Superbonus 110%: trama, protagonisti, regia e finale di stagione
Cosa abbiamo imparato in 3 anni di utilizzo delle detrazioni fiscali del 110%? È stato tutto sbagliato oppure possiamo riutilizzare questa esperienza?
Nato nel peggiore dei modi (un Decreto Legge), in un momento storico molto particolare (la pandemia) e modificato da 3 distinti Governi, il superbonus 110% è stato un "esperimento economico-sociale" senza precedenti che ha messo in luce criticità e debolezze ma anche tante capacità e potenzialità.
Superbonus e cessione del credito: cosa è successo
Parlare di superbonus 110% non è assolutamente semplice. Una misura che in appena 3 anni è riuscita a muovere oltre 77 miliardi di investimenti in un comparto che ha sempre annaspato alla ricerca di soluzioni che nessuno riusciva a trovare, ma che ha subito critiche e diviso il Paese in due.
Una misura che, però, non è possibile analizzare in modo disgiunto dal meccanismo di cessione del credito disegnato dal legislatore con l'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) che, a parte poche eccezioni, oggi non esiste più. Ma andiamo con ordine.
Nessuno ha mai pensato che una misura imponente come una detrazione fiscale del 110% avrebbe potuto diventare strutturale. La misura era stata inserita in un pacchetto di strumenti per rispondere alla crisi pandemica che stava mettendo in ginocchio il Paese. Doveva essere una misura a tempo che, a causa di parecchi errori, ha subito in corsa molte proroghe.
Era chiaro a tutti che quel "10%" in più avrebbe messo un freno alla voglia di contrattazione dei costi (che infatti si solo allineati al massimo stabilito dalla legge) e non sarebbe stato sostenibile nel lungo periodo ma tutti ricorderanno pure le conferenze stampa in cui si giustificava questa percentuale parlando del coinvolgimento del sistema bancario che avrebbe acquistato 110 euro di credito ad un importo di 102/103 euro. Lasciando intendere che così era possibile pure guadagnarci.
Complice la pessima campagna mediatica del Governo Conte II, il superbonus 110% è stato pubblicizzato con l'etichetta del "tuttogratis" che ha ingannato tutto il comparto lasciandolo vittima di sé stesso e degli opportunisti che dopo una prima fase di studio hanno cominciato ad intravedere in questa misura una fonte di lucro.
Poi col tempo, e 25 correttivi dopo, si è compreso il significato di spesa ammissibile, limite di spesa, congruità delle spese e la cessione del credito (o meglio il suo blocco in corsa) ha trasformato il superbonus 110% in una trappola infernale che creerà contenziosi, farà fallire imprese e lascerà molte famiglie senza un tetto.
Superbonus e cessione del credito: è tutto da buttare?
Ma è davvero tutto da buttare? Il superbonus ha lasciato solo macerie economiche che dovranno essere pagate dagli Italiani?
Se provassimo a tapparci le orecchie e ci concentrassimo unicamente sui provvedimenti correttivi emanati nell'ultimo triennio e sui dati disponibili, la risposta non sarebbe per nulla scontata. Si è passati da una fase correttiva, ad una semplificativa, fino uno stravolgimento complessivo che ha svilito l'idea stessa con cui era stato concepito il binomio superbonus-cessione del credito.
Nel frattempo una nuova campagna mediatica (questa volta contro) ha alimentato la sensazione che nel superbonus si annidassero frodi e ruberie di ogni genere. Sensazione che, unita agli stravolgimenti normativi, ha fatto perdere completamente la fiducia del sistema bancario che lentamente si è ritirato lasciando il comparto senza uno dei protagonisti principali.
Il superbonus ha avuto diversi momenti che ne rendono complicata una analisi unitaria che non prenda in considerazione l'apporto dei diversi Governi che ne hanno modificato l'idea stessa. Oggi parlare di superbonus è davvero difficile. C'è chi ne parlerà bene e chi male. Ma saranno considerazioni frutto solo dell'esperienza maturata da chi risponde alla domanda.
In effetti, cosa ci ha lasciato di buono il superbonus? Quale esperienza è possibile ricavarne nella speranza che l'attuale Governo non sia vittima della sindrome del pesce rosso?
Rispondere a queste domande è decisamente più semplice. È sufficiente non essersi persa neanche una puntata della serie "Il superbonus 110%" andata in onda in Italia da maggio 2020 e che si appresta ormai a vivere la parte finale.
Il Superbonus 110%: la trama
Volendo recensire questa serie non si può che partire dalla trama. Un Governo mosso dalle migliori intenzioni decide di mettere a punto una detrazione fiscale per incentivare la riqualificazione energetica e strutturale del patrimonio residenziale italiano. Per farlo prende in prestito il modello "moneta fiscale" tanto criticato in diversi studi della Banca d'Italia e crea un meccanismo di cessione del credito sul quale sono palesi alcuni errori iniziali:
- estende la cessione del credito incontrollata ai bonus edilizi privi di qualsiasi forma di controllo;
- non prevede controlli a monte dell'Agenzia delle Entrate di cui non potenzia gli uffici preposti.
I momenti in cui la situazione degenera sono due:
- la pubblicazione del Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis) che mette in piedi la CILAS e svincola (almeno nella testa di qualcuno) il superbonus dalla presenza di abusi edilizi;
- la pubblicazione del Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter) che in una notte demolisce il meccanismo di cessione del credito.
Il primo è un provvedimento esplosivo visto che grazie a questo i numeri del superbonus esplodono. Il secondo, invece, non riesce a calmierare i numeri del superbonus che continuano la loro cavalcata per tutto il 2022 ma annulla le possibilità di cessione che colpo diventa appunto una possibilità (molto scarsa a dire il vero) e non un diritto.
Il Superbonus 110%: i protagonisti
I protagonisti in effetti sono almeno 4:
- i proprietari che avrebbero dovuto aprire le loro case fidandosi di un Governo che li invitava a farlo sulle note del "tuttogratis";
- le imprese che avrebbero dovuto realizzare i lavori mediante sconto in fattura perché ci sarebbe stata certamente una banca pronta ad acquistare il credito;
- i professionisti che hanno dovuto studiare 25 correttivi, tutti i provvedimenti attuativi, centinaia di interventi dell'Agenzia delle Entrate, prendendosi il rischio e le responsabilità delle asseverazioni sulla base di una assicurazione professionale oggi impossibile da sottoscrivere a costi ragionevoli;
- il sistema bancario che avrebbe dovuto assorbire tutti i crediti fiscali.
Il Superbonus 110%: la regia
È stata probabilmente la regia il male di questa serie. 3 diversi Governi (Conte II, Draghi e Meloni), con idee diverse e background differenti, hanno indirizzato (o meglio sballottato) la nave nel bel mezzo della tempesta perfetta. Errori da una parte e dall'altra che hanno irrimediabilmente compromesso la buona riuscita della misura:
- il Governo Conte II ha previsto una misura senza precedenti senza aver adeguatamente preparato il terreno (assenza di piattaforme digitali e controlli) ed estendendo la cessione ai bonus senza controllo (vero grande errore);
- il Governo Draghi ha prima fatto esplodere i numeri del superbonus grazie alla CILAS salvo poi fare campagne mediatiche contro le frodi (che non hanno riguardato il superbonus) e sterilizzando il corsa la cessione del credito senza agire sugli interventi che continuavano ad aumentare;
- il Governo Meloni che avrebbe dovuto occuparsi di accompagnare superbonus verso una degna fine e invece ne ha solo stravolto (nuovamente) l'applicazione in corsa e bloccato la cessione (dimenticando gli investimenti di un intero comparto lasciato irrimediabilmente solo).
Il Superbonus 110%: il finale di stagione
Considerati gli ultimi 3 provvedimenti normativi che hanno inciso direttamente sul superbonus o indirettamente mendiante lo stop al meccanismo di cessione del credito, il finale di stagione di questa serie non può essere considerato dei migliori. Troppi contenziosi e troppe problematiche devono ancora essere adeguatamente affrontate. Al momento non si riesce a quantificare il danno creato dalla contemporanea presenza di cantieri avviati senza liquidità sulla base di un meccanismo di cessione che si è trasofrmato da certezza a possibilità, fino a diventare mission impossible.
Ma, alla fine della fiera, cosa abbiamo imparato da questa esperienza?
Ironicamente si potrebbe rispondere di non aver fiducia nello Stato Italiano...restando sul serio, invece, il superbonus, come scritto in premessa, è stato un grandissimo esperimento che ha evidenziato parecchi punti su cui riflettere:
- in Italia manca la cultura della legalità e quando qualcuno froda dovrebbe essere semplicemente punito in modo esemplare senza per forza parlare di una misura che non ha funzionato (quanti articoli sono stati pubblicati dalla stampa generalista che ha tacciato il superbonus come il male assoluto?);
- tutti i bonus edilizi antecedenti al superbonus erano semplicemente "folli" perché non prevedevano alcuna congruità della spesa (la stessa caldaia veniva portata in detrazione al 50% ma con un costo di 1.000 euro o 2.000 euro a seconda di chi la vendeva....follia pura!!!!);
- come già evidenziato nel PNRR e nel codice dei contratti pubblici, affinché un progetto possa funzionare occorrono: completa digitalizzazione dell'intero ciclo di vita, adeguata formazione degli operatori economici e controlli che funzionino;
- il patrimonio immobiliare italiano è pieno di piccole e grandi difformità edilizie cui il legislatore dovrebbe porre rimedio demolendo o consentendo la sanatoria (le zone grigie non servono a nulla se non a far proliferare corruzione e cattiva amministrazione);
- l'edilizia non si muove senza i bonus (è un dato di fatto che già conosciamo dalla nascita delle prime detrazioni fiscali per il risparmio energetico);
- il meccanismo di cessione del credito è stato un grandissimo strumento nato male, modificato in corsa e che va assolutamente migliorato e resto strutturale per consentire a tutti l'utilizzo delle detrazioni fiscali.
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