; servono però riforme strutturali, ad esempio sulle liberalizzazioni, per liberare l'economia italiana dai freni che ne impediscono la crescita. Sul tema chiave della riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali si potrà procedere con uno stile di rapporto con le parti sociali diverso da quello seguito per la predisposizione del provvedimento in esame. Attraverso un approfondito esame della spesa pubblica, a partire da quella delle amministrazioni centrali dello Stato, si conseguiranno cospicui risparmi che consentiranno al Governo di intervenire nei settori delle infrastrutture, dell'università e della ricerca, nonché della coesione nazionale e dell'ambiente intraprendendo azioni volte conseguire l'obiettivo dello sviluppo. Il passaggio parlamentare non è stato solo necessario e doveroso, perché ha consentito di migliorare l'impianto e il dettaglio dell'operazione di politica economica; per questo il Governo ringrazia tutti i partiti, ma in particolare quelli che, sostenendo l'Esecutivo, hanno rinunciato ai benefici della popolarità, sia per i sacrifici imposti ai propri elettori, che per l'onere di accettare provvedimenti lontani dalla propria visione ideologica".
Apprezzata la manovra da parte del PdL che attraverso le parole del senatore Luigi Grillo ha paragonato la manovra ad un laccio emostatico per fermare un'emorragia. "Necessitata dall'emergenza finanziaria, la manovra non va criticata per la composizione squilibrata sul versante dell'aumento della pressione fiscale perché altre vie non erano praticabili. Sono presenti misure di tassazione del patrimonio, è altamente apprezzabile la riforma delle pensioni, sono positive le liberalizzazioni del trasporto pubblico, le misure per contrastare l'evasione fiscale e per attrarre capitali privati nella realizzazione di opere pubbliche".
Anche il senatore Franco Buono (Terzo Polo:ApI-FLI) ha riconosciuto la necessità di garantire certezze sul processo di risanamento dei conti pubblici. "Di qui la richiesta di sacrifici ai cittadini sul fronte della previdenza e della tassazione della prima casa. Si tratta di scelte difficili per un Governo politico di legislatura, quindi in trentacinque giorni era impossibile impostare una manovra alternativa".
Il senatore Enrico Morando (PD) ha criticato il comportamento della Lega Nord secondo la quale il decreto sarebbe gravemente iniquo nei confronti del Nord, nonostante gran parte della riduzione della pressione fiscale sui produttori andrà a beneficio delle aree industriali settentrionali. "La manovra, per la sua entità e per il suo carattere strutturale, è necessaria, ma la Lega ha interesse a nascondere tale condizione perché deve gestire il proprio fallimento politico degli anni in cui è stata al Governo senza proteggere i ceti produttivi del Nord e senza realizzare la riforma dello Stato in senso federale. La Lega ha dunque deciso di rispolverare l'obiettivo secessionista e per renderlo credibile è necessario passare attraverso il fallimento del debito pubblico italiano, che a sua volta porterebbe alla fine dell'euro: il Governo Monti, proponendosi di evitare il fallimento del debito pubblico italiano, è quindi il principale ostacolo alla realizzazione di tale obiettivo e per questo la Lega lo osteggia".
Coerente con quanto già dichiarato il commento dell'Italia dei Valori. Il senatore Elio Lannutti ha, infatti, motivato il dietrofront dell'IdV (al quale aveva accordato la fiducia all'atto del suo insediamento), ammettendo che il Governo Monti "aveva promesso equità e rigore nel risanamento dei conti pubblici, ma aveva anche affermato il proposito di combattere gli interessi corporativi, che però sono annidati anche all'interno della compagine di Governo".
A cura di Ilenia
Cicirello
© Riproduzione riservata