Superbonus 110%: un volano economico per la crescita, perché bloccarlo?
Le detrazioni fiscali del 110% come volano di crescita dell’economia nazionale per i prossimi 20 anni? Ecco i dati da prendere in considerazione
A 28 mesi di distanza dall’inizio delle procedure incentivanti per promuovere l’efficientamento energetico degli edifici, a seguito della fervida attività normativa abbiamo assistito ad un iter che si è mosso a singhiozzo con blocchi e riaperture e poi di nuovo blocchi.
Superbonus 110% e modifiche normative
Le variazioni normative continue ed infinite hanno determinato reazioni per lo più negative ma occorre analizzare tali incentivi a 360 gradi e pertanto domandiamoci se essi abbiano generato almeno qualche beneficio.
Si può essere favorevoli o contrari a tale tipo di misura così come pensata e soprattutto strutturata, ma non si può non essere obiettivi nell’analizzare i dati che tale operazione ha generato nei suoi 28 mesi di vita. Ci corrono in aiuto analisi specifiche effettuate da società ed enti preposti a tale tipo di analisi quali Nomisma, Ance, CNI, Enea, sui quali dati non possiamo non ragionare.
Non staremo qui a riportare tutti i dati emersi, per la lettura dei quali vi rimandiamo ai documenti ufficiali, ma non possiamo non evidenziare come tali analisi con dati puntuali ed incontrovertibili peraltro da alcuno smentiti, abbiano dimostrato i benefici del Superbonus 110% e sull’impatto economico di crescita pari al 7,5% del PIL (che ci ha fatto crescere economicamente di più rispetto agli altri stati europei) rispetto all’investimento dello Stato, nonché il valore ambientale che garantisce l’intervento sotto l’aspetto ecologico di diminuzione sensibile del CO2 utilizzando le energie rinnovabili.
Superbonus 110%: i dati di Nomisma e Ance
Leggiamo dallo studio Nomisma, che il Superbonus non ha rappresentato un costo per lo Stato, ma una risorsa che contribuisce in maniera determinante alla crescita economica del nostro paese, che su un finanziamento dello Stato per un totale di detrazioni di 38,7 miliardi di euro ha generato un valore economico di 124,8 miliardi di euro pari al 7,5% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese, e che, per ogni beneficiario, l’investimento genererà un risparmio annuo medio in bolletta, dati confermati anche dallo studio dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), che riporta: “la misura espansiva del 110%, non grava sui conti pubblici ma anzi li migliora generando ricchezza, occupazione e benessere per i cittadini contribuendo significativamente all’innalzamento del Pil sottolinenando che se la misura del Super bonus non verrà resa strutturale, non si raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni del CO2 al 2030 e al 2050”.
Superbonus 110%: gli effetti sulla transizione ecologica
Ad incrementare l’effetto positivo della misura, che emerge anche con i pochi interventi realizzati è la questione ecologica, con una riduzione di 979mila tonnellate di CO2, pari ad un risparmio di CO2 del 46,4%. Esso sta rappresentando quasi il 50% dell’incremento di potenza rinnovabile (fotovoltaico/pannelli solari) installata sul parco immobiliare italiano in termini di numero di interventi: grazie a tale strategia, sono stati immessi in consumo 106 milioni di kW annui di energie rinnovabili, con una previsione di inserimento di ulteriori 37 milioni per i cantieri ancora in attivazione. Importante sottolineare, così come evidenzia anche Nomisma che il Superbonus opera esclusivamente sul patrimonio immobiliare esistente, producendo effetti positivi sul contenimento di consumo di suolo e minori investimenti sulla realizzazione di servizi e infrastrutture collegate: il risultato di questi vantaggi è quantificabile in 15,3 miliardi di euro complessivi e produce effetti positivi anche l’impatto sociale dello stesso: 38,7 miliardi di euro già investiti hanno comportato un aumento di occupazione nel settore delle costruzioni per un totale di 634mila occupati. Per quanto riguarda le famiglie, nonostante alcune evidenze mostrino che la misura abbia favorito in media i ceti medio-alti, 483mila famiglie con reddito medio-basso (sotto i 1.800 euro) hanno avuto l’occasione di effettuare lavori di riqualificazione energetica profonda alla propria abitazione a costo zero.
Superbonus 110%: i dati del CNI
Altro effetto positivo rilevato anche dal CNI è che si interviene su un patrimonio immobiliare vetusto. In Italia il 65% degli edifici è stato costruito prima del 1977, con livelli di dispersione termica eccessiva ed interessando una platea estesa di cittadini che non sono in condizione economica di intervenire direttamente.
Infine, sottolineiamo, sempre dalla analisi del Centro Studi del CNI che tra i paesi europei l’Italia risulta all’avanguardia per avere sperimentato prima di tutti uno strumento che ha dato via a quell’ondata di ristrutturazioni che proprio la Commissione Europea si appresta ad imporre ai singoli paesi. Dal 2020 ad oggi sono stati investiti 35 miliardi di euro in Super ecobonus in Italia.
Superbonus 110%: gli effetti sulla rigenerazione urbana e sulle casse dei Comuni
Premessi gli aspetti positivi evidenziati dai succitati studi, preme porre l’attenzione su questioni più prettamente tecniche.
1 - Il Superbonus contribuisce in maniera determinante alla “rigenerazione urbana” delle nostre città degradate, in particolare delle periferie abbandonate dove le persone vivono in edifici a volte anche inagibili. La ristrutturazione degli edifici previsti dal Superbonus, consente di recuperarli al tessuto urbano architettonico, rendendoli vivibili e autonomi con l’utilizzo delle energie rinnovabili, fotovoltaico/pannelli solari,etc., in tempi brevi e con l’utilizzo di poche risorse da parte dello Stato. L’uso dello strumento del Superbonus 110% risulta l’unico strumento che consente ai cittadini a basso reddito che vivono in condominio (specialmente chi vive nelle grandi periferie urbane) con appartamenti di piccole dimensioni di potere ristrutturare l’edificio e renderlo efficiente sotto l’aspetto energetico e del confort, facendo fronte anche all’annoso e purtroppo attuale problema del caro bollette.
2 - Un secondo aspetto economico non trascurabile, riguarda le entrate economiche alle casse dei Comuni che genera il Superbonus, con il pagamento dei diritti di segreteria derivanti dalla CILAS,SCIA,PERMESSO A COSTRUIRE, etc, nonché quello più incisivo derivante dalle occupazioni di suolo pubblico, considerate che nel mese di Luglio emergono dagli studi sopra richiamati che sono aperti circa 224 mila cantieri per risalire ad un periodo con tale numero di cantieri aperti contemporaneamente in Italia occorre fare riferimento forse agli anni 50-60 del secolo scorso.
L'attuazione del PNRR
Una ulteriore riflessione andrebbe effettuata sui tempi di attuazione per l’utilizzo dei fondi del PNNR che prevedono la scadenza del 2026. Incentivare i Superbonus promuoverebbe interventi rapidi ed efficaci contro la lungaggine delle procedure relative agli interventi pubblici che ancora presentano tempi di attuazione estremamente lunghi nonostante i tentativi di semplificazione burocratica, come documentato da uno studio redatto dalla Regione Umbria nella propria realtà territoriale, ma che di fatto risponde allo standard nazionale, che ha stimato che le attività propedeutiche all’inizio dei lavori veri e propri occupano in Umbria almeno la metà dei tempi necessari alla realizzazione di un’opera pubblica, indipendentemente dal suo valore economico mediamente coprono i due terzi della durata dell’intero percorso, arrivando a superare addirittura i tre quarti per le opere più piccole. In sintesi, il tempo che intercorre tra la fine dei lavori e la chiusura finanziaria dell’opera è mediamente un anno, in Umbria come in Italia, ed è anch’esso sensibile al valore economico dell’opera: partendo da un minimo di 10 mesi per gli interventi minori, può arrivare fino a 2 anni e 7 mesi per grandi importi. Pertanto, considerando che per attuare un’opera pubblica occorrono in media oltre 4 anni, l’inclusione della chiusura delle procedure di spesa comporterebbe lo sforamento dei 5 anni. In assenza di correttivi, l’applicazione di questi tempi di attuazione agli investimenti previsti nel PNRR comporterebbe per l’Umbria la necessità di rinunciare alla realizzazione di opere di valore superiore a 500 mila euro, perché rischierebbero di travalicare la scadenza del 2026.
Conclusioni
Possiamo quindi concludere che il Superbonus 110% rappresenti in particolare per l’efficientamento energetico degli edifici e la produzione di energia elettrica (in alternativa all’utilizzo del gas), l’unico strumento rapido nei tempi ed economico per lo Stato, rispetto alle lungaggini degli appalti pubblici, ai costi che ne deriverebbero per la Pubblica Amministrazione e le incertezze del risultato finale da raggiungere sui tempi dettati dall’Europa, atteso che le altri fonti per produrre energia elettrica, (centrali di vario genere )presentano tempi di realizzazione stimati mediamente in otto anni
Siamo solo all’inizio di un percorso, quello del Superbonus 110% il quale se portato avanti costituirebbe un “Volano di crescita dell’economia nazionale per i prossimi 20 anni” dando certezza del futuro alle nuove generazioni, avendo già potuto constatare che la riattivazione dei cantieri edili produce un indotto notevole e rappresenta un volano anche per alti settori economici, in più affiancato anche da altri bonus, quali il bonus idrico, giardini, mobili etc… tutta l’economia sarà pervasa dall’effetto positivo. A conclusione riportiamo la notizia di qualche giorno fa del parere positivo dell’OCSE che promuove l’Italia tra i paesi che meglio hanno utilizzato la leva fiscale per promuovere la sostenibilità ambientale.
A cura di Arch. Natalia Guidi - Presidente
Inarsind Latina
Ing. Saverio Foti -Vice Presidente Inarsind Reggio Calabria
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