Superbonus 110%: senza proroga SAL a rischio
Senza una proroga delle tempistiche, imprese e professionisti che hanno operato con lo sconto in fattura potrebbero avere problemi anche sugli interventi realizzati
Chi ha seguito questi tre anni e mezzo di Decreto Rilancio sa benissimo che l’aspetto che ha determinato lo sviluppo del superbonus 110% (oltre alla sua aliquota molto generosa) è stato il meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) grazie al quale è stato consentito l’avvio degli interventi ai soggetti privi sia di capacità economica che di capienza fiscale.
Superbonus e opzioni alternative
L’art. 121 del Decreto Rilancio ha consentito (fino alla pubblicazione del D.L. n. 11/2023, Decreto Cessioni) l’utilizzo dello sconto in fattura da parte delle imprese e dei professionisti impegnati nei cantieri di superbonus 110%. Diversamente dai bonus edilizi ordinari, però, nei cantieri di bonus 110% la norma consente l’utilizzo delle opzioni alternative su un massimo di due SAL (stato avanzamento lavori) per ciascun intervento complessivo e ciascuno stato di avanzamento deve riferirsi ad almeno il 30% del medesimo intervento.
Ciò significa che se non si completa un SAL minimo del 30%, l’impresa o il professionista non possono emettere la fattura da scontare. Un aspetto che risulta essere determinante soprattutto in prossimità della scadenza del 31 dicembre 2023 dopo la quale tutte le spese sostenute (alias fatturate e pagate) potranno essere detratte per tutto il 2024 al 70% e non più al 110%.
Perché è importante la proroga
Negli ultimi mesi si parla tanto di una nuova possibile proroga per i cantieri di superbonus 110% avviati dai soggetti di cui all’art. 119, comma 9, lettera a) del D.L. n. 34/2020 (Decreto Rilancio), ovvero i condomini e le persone fisiche proprietarie di edifici da 2 a 4 unità immobiliari autonomamente accatastare.
Una dilazione della scadenza del 31 dicembre 2023 finalizzata alla conclusione dei cantieri in corso che negli ultimi due anni sono stati vittima dei continui cambi normativi e del blocco della cessione dei crediti edilizi che ha rallentato (ed in alcuni casi sospeso) le lavorazioni.
Chi ha un minimo di conoscenza delle tempistiche dei cantieri, sa anche che tra approvazione degli interventi da parte dell’assemblea condominiale, stipula dei contratti tra le parti (condominio-professionista-impresa) e avvio del cantiere, prima di arrivare al fatidico fine lavori potrebbero passare anche 2 o 3 anni. Con la conseguenza che cantieri avviati, appunto, 2/3 anni fa sulla base di regole che non esistono più potrebbero essere rimasti invischiati nelle problematiche di cui si discute ormai da tempo.
Superbonus 110% tra SAL e scadenza
Ciò premesso, nel caso in cui entro il 31 dicembre 2023 un’impresa non riuscisse a completare i lavori dopo aver già emesso due SAL complessivi, ad esempio, del 60% (rimanendo solo il fine lavori del 40%), si ritroverebbe a non poter emettere la fattura con sconto entro la fine dell’anno (anche sulle lavorazioni già realizzate).
La conseguenza, drammatica, è che su queste lavorazioni si troverebbe costretta (a meno di diversa indicazione nel contratto di appalto) a scontare l’importo al cliente finale non più con una percentuale del 100% del loro importo ma con un massimo del 70% (ovvero l’aliquota prevista per le spese sostenute nel 2024).
Aspetto questo che dovrebbe essere preso in seria considerazione dal legislatore nella valutazione finale di una eventuale proroga per i cantieri in corso.
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