Superbonus 110% e bonus edilizi: serve una regolamentazione della cessione del credito
Si comincia a parlare di Legge di Bilancio 2023 e del futuro delle detrazioni fiscali del 110% e degli altri bonus previsti per il settore edile
Ottobre è un mese storicamente molto importante. È in questo periodo che nasce la prima bozza di Legge di Bilancio dell’anno successivo che contiene le prime indicazioni che porteranno alla definizione in Parlamento della norma con le principali indicazioni sugli investimenti previsti dallo Stato.
La Legge di Bilancio 2023 e i bonus fiscali
Diversamente dagli altri anni, complice le elezioni di fine settembre e il cambio di Governo, arrivati a novembre ancora non si conoscono i dettagli della bozza di Legge di Bilancio 2023 ma solo un continuo “chiacchiericcio” che andrà avanti probabilmente fino a quando la legge non approderà sulla Gazzetta Ufficiale dopo il suo consueto percorso parlamentare.
Mentre per la maggior parte dei bonus edilizi si è già intervenuti con la Legge di Bilancio 2022 che ne ha esteso l’orizzonte temporale fino al 31 dicembre 2024, per quel che riguarda il superbonus 110% si ricomincia a parlare di modifiche e proroghe.
L’esigenza principale è quella di riaprire una finestra temporale per i soggetti beneficiari che hanno concluso le possibilità di utilizzo del superbonus 110%. Primi fra tutti gli interventi realizzati sugli edifici unifamiliari, rimasti “vittima” di una norma scritta male e interpretata peggio da tutti gli operatori coinvolti (soprattutto i cessionari).
Un’esigenza che deve necessariamente prendere in considerazione gli effetti del caro energia e di un’inflazione galoppante che si sono abbattuti come un macigno su famiglie e imprese. Ed è per questo che mai come questa volta il Governo e il MEF dovranno fare i conti con le risorse a disposizione, prevedendo probabilmente riaperture “chirurgiche” (si parla di prima casa e limite ISEE) oltre che di aliquota ridotta.
Le indicazioni dopo le sentenze della Corte di Cassazione
Ma, siamo davvero certi che in questo particolare momento sia utile ricominciare a parlare di proroghe e nuove modifiche? Alla luce delle 5 sentenze arrivate dalla Corte di Cassazione sul tema cessione dei crediti edilizi, è emersa una “nuova” problematica che seguendo i tempi della giustizia italiana è arrivata in ultimo grado di giudizio dopo 29 mesi dalla nascita delle detrazioni fiscali del 110%.
Dalla Cassazione sono arrivate almeno 2 indicazioni molto importanti.
La prima riguarda una “convinzione” che si era radicata nell’immaginario collettivo, ovvero che la detrazione dopo i controlli dell’Agenzia delle Entrate fosse un credito “garantito” da parte dello Stato. Gli ermellini, invece, hanno evidenziato che la normativa sul superbonus non prevede alcuna deroga al concetto di sequestro preventivo e che il credito deriva dall'originario diritto alla detrazione, senza alcuna vicenda estintivo-costitutiva, conservando di questo non solo il valore economico, ma anche le modalità di esercizio, qualora utilizzato in compensazione.
Sostanzialmente, a seguito di queste sentenze, si è compreso che sul credito (sia nel caso di utilizzo diretto che nel caso di opzioni alternative) non vi è alcuna garanzia da parte dello Stato e che, in caso di frodi, anche nel caso sia esclusa la responsabilità solidale, sul credito ceduto incomberebbe sempre la possibilità di sequestro.
La seconda indicazione viene fornita su un altro aspetto ugualmente interessante. In questi 29 mesi di applicazione degli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), abbiamo vissuto in costante attesa delle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate che si è espressa praticamente su tutto quel che riguarda il superbonus e il meccanismo di cessione del credito.
Mentre era evidente che le risposte ad interpello fornissero solo chiarimenti specifici a quei determinati casi, la Cassazione ha evidenziato che anche le circolari forniscono soltanto delle letture del testo normativo e non una interpretazione autentica e vincolante.
La cessione del credito
Ma il problema principale resta sempre e soltanto uno: la cessione del credito. Quando nacque il superbonus 110%, un tavolo tecnico Governo-Banche fissò le prime indicazioni sull’acquisto dei crediti edilizi.
Indicazioni che furono rispettate almeno fino a dicembre 2021. Fino a quel momento le offerte di tutti i principali cessionari richiedevano la produzione della documentazione prevista dal Decreto Rilancio e offrivano 102/103 euro ogni 110 euro di credito maturato.
Con l’arrivo di Draghi e le continue rivisitazioni al meccanismo di cessione, tutto è cambiato. La maggior parte dei cessionari non acquista più crediti e chi è rimasto offre percentuali molto più basse e solo a seguito di audit molto spinti, spesso oltre i limiti previsti dalla norma (si veda l’asseverazione video richiesta da Deloitte).
Ecco che forse più che tornare a parlare di proroghe e modifiche al superbonus, e nell’attesa di una rivisitazione più ampia delle detrazioni fiscali in edilizia, si potrebbe regolamentare il mercato delle cessioni, definendo i controlli da parte dello Stato che diano certezza ai cessionari e che, come effetto, potrebbero riaprire davvero il mercato.
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