Superbonus 110%, tutti i benefici nella nuova Ricerca Cresme
Una nuova Ricerca del Cresme per Ance Roma - ACER evidenzia gli effetti moltiplicatori generati dalle detrazioni fiscali del 110% (Superbonus)
Che il Superbonus 110% non fosse solo un "costo" per le casse dello Stato lo avevano già confermato diverse analisi, a cui si aggiunge la ricerca del Cresme realizzata per Ance Roma - ACER.
Indice degli argomenti
- Superbonus
110%: la ricerca del Cresme
- La struttura
della ricerca del Cresme
- Il commento
di Cresme e ANCE Roma - ACER
- I dati della
ricerca Cresme in pillole
-
La distribuzione dell’investimento per soggetti
partecipanti
- Il rientro
economico per lo Stato
-
Attivato un valore della produzione di quasi 130 miliardi di
euro
- L'impatto
sull'occupazione
- Superbonus: gli
effetti sul PIL
- L’impatto
sulle casse dello Stato
Superbonus 110%: la ricerca del Cresme
Mentre Governo e Parlamento discutono il futuro (incerto) delle detrazioni fiscali previste all'art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), che dall'1 gennaio 2023 vedranno una rimodulazione dell'aliquota fiscale (dal 110% al 90%) almeno per i nuovi interventi, il 20 dicembre si è tenuta presso la sede di Ance Roma - ACER la presentazione del Rapporto “L’impatto del 110% sul sistema economico nazionale, laziale e romano”, realizzato dal Cresme.
Un nuovo studio, dopo quelli pubblicati da Nomisma, Censis, Ance, Centro Studi CNI e Federcepicostruzioni, che analizza gli effetti sistemici prodotti dal Superbonus sull’economia del nostro Paese, misurando in particolare le ricadute su Roma e il Lazio.
La struttura della ricerca del Cresme
La ricerca del Cresme è strutturata in 7 capitoli:
- Analisi dell’utilizzo degli incentivi del 110%
- Il risparmio energetico e la riduzione della CO2
- Gli attori coinvolti negli investimenti del superbonus e gli oneri fiscali e sociali
- Valutazione dell’impatto degli investimenti attivati con il 110% sul sistema economico
- Valutazione dell’impatto degli investimenti attivati con il 110% sulla crescita del Pil
- Valutazione dell’impatto degli investimenti attivati con il 110% sui conti dello stato
- Sintesi
Il commento di Cresme e ANCE Roma - ACER
"Gli incentivi fiscali attivati con il Superbonus - rileva Lorenzo Bellicini, Direttore del Cresme - sono certamente una importante spesa avviata dallo Stato, la scelta di operare con un valore incentivante molto alto in un tempo molto stretto ha certo determinato delle dinamiche sul mercato esasperate, allo stesso tempo però questa politica andrebbe misurata in termini di investimento pubblico e da questo punto di vista valutata".
E proprio relativamente agli effetti benefici di questa misura fiscale, il Direttore del Cresme evidenzia "Certamente l'impatto sul settore delle costruzioni è stato importante e i dati sull'occupazione lo dimostrano, i dati dell'ISTAT ci dicono che nel primo semestre del 2022 l'occupazione diretta nelle costruzioni è cresciuta di 293.000 unità rispetto al 2019 (i servizi hanno perso 163.000 occupati); ma i più recenti dati delle Casse Edili ci portano a stimare per il 2022 una crescita di 460.000 occupati rispetto al periodo pre-pandemico del 2019. Inoltre, come la ricerca dimostra, il 22% della crescita del PIL del 2022 è dovuta al Superbonus".
Oltre ai benefici economici ed occupazionali il Direttore Bellicini rileva che "una valutazione dell'impatto degli interventi del Superbonus sugli obiettivi del PNIEC ci portano a dire che in un anno si sono ottenuti livelli di risparmio energetico nel comparto residenziale pari a 2,2 volte in un anno l'obiettivo fissato dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima. La necessaria revisione dei livelli di incentivo andrebbe quindi sviluppata considerando costi e risultati degli interventi".
"Con il Cresme - dichiara Antonio Ciucci, Presidente di Ance Roma - ACER - abbiamo voluto approfondire i risvolti del Superbonus e la ricerca presentata oggi evidenzia da un lato la bontà della misura per quanto riguarda le ricadute occupazionali e i benefici ambientali, dall’altro alcune ombre che richiedono sicuramente una riflessione più attenta per correggere ciò che non funziona in termini di costi per le casse dello Stato. È da qui che bisogna ripartire per mettere a sistema una misura sostenibile, che ha dimostrato la sua importanza per i ritorni fiscali e finanziari, nel breve e nel lungo periodo, e per il clima".
"Dal 2022 a oggi - rimarca Lorenzo Sette, Vicepresidente al Centro Studi di Ance Roma - ACER - il Superbonus ha spinto il PIL e creato posti di lavoro, contribuito a efficientare il patrimonio edilizio e accorciato la distanza in vista degli obiettivi europei da raggiungere entro il 2030 sul fronte decarbonizzazione. Senza dubbio, l’agevolazione ha avuto un impatto positivo sul settore costruzioni, ma soprattutto si è rivelata una spinta verso la ripresa. A confermarlo sono i dati, come dimostra l’analisi che Cresme ha fatto per la nostra associazione. Certo, dopo 18 modifiche normative, ora sarebbe opportuno rendere strutturale l’incentivo del 110% e farlo diventare una vera e propria politica di settore con determinate regole e scadenze".
"Le nostre imprese - conclude Benedetta Bonifati, Vicepresidente all’Edilizia Privata di Ance Roma - ACER - hanno investito in questo strumento fin dall’inizio, facendo la propria parte. La misura resta valida, nonostante i costi, le difficoltà nella cessione dei crediti, i continui cambi normativi e le incertezze che si sono ripercosse negli ultimi due anni, non solo sul nostro sistema, ma anche sulle famiglie. Difficoltà appesantite dal preoccupante quanto anomalo rialzo dei prezzi, dal caro materie prime e dalla carenza di manodopera specializzata nei cantieri. Il Superbonus va reso strutturale, non cancellato. Si proceda con la modifica dei punti che non hanno funzionato limitando i costi e destinando una spesa annuale del bilancio statale alla riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano".
I dati della ricerca Cresme in pillole
Entrando nel dettaglio della ricerca, è stato evidenziato che dall’avvio del provvedimento fino al 31 ottobre 2022 l Superbonus ha generato una spesa per investimenti di 55 miliardi di euro (dati Enea) di cui:
- 16 miliardi nel 2021;
- 38,8 miliardi nei primi 10 mesi del 2022.
Secondo questi dati, solo nella provincia di Roma sono stati attivati 13.835 cantieri che hanno sviluppato lavori per 3,359 milioni di euro ovvero il 66% degli interventi asseverati nel Lazio.
Interessante è il "check" del Cresme sulla recente analisi condotta dalla Banca d'Italia secondo la quale "Il superbonus non è un modo conveniente per far contrastare il cambiamento climatico". L'analisi condotta dal Cresme evidenzia:
- che la capacità di riduzione della CO2 utilizzata dall’analisi di Banca d’Italia appare inferiore a quello che è possibile stimare sulla base dei dati forniti da ENEA. L’analisi che è possibile condurre sui dati forniti da ENEA, porta a dire che con i 13,95 miliardi di euro investiti con il PNRR, si risparmiano già al primo anno 0,850 milioni di tonnellate di CO2. Il 25% in più di quanto considerato come base della stima da Banca d’Italia e che per raggiungere questo risultato non sia necessaria una crescita lineare costruita su sei anni, ma che l’intero risultato si raggiunge già con il primo anno. Essendo un esercizio lineare il risultati dell’analisi di Banca d’Italia sulla base dei dati ENEA dovrebbero essere migliorati di un 25%, e inoltre dovrebbero tener conto del fatto che il risparmio avviene già interamente dal secondo anno;
- che la spesa in conto capitale di 13,95 miliardi di euro è anticipata dai privati e poi recuperata fiscalmente se realizzata nel 2021 in cinque anni. L’analisi di Banca d’Italia valuta, invece, il contributo del PNRR come investimento concentrato tutto nel primo anno, ma la spesa per lo Stato è distribuita sui diversi periodi di imposta;
- che l’investimento è a carico del privato, che poi rientra in 5 anni dell’investimento attraverso le detrazioni fiscali. Nella valutazione dell’impatto dell’investimento anche di questo bisognerebbe tener conto;
- che, relativamente ai benefici ambientali, bisognerebbe tener conto degli Obiettivi del Piano Nazionale Integrato dell’Energia e dei Clima (PNIEC) e che l’investimento legato ai Superbonus incide significativamente sul raggiungimento degli obiettivi dati all’Italia entro il 2030 e quindi contribuisce ad evitare i rischi di infrazione e le corrispettive penali nel caso di non raggiungimento.
Nell'analisi allegata il dettaglio dei benefici in termini di risparmio energetico e riduzione della CO2.
La distribuzione dell’investimento per soggetti partecipanti
Molto interessante è l'analisi della distribuzione dell’investimento per i soggetti partecipanti al processo di superbonus che mette in luce la scomposizione dei 60,5 miliardi di euro generati dagli interventi:
- il costo dei tecnici, per attività di responsabile lavori, progettazione, visti, ecc., è pari a 11,0 miliardi di euro. A questi va aggiunto il 4% di contributo integrativo e l’IVA per il 22%. La quota di Irpef e oneri sociali (3,2 miliardi) è calcolata in misura prudenziale e equiparata all’incidenza in un regime forfettario;
- il costo per l’accettazione di crediti fiscali, pari a 7,0 miliardi, è stato a sua volta articolato fra banche e multiutilities. Nel primo caso il tasso di sconto per il 2020-2021 è stato calcolato al 7,52% e al 10% per il 2022 (la Commissione Parlamentare riscontrava nei primi mesi del 2022 un significativo incremento). In particolare nel 2022 le multiutilities hanno acquisito crediti d’imposta in concomitanza con le difficoltà delle banche ad erogare e ai tempi di istruttoria allungati. In questo caso, il tasso rilevato è calcolato nel 18%;
- l’importo dei lavori edili e dell’impiantistica è valutato in 35,9 miliardi. Con l’IVA al 10%;
- gli oneri fiscali e sociali dei soli addetti diretti (lavoratori delle costruzioni) e indiretti (lavoratori nella produzione di materiali e impianti), ammontano a 10,6 miliardi e comprendono: ritenuta d’acconto Irpef (11,4% sul costo complessivo dell’operaio edile), Inps (25,8%), Inail (8,7%). Sono esclusi TFR e contributo Cassa Edile.
Il rientro economico per lo Stato
L’analisi della distribuzione delle risorse del Superbonus per gli attori coinvolti nella filiera, consente di misurare come vengono utilizzate e anche (solo in parte) il ritorno alle Casse dello Stato in termini di prelievo fiscale (IVA, Ires e Irpef) e di oneri sociali. Solo in parte poiché il perimetro degli oneri trascura IRAP, tassazione e oneri dei cessionari del credito d’imposta. Per scelta è anche trascurato il ritorno fiscale generato dai consumi che scaturiscono dai redditi prodotti.
Riarticolando la spesa pubblica di 60,5 miliardi (le detrazioni relative ai lavori asseverati fino al 31 ottobre 2022), risulta che:
- almeno il 34% (20,4 mld) rientra allo Stato in forma di IVA, Ires, Irpef lavoratori, contributi previdenziali e assicurativi;
- le Banche e le Multiutilities sono remunerate per 7 miliardi: il 12% (tasso di sconto medio);
- i Tecnici professionisti, intermediari e consulenti, al netto di tasse e contributi, sono remunerati per 7,8 miliardi (il 13%);
- il settore dell’edilizia e impianti beneficia, al netto degli oneri fiscali e contributivi, di 25,3 miliardi (il 42%).
Attivato un valore della produzione di quasi 130 miliardi di euro
Come riportato nello studio del Cresme, l’impatto degli investimenti attivati con il Superbonus può essere calcolato, in quanto investimento del settore delle costruzioni, attraverso l’analisi delle tavole delle risorse e degli impieghi e della loro trasformazione in tavole simmetriche, le matrici input-output dell’economia.
La valutazione dell’impatto economico dell’investimento presuppone tre diverse tipologie di impatto:
- la spesa aggiuntiva genera una produzione nel settore stesso ed in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo - Canale diretto;
- ogni settore attivato direttamente ne attiva altri in modo indiretto - Canale indiretto;
- le produzioni dirette ed indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volta richiede maggiori produzioni-Canale indotto.
Applicando i risultati delle tavole input-output delle costruzioni ai 55 miliardi di euro di investimenti attivati con il Superbonus, emerge che in termini di valore della produzione, tra impatto diretto, indiretto e indotto si è attivato un valore della produzione di quasi 130 miliardi di euro.
L’analisi delle tavole input-output mostra anche come si genera il valore aggiunto: 1 miliardo di euro di investimenti in costruzioni produce un valore aggiunto di 1 miliardo e 100 milioni:
- 355 milioni sono prodotti direttamente dalle costruzioni;
- 237 milioni sono prodotti direttamente dalle branche fornitrici delle costruzioni;
- 226 milioni dal valore aggiunto dei settori che lavorano per le branche fornitrici;
- 281 milioni è il valore aggiunto attivato dai consumi dei lavoratori coinvolti.
Applicando i risultati dell’analisi delle tavole input-output sul valore aggiunto determinato dagli investimenti in costruzioni agli investimenti attivati con il superbonus, emerge che tra impatto diretto, indiretto e indotto 38 miliardi di euro di investimento hanno prodotto un valore aggiunto di 42,7 miliardi.
L'impatto sull'occupazione
L’analisi delle tavole input-output mostra l’impatto delle investimento in costruzioni sull’occupazione : 1 miliardo di euro di investimenti in costruzioni attiva 15.132 occupati:
- 8.018 unità sono occupate direttamente nelle costruzioni;
- 3.641 sono occupate direttamente dalle branche fornitrici delle costruzioni;
- 3.473 sono occupate nei settori che lavorano per le branche fornitrici.
Applicando i risultati dell’analisi delle tavole input-output sull’occupazione generata dagli investimenti in costruzioni agli investimenti attivati con il superbonus, emerge che:
- nel 2021 secondo le tavole input-output dovrebbero essere stati attivati 242.112 occupati, dei quali 128.288 nell’attività diretta delle costruzioni;
- nel 2022 gli occupati attivati nel complesso dovrebbero essere 587.122, dei quali 311.098 direttamente nell’attività di riqualificazione.
L’analisi dei dati forniti dall’ISTAT sugli occupati in Italia, mostra come nel 2021, rispetto all’anno pre-pandemico 2019 gli occupati in costruzioni sono cresciuti di 111.000 unità e nel II Trimestre del 2022, quindi a metà anno, rispetto alla media 2021 si registra una crescita di altre 182.000 unità.
Nel 2022 Rispetto al 2019 le costruzioni registrano una crescita di 293.000 occupati, i servizi una perdita di 163.000 unità, l’industria una crescita di 1.000 e l’agricoltura di 11.000. In Italia rispetto al 2019 gli occupati nel complesso sono cresciuti di 144.000 unità.
Superbonus: gli effetti sul PIL
L'analisi dei dati relativi ai conti economici nazionali contenuti nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2022 (NADEF) presentata dal Governo Draghi a Settembre 2022, e la Versione Rivista e Aggiornata del Nadef presentata dal Governo Meloni a Novembre 2022, evidenziano come il contributo alla crescita del PIL degli investimenti in Superbonus sia pari al 23% nel primo caso e al 21,6% nel secondo caso.
Nel 2022 gli investimenti asseverati in Superbonus, pari allo 2,5% del PIL hanno generato il 22% della crescita dell’economia italiana e lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita. Nel 2021 il Superbonus con investimenti pari allo 0,9% del PIL hanno generato l’8,9% della crescita.
L’impatto sulle casse dello Stato
Sulla base degli investimenti incentivati con Il Superbonus lo Stato ha investito nel Superbonus 60,5 miliardi di euro da novembre 2020 a ottobre 2022, a fronte di 55,0 miliardi di euro nell’attività di qualificazione degli edifici.
Questa attività ha generato un ritorno in termini di IVA, Oneri sociali e IRPEF misurabile in 20,3 miliardi di euro, pari al 33,5%.
Se nel conto si aggiunge l’incremento del valore aggiunto determinato dagli investimenti attivati con il superbonus, sulla base di quanto emerge dall’analisi delle tavole input-output, sono da aggiungere alla valutazione dell’impatto del Superbonus sul sistema economico altri 5,5 miliardi di euro, portando il costo per il sistema Paese a 35,1 miliardi di euro (ritorno del 58%).
In allegato il rapporto completo del Cresme. Si ringrazia ANCE Roma - ACER per il prezioso contributo.
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