Superbonus 110% e bonus edilizi: i benefici superano i costi
Pubblicato il nuovo report CNDCEC/FNC: le agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali
Il dibattito sugli effetti del Superbonus 110% sull’economia italiana riprende slancio, con una valutazione positiva da parte dei commercialisti, avallata dall’aggiornamento dello studio a cura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.
Superbonus 110%, gli effetti sull'economia: valutazione postiva dai commercialisti
La relazione nasce con l'obiettivo di valutare l’effetto di retroazione prodotto dagli incentivi fiscali. Secondo i Commercialisti, per quanto questi incentivi possano essere onerosi o troppo onerosi per lo Stato, cosa che dipende naturalmente dall’entità delle misure agevolative e dalle procedure previste, nella valutazione costi-benefici va tenuta in debita considerazione non solo l’uscita, in termini di spesa pubblica, come per altro ormai chiaro dopo le precisazioni Eurostat, ma anche l’entrata, in termini di maggior gettito fiscale.
Per il CNDCEC, le stime ufficiali non solo hanno sottovalutatoi costi dell’operazione, ma anche i benefici per le casse dello Stato. Benefici per altro parzialmente contabilizzati e di sicuro non adeguatamente valutati, con la conseguenza che ne viene ignorata quasi totalmente la portata.
I risultati dello studio: benefici superiori ai costi
Scendendo nel dettaglio, il documento presenta una stima, al 31 dicembre 2022, dell’impatto macroeconomico e di finanza pubblica del Superbonus 110% e degli altri bonus edilizi a seguito dell’introduzione, con il Decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020) della cessione del credito e dello sconto in fattura opzioni poi bloccate con il D.L. n. 11/2023.
Dall’emanazione del d.l. 34/2020 e fino al 31 dicembre 2022, i dati dell’Agenzia delle Entrate attualmente disponibili segnalano un ammontare totale di crediti d’imposta ceduti pari a 110 miliardi di euro (sia da Superbonus che da bonus ordinari).
Sulla base di tali dati, il modello CNDCEC-FNC stima una spesa indotta dal Superbonus 110% per gli anni 2021 e 2022, cioè investimenti aggiuntivi nel settore costruzioni e, per il sistema delle interconnessioni settoriali, in tutti gli altri settori dell’economia, pari a 96 miliardi di euro. A questa spesa indotta corrisponde un costo lordo per lo Stato, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie, pari a poco più di 97 miliardi di euro. Di conseguenza, anche se in un orizzonte temporale più ampio corrispondente a circa un quinquennio, si stima un incremento di Pil di quasi 91 miliardi di euro e di gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro.
Pertanto, a regime, secondo i commercialisti il costo netto per lo Stato del Superbonus 110% è stimato pari a 60 miliardi di euro e, quindi, nettamente inferiore all’incremento del Pil.
Secondo il modello presentato, il moltiplicatore sul Pil della spesa aggiuntiva indotta dal Superbonus è pari a 0,95, mentre l’effetto di retroazione fiscale, cioè l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è pari al 38%.
Si tratta di conclusioni confermate anche dai dati del MEF presentati nel corso dell’Audizione del 23 maggio 2023, laddove, sulla base delle stime di impatto dei bonus edilizi sul Pil nominale per il periodo 2021-2025 (per altro, limitate al solo impatto del Superbonus e del bonus facciate) si ricava un valore complessivo di incremento del Pil, per i cinque anni presi in considerazione, di 121 miliardi di euro.
È evidente, dunque, che se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110% sulle finanze pubbliche è addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.
Il valore del Superbonus nel settore costruzioni e sul mercato del lavoro
Guardando al settore costruzioni, lo studio riprende i dati Istat relativi al biennio 2021-2022, mostrando un incremento del valore aggiunto di 36 miliardi di euro, rispetto all’anno base 2020, mentre la spesa per investimenti nell’edilizia residenziale si è incrementata di 61 miliardi circa (52,5 miliardi se viene posto ad anno base del confronto il 2019 anziché il 2020).
Sul fronte occupazione, i dati Istat mostrano, nel triennio 2020-2022 un incremento di 353 mila unità nel settore delle costruzioni rispetto al calo generale di un milione e 289 mila occupati.
Secondo lo studio, considerando che gli effetti induttivi degli investimenti in edilizia della spesa agevolata dal Superbonus 110% hanno una valenza intersettoriale, tale per cui, oltre all’effetto diretto nel settore costruzioni, si genera anche un effetto indiretto negli altri settori dell’economia in base alle relazioni input-output, i dati testimoniano l’elevata capacità delle spese agevolate in edilizia di produrre effetti positivi sul Pil, sull’occupazione e sul bilancio pubblico.
Pertanto, concludono i commercialisti, sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali.
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