Superbonus 110%: che fine ha fatto la Commissione d’inchiesta?
La Camera dei Deputati ha respinto la questione pregiudiziale riferita al ddl di conversione del D.L. n. 212/2023 e non ha dato indicazioni sulla Commissione d’inchiesta sul Superbonus
È cominciato senza particolari sorprese il percorso parlamentare che condurrà verso la conversione in legge del Decreto Legge 29 dicembre 2023, n. 212 (Decreto Superbonus) che, com’è noto, ha apportato alcune significative modifiche alla disciplina che regola il superbonus, il bonus 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche e il meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito).
Conversione del D.L. n. 212/2023: la legittimità costituzionale
La Camera dei Deputati ha, infatti, respinto la questione pregiudiziale riferita al disegno di legge di conversione in legge del Decreto-Legge n. 212/2023, recante “Misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77”.
La questione pregiudiziale, presentata dai deputati del M5S Fenu, Santillo, Alifano, Lovecchio, Raffa, Francesco Silvestri, dopo aver riepilogato i contenuti del D.L. n. 212/2023, ha evidenziato il contrasto con l’art. 77 della Costituzione “in ragione della evidente assenza dei presupposti della necessità e dell'urgenza”.
Secondo i deputati del M5S, le disposizioni del nuovo provvedimento d’urgenza modificherebbero la disciplina vigente senza concrete ragioni di urgenza e necessità, in considerazione che si interverrebbe su delle regole che lo stesso Governo ha introdotto nel corso del 2023 e che hanno il solo fine di restringere la portata applicativa degli incentivi.
Sempre sotto il profilo della legittimità costituzionale, secondo i deputati a 5 stelle, le disposizioni del D.L. n. 212/2023, andando nuovamente a incidere con effetto immediato sulla normativa vigente, violerebbero i principi del legittimo affidamento e minerebbero alle fondamenta le ragioni della sua tutela.
Retroattività impropria
La questione pregiudiziale evidenzia come il provvedimento in esame sarebbe affetto da “retroattività impropria”, che definisce quegli atti normativi che intervengono sulla durata e incidono sugli effetti futuri, con ciò incidendo sul legittimo affidamento dei soggetti interessati, i quali hanno maturato previsioni e assunto decisioni sulla base degli atti normativi previgenti.
Secondo i deputati istanti “l'utilizzo della decretazione d'urgenza, in questo caso, acuisce drammaticamente l'effetto retroattivo improprio, non consentendo, a causa dell'immediata entrata in vigore delle disposizioni, di adeguare al nuovo e imprevisto contesto le scelte compiute in forza delle norme previgenti; l'inattesa quanto improvvisa introduzione di ulteriori restrizioni allo strumento della cessione e dello sconto nonché alla stessa disciplina sostanziale dei bonus edilizi a decorrere dal 2024 rilevano anche con riferimento all'articolo 3 della Costituzione, per violazione del principio di uguaglianza sostanziale, introducendo irragionevoli disparità di trattamento tra i contribuenti. Tale aspetto è evidente con particolare riferimento al contributo sulle spese 2024 e al bonus per le barriere architettoniche, per i quali si introduce un limite reddituale per nulla coerente con le finalità dell'intervento, nonché per l'obbligo generalizzato di stipula della polizza assicurativa a copertura dei danni cagionati ai relativi immobili da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale, che costituisce altresì un ulteriore aggravio economico ad esclusivo carico dei cittadini”.
La Commissione d’inchiesta sul superbonus
Durante la presentazione della questione pregiudiziale alla Camera, il deputato Emiliano Fenu ha anche chiesto notizie in merito alla Commissione d'inchiesta sul superbonus. “L'avete proposta - ha affermato Fenu - noi eravamo assolutamente d'accordo e poi si è smesso di parlarne. Sarebbe stata per noi un'ottima occasione per avere finalmente un quadro chiaro sui numeri e i dati su questa misura, perché ormai è un anno che leggiamo stime di istituti autorevoli, come il Censis, come Nomisma, o anche di ordini professionali, come il Consiglio nazionale dei commercialisti, che ci hanno spiegato quali sono stati gli effetti del superbonus per l'economia ma anche per le casse dello Stato. Lo hanno fatto con dovizia di particolari, come si dice, quindi rendendo noti anche i numeri. D'altra parte, abbiamo sentito attacchi, spesso sguaiati, soprattutto da parte della Presidente del Consiglio che, senza il supporto di alcun numero, ha citato buchi stratosferici di bilancio, quando invece né la Commissione europea né, che mi risulti, i mercati hanno posto in essere azioni conseguenti a questi buchi stratosferici. Quindi, l'occasione della Commissione d'inchiesta è proprio quella di vedere e fare chiarezza su questa misura”.
Il costo del Superbonus
Altro aspetto toccato dal deputato del M5S riguarda il costo del Superbonus. Secondo Fenu “l'ultima interrogazione aveva ad oggetto proprio l'esborso effettivo, quindi i minori incassi effettivi per lo Stato, da quando il superbonus è in atto fino ad ora. La risposta del Ministero dell'Economia e delle finanze è stata che i minori incassi per lo Stato, da quando il superbonus è nato fino a un mese fa, sono stati di 15 miliardi, di cui 13 finanziati con il PNRR”.
Il deputato del M5S ha rilevato come una Commissione d’inchiesta riuscirebbe a fare la definitiva chiarezza sulla percentuale, sull'ammontare dei maggiori incassi relativi al superbonus.
I crediti incagliati e il falso in bilancio
Altro dato che secondo il M5S andrebbe indagato dalla Commissione d'inchiesta è quello dei crediti effettivamente incagliati o, addirittura, andati perduti, quei crediti che hanno comportato per tanti cittadini, famiglie e imprese di avere terminato le risorse e avere lasciato i lavori interrotti.
“A noi - continua Fenu - questo dato serve non solo nell'interesse di questi soggetti, quindi di imprese, famiglie e cittadini che hanno fatto i lavori, ma anche nell'interesse dello Stato, perché il Ministro Giorgetti continua a far finta di niente, ma circa un anno fa si è deciso, al Ministero dell'Economia, di modificare il bilancio dello Stato, di classificare in modo diverso questi crediti. Lo si è fatto furbescamente, pensando - erroneamente - di avere maggiori spazi di bilancio, di deficit, e lo si è fatto rassicurando Eurostat che i crediti incagliati sarebbero stati riassorbiti. Bene, a un anno di distanza Eurostat ancora non ha avuto queste rassicurazioni, quindi il rischio concreto, se i crediti incagliati non verranno in qualche modo riassorbiti, è che Eurostat chiederà allo Stato italiano di riclassificare nuovamente il bilancio, certificando di fatto che il Governo italiano ha falsificato il bilancio dello Stato”.
Respinta la questione pregiudiziale
Come anticipato, la questione pregiudiziale è stata respinta ma vale la pena riportare la risposta di Alberto Bagnai (LEGA) che preliminarmente ha ricordato alcuni dati forniti recentemente da Enea secondo cui a dicembre 2023 “sono maturati ulteriori 5,9 miliardi di crediti ammessi a detrazione, il che porta a 99.732.000.000 l'onere complessivo a carico dello Stato del superbonus. È interessante anche un altro dato: quest'onere è relativo a interventi su 461.433 unità abitative; cioè, per farla breve, alla riqualificazione del 3,8 per cento del patrimonio edilizio degli edifici residenziali italiani è stato dedicato un importo di 100 miliardi che, più o meno, corrisponde a 5 di quelle che una volta si sarebbero chiamate leggi finanziarie, come si diceva un tempo. Questo è il dato che vorrei portare alla vostra attenzione”.
Relativamente alla riclassificazione del superbonus come credito pagabile, Bagnati ricorda che l’“1 febbraio 2023, quindi, salvo errore, in questa legislatura, Eurostat ha aggiornato il suo manuale sul deficit e sul debito pubblico e, a pagina 86 di questa nuova edizione, il paragrafo 37 chiarisce - testualmente - che se un credito fiscale può essere trasferito a terzi deve essere considerato credito pagabile e, quindi, va appostato, nei conti nazionali, come attivo per il contribuente e passivo per lo Stato. Cioè, con una decisione non del tutto imprevedibile, l'Eurostat ci ha fatto fare un bagno di realtà o, perlomeno, lo ha fatto fare a chi aveva proposto questa misura, fatta in un certo modo, e ci ha riavvicinato alla dura realtà della contabilità. Siamo usciti dal mondo fantastico della partita singola e siamo rientrati nel mondo della partita doppia, che è uno dei grandi contributi del nostro Paese al pensiero occidentale, cioè il principio che a ogni attività di un agente economico corrisponda una passività di un altro agente economico. Nel caso di specie, quindi, la moneta fiscale incautamente creata con il superbonus era necessariamente una passività di un altro agente e questo agente era lo Stato, quindi, questi 100 miliardi erano debito pubblico”.
“A me - conclude Bagnai - non interessa, e non credo che debba interessare in questa sede, valutare o contestare la legittimità della valutazione dell'Eurostat né tantomeno addentrarmi in controfattuali circa il ruolo che questa misura avrebbe avuto nel rilanciare l'economia italiana, perché la mia opinione in merito sarebbe del tutto irrilevante. L'unica cosa che rileva è come queste somme vengano considerate nel contesto della valutazione di bilancio che viene, fra l'altro, effettuata anche nelle sedi europee. Peraltro, la strada dei controfattuali è tortuosa e anche disseminata di insidie, perché uno potrebbe chiedersi, per esempio, quale sarebbe stato il processo inflattivo di questo Paese senza le pesanti distorsioni di mercato causate dal superbonus, ma uno si potrebbe anche chiedere che tipo di regole avremmo oggi se, nel 2019, un voto contrario alla Presidente von der Leyen avesse affermato con maggiore incisività il rifiuto da parte degli elettori europei della logica dell'austerità e delle regole. Come dire, i controfattuali sono infiniti, ma il mondo in cui operiamo è uno solo ed è questo, e questa è la situazione che il Governo deve gestire ed è una situazione nella quale solo l'autorevolezza e la concretezza del Ministro Giorgetti hanno evitato che sui media internazionali si affermasse la narrazione dell'Italia come di un Paese che – come, a suo tempo, si era detto della Grecia - aveva truccato i conti o cose di questo tipo, perché se è capitato a me sarà capitato anche ad altri di voi di assistere a riunioni in cui esponenti della stampa estera non vedevano l'ora di raccontarci in questo modo”.
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