Consultazione on line per il valore legale del titolo di Laurea
Cresce l'interesse verso il valore legale del titolo di diploma di laurea. Il Premier Mario Monti ha infatti annunciato che a breve, sul sito del Ministero d...
Cresce l'interesse verso il valore legale del titolo di diploma di
laurea. Il Premier Mario Monti ha infatti annunciato che a
breve, sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca, verrà pubblicato un documento che lancerà una
consultazione on line sul valore legale del titolo di studio di
laurea.
Il Presidente del Consiglio Monti, commentando il progetto di revisione del titolo di studio, ha ribadito la necessità di contemperare il fatto che il datore di lavoro, soprattutto se questo è un'amministrazione pubblica, ha la necessità di avere una certificazione che un ragazzo ha compiuto certi studi in una certa disciplina. Monti ha però rilevato che non bisogna dare troppo peso al voto di laurea perché questo darebbe per scontato che tutte le università di una certa disciplina siano ugualmente rigorose e diano la stessa preparazione, cosa che nella maggior parte dei casi è una forma di equivalenza superficiale e fuori dalla realtà.
Alle affermazioni di Monti ha risposto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie, che ha inviato una lettera aperta in cui ha palesato le proprie ragioni, certamente condivise dalla maggioranza, ricordando che è compito dello Stato garantire una certa equivalenza tra titoli di laurea provenienti da Università diverse.
/ "Il Governo e il Parlamento - ha scritto Freyrie a Monti -hanno avviato con Leggi e Decreti la riforma delle professioni con il fine di garantire un accesso basato esclusivamente sul merito, pari opportunità per tutti e un miglioramento della qualità della prestazioni professionali. I fini sono totalmente condivisibili e sono realizzabili solo se si instaura un percorso virtuoso che dagli studi universitari, attraverso il tirocinio e poi l'Esame di Stato, porta a maturazione un professionista preparato culturalmente e attrezzato tecnicamente.
"Per questo credo che il tema del valore legale del titolo di studio sia stato mal posto, come se l'aspetto burocratico del problema - il famoso "pezzo di carta" - fosse più importante della sostanza.
Alla domanda se è giusto che voti di laurea presi in Facoltà differenti e di diversa qualità e difficoltà debbano valere uguali nei concorsi pubblici, la risposta è lapalissiana: no". Ma le soluzioni proposte sono errate e influenzate dalla passione per modelli anglosassoni che hanno storia e realtà diverse dalle nostre, come da quelle della maggior parte dei Paesi europei. Modelli fondati sulle public school, il mecenatismo e borse di studio che garantiscono gli studenti più poveri (seppur le dinastie familiari nelle grandi scuole sono un fatto oltre che un ottimo soggetto letterario)".
Il Presidente Freyrie ha, inoltre, posto un'importante domanda chiedendo se le 21 Facoltà di Architettura italiane sono tutte ugualmente capaci di laureare un architetto bravo. La risposta è stata (chiaramente) no, pur riconoscendo che in Italia ci sono alcuni Atenei eccellenti. La differenza qualitativa nel programma formativo offerto dipende da diversi fattori, ma soprattutto dalle persone che le dirigono, insegnano e ci lavorano, in un sistema problematico per regole e risorse.
Ma, pur riconoscendo questa diversità, Freyrie ha ammesso che la risposta non si trova abolendo il valore del titolo di studio o del punteggio. È compito dello Stato far fronte al proprio dovere, garantendo una certa Uniformità qualitativa tra i diversi Atenei Italiani, fornendo a tutti i giovani italiani un titolo equipollente, indipendentemente dal luogo dove vivono e dalle risorse economiche che hanno.
Freyrie ha concluso affermando che "per cambiare lo stato delle cose bisogna intervenire sul principio (la qualità degli insegnamenti) e non sulla fine (il valore della laurea). Se poi vogliamo cambiare le regole dei concorsi pubblici per essere certi che si premi il merito più delle premesse legali possiamo essere d'accordo e i correttivi sono facili: ma buttando via bambino e acqua sporca faremmo un pessimo servizio al Paese e ai giovani, abdicando ai doveri dello Stato e cacciando, di fatto, la testa nella sabbia, nascondendoci il dramma che le nostre istituzioni culturale più alte, che l'Italia ha inventato 1000 anni fa (Bologna, 1088), non sono più all'altezza".
Il Presidente del Consiglio Monti, commentando il progetto di revisione del titolo di studio, ha ribadito la necessità di contemperare il fatto che il datore di lavoro, soprattutto se questo è un'amministrazione pubblica, ha la necessità di avere una certificazione che un ragazzo ha compiuto certi studi in una certa disciplina. Monti ha però rilevato che non bisogna dare troppo peso al voto di laurea perché questo darebbe per scontato che tutte le università di una certa disciplina siano ugualmente rigorose e diano la stessa preparazione, cosa che nella maggior parte dei casi è una forma di equivalenza superficiale e fuori dalla realtà.
Alle affermazioni di Monti ha risposto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie, che ha inviato una lettera aperta in cui ha palesato le proprie ragioni, certamente condivise dalla maggioranza, ricordando che è compito dello Stato garantire una certa equivalenza tra titoli di laurea provenienti da Università diverse.
/ "Il Governo e il Parlamento - ha scritto Freyrie a Monti -hanno avviato con Leggi e Decreti la riforma delle professioni con il fine di garantire un accesso basato esclusivamente sul merito, pari opportunità per tutti e un miglioramento della qualità della prestazioni professionali. I fini sono totalmente condivisibili e sono realizzabili solo se si instaura un percorso virtuoso che dagli studi universitari, attraverso il tirocinio e poi l'Esame di Stato, porta a maturazione un professionista preparato culturalmente e attrezzato tecnicamente.
"Per questo credo che il tema del valore legale del titolo di studio sia stato mal posto, come se l'aspetto burocratico del problema - il famoso "pezzo di carta" - fosse più importante della sostanza.
Alla domanda se è giusto che voti di laurea presi in Facoltà differenti e di diversa qualità e difficoltà debbano valere uguali nei concorsi pubblici, la risposta è lapalissiana: no". Ma le soluzioni proposte sono errate e influenzate dalla passione per modelli anglosassoni che hanno storia e realtà diverse dalle nostre, come da quelle della maggior parte dei Paesi europei. Modelli fondati sulle public school, il mecenatismo e borse di studio che garantiscono gli studenti più poveri (seppur le dinastie familiari nelle grandi scuole sono un fatto oltre che un ottimo soggetto letterario)".
Il Presidente Freyrie ha, inoltre, posto un'importante domanda chiedendo se le 21 Facoltà di Architettura italiane sono tutte ugualmente capaci di laureare un architetto bravo. La risposta è stata (chiaramente) no, pur riconoscendo che in Italia ci sono alcuni Atenei eccellenti. La differenza qualitativa nel programma formativo offerto dipende da diversi fattori, ma soprattutto dalle persone che le dirigono, insegnano e ci lavorano, in un sistema problematico per regole e risorse.
Ma, pur riconoscendo questa diversità, Freyrie ha ammesso che la risposta non si trova abolendo il valore del titolo di studio o del punteggio. È compito dello Stato far fronte al proprio dovere, garantendo una certa Uniformità qualitativa tra i diversi Atenei Italiani, fornendo a tutti i giovani italiani un titolo equipollente, indipendentemente dal luogo dove vivono e dalle risorse economiche che hanno.
Freyrie ha concluso affermando che "per cambiare lo stato delle cose bisogna intervenire sul principio (la qualità degli insegnamenti) e non sulla fine (il valore della laurea). Se poi vogliamo cambiare le regole dei concorsi pubblici per essere certi che si premi il merito più delle premesse legali possiamo essere d'accordo e i correttivi sono facili: ma buttando via bambino e acqua sporca faremmo un pessimo servizio al Paese e ai giovani, abdicando ai doveri dello Stato e cacciando, di fatto, la testa nella sabbia, nascondendoci il dramma che le nostre istituzioni culturale più alte, che l'Italia ha inventato 1000 anni fa (Bologna, 1088), non sono più all'altezza".
A cura di Ilenia
Cicirello
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Documenti Allegati
Lettera Freyrie